A Napoli 1.800 agricoltori chiedono al Governo sostegno per le aree interne da cui proviene gran parte della produzione.
E’ l’agricoltura e, più in generale, il sistema agroalimentare nel suo complesso ad avere il maggior potenziale per consentire al Paese di mettersi finalmente alle spalle la crisi economica. L’intero comparto produce ogni anno un fatturato di circa 300 miliardi di euro e, secondo le stime, entro il 2020 contribuirà a creare oltre 200mila nuovi posti di lavoro, di cui 50mila destinati agli under 35. In questo contesto, un contributo decisivo può venire soprattutto dalle aree interne che, con 4.185 comuni su un totale di 8.092 rappresenta il 25% del territorio nazionale (in Campania appartengono alle “aree interne” 270 comuni su 551, di questi 25 sono in Alta Irpinia, 29 nel Cilento interno, 24 nel Tammaro Titerno e 15 nel Vallo di Diano). A ribadire la centralità dell’agricoltura per il rilancio dell’economia del Paese è la Confederazione italiana Agricoltori – CIA che ieri ha riunito a Napoli presso la Stazione Marittima oltre 1.800 imprenditori agricoli per la seconda tappa di un percorso intitolato “Il Territorio Come Destino” le cui conclusioni saranno il contributo di centinaia di migliaia di agricoltori italiani alla Dichiarazione finale di Expo 2015.
“L’agricoltura e l’agroalimentare possono rappresentare un importante trampolino di lancio per la ripresa e lo sviluppo del nostro Paese – ha detto il Presidente della CIA, Dino Scanavino, nel suo intervento – Se si vuole puntare realmente sull’agricoltura è però necessario portare avanti scelte coerenti che tengano conto sia dei punti di forza che delle debolezze del nostro comparto. E così se da un lato possiamo essere ottimisti dell’interesse dei giovani nei confronti dell’universo agricolo ed orgogliosi nel constatare che grazie alle loro capacità riescono a generare fatturati fino al 23 per cento più alti dei colleghi più maturi, dall’altro non bisogna dimenticare che la nostra è l’agricoltura più anziana d’Europa. Solo il 7% dei titolari d’azienda, infatti, ha meno di 40 anni e il 70% supera i 65 anni”.
“Se poi ci soffermiamo sul problema del reddito – ha aggiunto Scanavino- basta un dato per capire che i conti non tornano. Per ogni euro che il consumatore spende per acquistare un alimento, infatti, soltanto 14 centesimi vanno nelle tasche dell’agricoltore che ha prodotto quel cibo”.
Dati alla mano, rileva la CIA, esiste una situazione di disparità a svantaggio delle aree interne che rappresentano una fondamentale “questione nazionale”. Per questo la Confederazione invoca un intervento del Governo affinché studi una proposta “chiara, lineare e trasparente” concordata, che le politiche nazionali per queste zone “siano coerenti con quelle comunitarie”, e che venga finalmente attuata una seria semplificazione della burocrazia.
Per la Cia esiste una situazione di disparità a svantaggio delle aere interne che rappresentano una fondamentale “questione nazionale” per tre motivi: In esse viene di fatto negato il principio costituzionale della parità di cittadinanza e di opportunità; L’abbandono di queste aree rappresenta un costo sempre più alto per la collettività. Questi territori rappresentano un grande potenziale di sviluppo, fondamentale per un Paese che vuole davvero tornare a crescere.
Le proposte della Cia per trarre vantaggio economico da un settore che ne ha tutte le potenzialità sono state illustrate da Alessandro Mastrocinque, Vice Presidente nazionale e Presidente della Cia Campania. “La prima risposta da dare a tutti deve venire dal Governo, affinché programmi un progetto sulle Aree interne chiaro, lineare, trasparente. Le politiche sino ad oggi sono state altalenanti e la non continuità ha determinato la mancanza di una attenzione specifica e costante.
Nel contempo lo sforzo finanziario, seppure enorme in alcune aree, non ha portato a risultati ottimali. Le grandi cattedrali nel deserto (inutili aree PIP) sono un messaggio chiaro e forte di come politiche non attente, ma molto locali, e senza un sostegno adeguato e continuo tra pubblico e privato siano la prima causa del fallimento degli interventi effettuati. Per questo chiediamo che l’intervento politico sia programmato con tutti i partner politici e non, che le politiche nazionali siano collegate a quelle comunitarie e che la burocrazia sia più semplice. Nel 2050, secondo un documento recente della Commissione Europea, l’agricoltura tornerà ad essere la prima voce dell’economia europea e la domanda di prodotti agricoli crescerà del 70%. Perché questa prospettiva possa realizzarsi è indispensabile un’inversione di rotta o meglio la riscoperta di quella vocazione che ha consentito all’Italia di diventare il simbolo di alimentazione e prodotti di qualità e del mangiar sano nel mondo. In poche parole il Made in Italy”.
Il Governo risponde alle richieste della Cia con la presenza del Vice Ministro Economia e Finanze Enrico Morando: “Bisognerebbe promuovere una grande alleanza tra il mondo della distribuzione e della produzione, come avviene in Francia – ha affermato il Vice Ministro – “Che significa uno snellimento dei processi amministrativi ma anche attività di comunicazione e promozione. L’alleanza tra mondo agricolo e Distribuzione Organizzata per essere equo può avvenire solo attraverso una mediazione del Governo. Il prodotto agroalimentare italiano piace ed è richiesto sul mercato, dobbiamo cogliere questa opportunità”.
Per il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro la priorità è la semplificazione amministrativa. “Ci sono troppe regole e troppi filtri”, ha detto Caldoro, cosa che rende difficile spendere i fondi a disposizione evitando il disimpegno economico. Nel settore agroalimentare non siamo secondi a nessuno ed abbiamo qualità della terra, dei prodotti e le imprese ci lavorano con serietà. Sicuramente per le aree interne servono le grandi infrastrutture e servono le scelte di politiche territoriali. Con il Governo abbiamo un programma europeo unitario dedicato e che vedrà l’agroalimentare come un elemento essenziale” .
Gaetano Pascale, Presidente nazionale di Slow Food, posto l’attenzione, invece, sulla questione costi di produzione/prezzi al consumo. “Quello che spendiamo in meno in termini di prezzo lo paghiamo dopo in termini di costi sociali. I prodotti non possono essere pagati pochi centesimi al chilo agli agricoltori ed essere rivenduti 10 volte tanto. Per far sì che l’agricoltura torni ad essere centrale nelle politiche di sviluppo è necessario puntare e valorizzare i sistemi locali. L’agricoltura del futuro sarà identitaria, sostenibile ed etica”.
Il convegno “Verso il territorio come destino. Un progetto di agricoltura per le aree interne. Superare la marginalità per un nuovo sviluppo del Paese”, è la seconda tappa di una road map nazionale in preparazione a Expo2015. Si è aperto con i saluti del vice Sindaco di Napoli Tommaso Sodano, ed è stato coordinato da Antonio Polito, direttore del Corriere del Mezzogiorno, hanno inoltre partecipato Ivano Russo, consigliere del Ministero per la Coesione, Gaetano Pascale, Presidente di Slow Food, il Sindaco di Matera Salvatore Adduce, Giuseppe Montalbano, Vice presidente nazionale CNA e l’imprenditore Piero Mastroberardino.