Con duemila soci iscritti è il moto club più numeroso della Campania, e tra i primi dello stivale. Il Moto Club Epomeo, dal 2006, è sinonimo nella città di Napoli di passione per le due ruote d’epoca e per il mototurismo. Risultati di notevole livello, raggiunti grazie all’impegno del suo presidente Enzo Iodice: “Rispetto – dice Iodice – al 2010, quest’anno c’è stata una leggera flessione dei soci tesserati. Credo che tra le cause ci sia la diminuzione di convenzioni legate alla tessera Member-Fmi. Per quanto riguarda il Mototurismo, auspicherei una minor burocrazia federale, che pesa come un macigno nell’organizzazione di un evento. Se andare in moto è una manifestazione del proprio spirito di esseri liberi, non capisco l’imposizioni di oboli e figure dall’utilità prossima allo zero. Abbiamo la fortuna d’essere un’associazione che ha sede in Campania, regione le cui bellezze paesaggistiche, storiche e culturali, ed il clima quasi sempre mite, la rendono meta ideale per chi ama fare turismo su due ruote”. Il punto forte del club che ha sede alla Via Epomeo 180 di Napoli, è il settore Moto D’Epoca: “L’amore – spiega Enzo- dei nostri soci per le testimonianze marcianti della storia del motociclismo, è il motore del club. Io, ad esempio, posseggo dieci modelli che partono dagli anni ’50. In particolare ho un Capriolo Aero Caproni 75, vincitore di una Milano-Taranto. Nella mia città c’è un forte radicamento e grande competenza per l’universo d’epoca, e non c’è fine settimana che non ci vede impegnati in eventi dedicati. Un appunto lo faccio alla federazione, perché è inconcepibile che nell’epoca della grande rete globale, si devono attendere novanta giorni per avere una semplice risposta ad una pratica d’iscrizione al Registro Storico. Suggerisco di istituire un registro in ogni regione, ed evitare i passaggi per i referenti. I veri referenti devono essere i moto club!”. Forte della sua esperienza cinquantennale, Iodice analizza la mancanza di ricambio generazionale che vive il motociclismo d’oggi: “Anni fa – afferma – si andava in moto per passione, e s’iniziava dai cinquantini. Prima di arrivare alle maxi cilindrate, c’erano più sacrifici e maggiore gavetta. Oggi la moto è diventata sempre più uno status symbol, e si vedono troppi ragazzi salire con disinvoltura in sella a super sportive, senza aver fatto la giusta gavetta. Fino a quando la moto sarà vista solo come un banale mezzo di trasporto, il movimento nel suo insieme potrà crescere numericamente, ma qualitativamente perde parecchio. In realtà le moto sono dei mezzi di trasporto, ma di emozioni che partono dalle due ruote per arrivare dritto al cuore dei centauri. Concludo con i miei auguri a Massimo Gambini e Clemente Marro, i nuovi vertici della Fmi regionale; sono più che certo che con loro il movimento regionale continuerà la sua crescita”.