Giornata della Memoria all’Istituto Bruno–Dorso di Ariano

ARIANO IRPINO – L’evento è stato dedicato dal prof. Francesco Caloia, Dirigente scolastico del Bruno-Dorso, ai magistrati Antonino Caponnetto, per anni impegnato nella lotta alla mafia e Daniela Tognon, che ad Ariano Irpino, che ebbe il merito della individuazione di gravi reati e irregolarità nella gestione della discarica di Difesa Grande, nonché a tutti coloro che rischiano la vita quotidianamente per portare la legalità in ogni luogo; a chi non ha paura: scrittori e giornalisti che denunciano irregolarità, a ragazze e ragazzi, docenti, operatori sociali, forze dell’ordine, medici e volontari impegnati per affermare diritti, solidarietà, libertà, legalità, contro gli interessi, l’arroganza, la violenza e la sub-cultura delle mafie, della camorra e del malaffare in generale. “La formazione delle giovani generazioni alla cultura della legalità, – ha aggiunto – rende liberi, indipendenti, capaci di operare scelte e di assumere responsabilità nella vita personale, sociale e civile: non bisogna perdere la speranza, ma lavorare per costruire un mondo migliore”. “Aldo Moro è stato un grande statista, un paladino del principio della legalità, ha esordito la prof.ssa Pane, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Sannio, nella sua lectio magistralis. “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti, delle libertà, si rivelerà effimera, se non nascerà un rinnovato senso del dovere”, riprendendo ancora Moro. “La legalità nel nostro ordinamento si collega al testo fondamentale promulgato nel 1948, la Costituzione, seguita alla fine del secondo conflitto mondiale. La legge non è astratta: in alcuni casi siamo chiamati a rispettarla, in altri a praticarla. Il principio di legalità non è altro che la sintesi e lo strumento attraverso cui i principi a cui dovrebbe ispirarsi la convivenza sociale, trovano attuazione. Il nostro ordinamento è di ispirazione pacifista, lavorista, di solidarietà sociale ed economica, di democrazia partecipativa. Contiene nel contempo anche il principio personalistico, relativo all’individuo con le sue necessità, e il principio di eguaglianza, da non confondere con l’egualitarismo, quanto piuttosto con pari condizioni di partenza che consentano all’individuo di avere le condizioni per sviluppare liberamente la propria personalità. Per promuovere eguali condizioni di partenza lo Stato (che giova ricordarlo, siamo noi), si impegna per rimuovere gli ostacoli secondo l’art.3 della Costituzione che contempla, tra l’altro la rimozione degli ostacoli che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. I giovani sono di fronte a una realtà confusa che talvolta li porta a far uso di droghe, trincerandosi dietro la crisi. Quella attuale è sì una crisi di tipo economico, ma lo è ancor di più di valori e di interessi. Manca innanzitutto l’entusiasmo legato alla partecipazione attiva: accade nei vari gradi della scuola fino all’università. Non dobbiamo perdere di vista che la partecipazione attiva è fondamentale: noi siamo la Storia, ognuno di noi deve attivamente partecipare al destino della società”. La prof.ssa Francesca Carimini, associato di Diritto civile, della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Sannio, ha sottolineato il ruolo fondamentale della scuola nell’educazione alla legalità, formando in sinergia i discenti e i docenti. Non un luogo di nozioni spurie, ma di crescita, partendo dal diritto fondamentale all’istruzione contemplato nell’art. 34 della Costituzione previsto gratuitamente per tutti e non limitato ai più abbienti. Diritto all’istruzione, allo studio e obbligatorietà, ovvero un dovere nei confronti dello Stato per contribuire al principio di democraticità che implica conoscenza, necessaria alla partecipazione attiva. “Un Paese può dirsi civile se è in grado di rispettare la dignità propria e quella altrui”, ha detto l’avv. Alberto Paolo Di Flumeri. L’avv. Antonio Di Fede ha sottolineato che il cambiamento è possibile se si dà attuazione ai principi contenuti nella Carta costituzionale. La cultura apre gli orizzonti e aiuta il cambiamento. L’avv. Massimiliano Fini ha ricordato come Giacomo Matteotti abbia vissuto la sua breve vita in un contesto simile a quello attuale, sacrificando la propria vita per lo Stato. Diceva: “Dovete essere affamati di cultura perché la cultura rende liberi. Lo urlò a Croce a 30 anni in Parlamento: dov’è la cultura on. Croce? Se non siete affamati di cultura, se non conoscete la legge non la potrete mai contrastare”. “La giornata è stata lanciata da Libera nel 1996, in coincidenza col primo giorno di primavera, simbolo della speranza che si rinnova, occasione di incontro dell’Associazione con i familiari delle vittime innocenti delle mafie, che hanno trasformato il dolore in uno strumento non violento di ricerca di giustizia. Una data per ricordare, nell’auspicio del risveglio della legalità”, ha evidenziato Floriana Mastandrea, coordinatrice dell’incontro.