Happy Theatre, parte il tour della “Compagnia della Città e Fabbrica Wojtyla”: stasera appuntamento a Santa Barbara

Parte il tour per la città e le frazioni di Caserta della ‘Compagnia della Città e Fabbrica Wojtyla’. La prima chiesa ad essere ‘toccata’ sarà quella di San Nicola di Bari a Santa Barbara. L’appuntamento è fissato per stasera alle 19.30 con l’opera ‘Prove d’attore’ che ha vinto l’Oscar del Teatro Comico italiano al Roma Comic Off 2017.

La Compagnia poi domani (mercoledì 20 dicembre) si sposterà nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova in Corso Giannone (l’orario è sempre lo stesso).

Venerdì 22 dicembre il teatro abbraccia il sociale all’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano: alle 10 del mattino i pazienti del nosocomio casertano vivranno qualche ora di spensieratezza con le esilaranti vicende che saranno raccontate dagli attori.

A chiudere poi ci si sposterà nella chiesa di San Clemente per parlare di questa commedia in due atti che mette in scena le storie di due balordi, i quali, ingaggiati per pochi soldi da un nevrotico manager teatrale, si cimentano con un ormai “stonato” attore d’altri tempi nella preparazione dell’impegnativo testo teatrale “Chi” di Aristide De Tremmelloni Tudorsecchi della Guardia Val di Fasa, autore incommensurabile.
L’equivoco verbale regna sovrano in tutta l’opera. I quattro, tra sedute spiritiche e spassosi siparietti, arrivano a trasformare la rappresentazione di un dramma storico, la morte di Cesare, in una vera e propria “clownerie” del tutto originale sotto lo sguardo contrapposto di una terribile governante e di una quotata critica teatrale. Un susseguirsi incessante di risate per poi giungere a una conclusione che suggerisce ai personaggi e al pubblico come guardare alla contemporaneità con occhi attenti.
Prova d’attore è il più sincero omaggio a quella sana comicità che, partita da Scarpetta, si è pian piano trasformata in amara riflessione in Eduardo e in visione sociale con Luca De Filippo. È la costruzione di una commedia nella commedia dai risvolti esilaranti che mette però a nudo il malessere della “visibilità” che attanaglia sempre più in nostro vivere quotidiano.
Due atti pensati per riuscire a coinvolgere un pubblico eterogeneo, adulti e bambini, giovani ed anziani, in continuità con le rappresentazioni che hanno fatto la storia dell’umorismo.