Workshop Coldiretti – Limone (IZM) rischi da schifezze del villaggio globale, non da cibi campani

“Per cancellare il marchio ingiusto e infamante della terra dei fuochi occorre fare squadra ed estendere l’autocontrollo e la certificazione al più grande numero possibile di aziende agricole”. Questo l’invito che Antonio Limone, commissario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, ha lanciato in occasione del workshop di Coldiretti dal titolo “Campania, nulla da nascondere”. Il convegno informativo ha riscosso un grande successo, con la partecipazione di numerose aziende agricole da tutta la regione, che si sono ritrovate al Russo Center di Pastorano (Caserta). L’Istituto effettua circa 4 milioni di esami all’anno ed ha raccolto 40 mila di dati in una griglia di tutto il territorio regionale. Una mole di lavoro messo in piedi grazie a progetti della Regione come Campania Trasparente e Qr-Code.
 
“Certificare la qualità dei prodotti – ha spiegato Limone – sdogana e aiuta a vincere la resistenza del consumatore. L’uso del qr-code consente di alzare la reputazione delle aziende e dei prodotti. Nessuno può permettersi di mettere in discussione gli esami del nostro Istituto che opera per conto dello Stato. L’obiettivo è fare numeri grossi nelle filiere agroalimentari. Solo così possiamo smontare per sempre questa storia della terra dei fuochi. I prodotti campani sono i più controllati d’Italia. Se rischi per la salute ci sono arrivano dalle schifezze del villaggio globale. I cibi che sbarcano qui da mezzo mondo e che finiscono sulle nostre tavole sono spesso pieni di aflatossine, antibiotici, glifosati. L’agroalimentare campano può dire di non avere nulla da nascondere. E può anche fregiarsi di questi marchi di qualità. Sfidiamo gli altri a fare altrettanto”.
 
“Abbiamo voluto questo incontro – ha aggiunto Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – perché siamo profondamente convinti del valore della certificazione. Il sistema dei controlli ha funzionato e i consumatori si fidano degli enti terzi certificatori. Dobbiamo essere i primi a sentire il bisogno di raccontare chi siamo, senza vederlo come un giudizio. Solo così possiamo contrastare gli attacchi speculativi che arrivano dall’estero. Non a caso Coldiretti continua la sua battaglia sulla trasparenza. L’autocertificazione è anche un argine alla cattiva comunicazione verso la nostra terra”.
 
Il workshop è stato coordinato da Maria Cristina Masi, veterinaria e collaboratrice dell’IZSM e ha visto gli interventi tecnici di  Alfonso Gallo e Antonio Pizzolante, seguiti dalle testimonianze di imprenditori agricoli che hanno già scelto di certificare i propri prodotti, traendone un vantaggio nel rapporto con i consumatori.
 
A chiudere i lavori è stato Tommaso De Simone, presidente di Coldiretti Caserta. “Posso testimoniare – ha illustrato De Simone, anche presidente della Camera di Commercio di Caserta – che l’effetto sull’export casertano della vicenda di terra dei fuochi è stato drammatico. Nel 2014 c’è stato un crollo da 1,1 miliardi di euro complessivi a 800 milioni. Dopo la presentazione ad Expo nel settembre 2015 del rapporto dell’Istituto Zooprofilattico qualcosa è cambiato. Anche se non abbiamo avuto gli stessi titoloni dei giornali, il trascinamento positivo sulle rilevazioni trimestrali è stato evidente. L’export casertano è oggi risalito ai livelli precedenti. Ma possiamo crescere ancora di più proprio puntando sulla qualità. Questo esempio vale per tutta la Campania, che ha rischiato di essere schiacciata da questa immagine negativa. La nostra agricoltura non potrà mai essere distrutta, perché ogni volta che qualcuno ci prova si rialza più forte di prima”.