Lettera aperta del coach dei Wolves Avellino Flavio Zefelippo: “Sono deluso ed amareggiato”

Sono Flavio Zefelippo, ho 34 anni e sono un allenatore di rugby, dapprima in forza alla vecchia compagine dell’Avellino Rugby, attualmente allenatore – giocatore di una nuova formazione: i Wolves Rugby Avellino squadra che si appresterà, in questa stagione, proprio insieme agli amici dell’Avellino Rugby, ad affrontare il campionato campano-calabro di serie C. Lo sport ha sempre fatto parte, e lo fa ancora, della mia vita, sia a livello lavorativo che come per pura e semplice passione, ma il rugby, forse, più di tanti altri sport, è quello che mi ha insegnato anche e soprattutto uno stile di vita che, a tutt’oggi, cerco di trasmettere, come insegnamento, ai miei ragazzi: campioni, e sportivi, ma soprattutto persone oneste e corrette bisogna esserlo fuori e dentro al campo di gioco. Sia in passato, con gli amici dell’Avellino Rugby che oggi con i miei ragazzi, non senza sacrifici economici ma soprattutto fisici, abbiamo affrontato io ed i miei ragazzi, sempre, allenamenti e campionati, orgogliosi e contenti di quei colori, quello stemma e quel nome che portiamo sul petto: AVELLINO! Mai lasceremo morire la nostra città ma, purtroppo, la nostra città sta facendo morire lentamente, anno dopo anno, me ed i miei ragazzi. Sta lasciando appassire il nostro animo, la nostra voglia, forse la loro gioventù, negando, ad ogni nostra richiesta, la possibilità di avere un posto, una casa per il rugby. Questa mia pacifica riflessione, questo mio sfogo, segue l’annuncio del Comune di Avellino di fissare un fitto mensile di 850,00 euro al mese, più spese di gestione, per il campo da rugby sito in Parco “ Santo Spirito”. Senza dubbio il comune ha avuto ed ha i suoi problemi di spesa e certamente noi siamo disposti a corrispondere un qualcosa per il fitto della struttura ma, a queste cifre, ci troviamo, ahinoi, a dover rinunciare al nostro sogno di avere, finalmente, una struttura tutta nostra dove poter lavorare e produrre. Forse sarà utile spiegare, a chi ha preso queste decisioni, come vive un club dilettantistico di rugby, sport dalle nostre parti considerato minore ma, dalla capitale in su, ed in tutto il mondo, alla pari, se non di più, di altri sport più noti (vedi calcio). Nel nostro club non ci sono campioni di fama mondiale, non ci sono giocatori di grido, non ci sono sponsor famosi; i contratti di gioco….quelli li sognano i grandi giocatori, noi sogniamo e basta. Nella squadra ci sono studenti, disoccupati, ragazzi che lavorano ma che, con gioia, non mancano mai all’appuntamento con i loro allenamenti. Al freddo, al caldo, con la pioggia, con le docce fredde nei mesi invernali, nulla ci ferma e non c’è cosa più bella poi, la domenica, di affrontare sul campo i nostri avversari, i nostri amici, sempre orgogliosi del nostro nome. Non importa il risultato, ma l’importante è avere mostrato la tenacia, la forza di volontà che caratterizza il popolo irpino. I pochi sponsor, nonostante il periodo non sia molto felice, ci aiutano nell’acquisto di materiale tecnico e da gioco; i ragazzi, quelli che possono, si autotassano per pagare la benzina, il fondo assicurativo e le visite mediche e purtroppo, a volte, nemmeno questo basta. Questa è la faccia di un piccolo club dilettantistico! La notizia del gravoso ammontare del fitto della struttura disponibile per i nostri allenamenti, senza dubbio ha spezzato le gambe sia a me che ai miei ragazzi. Mi è dispiaciuto leggere nei loro occhi la rassegnazione, la delusione di dover migrare purtroppo altrove, senza nemmeno avere la possibilità di poter invitare alle proprie partite le rispettive famiglie, gli amici, senza poter mostrare con orgoglio i loro sacrifici. Inoltre, tutto ciò comporterebbe nuove spese perché significherebbe giocare ogni domenica in trasferta. Tutto questo mio parlare spero serva a far capire a chi comanda, a chi decide che la nostra città, il nostro consiglio comunale, piano piano, lascia spegnere gli entusiasmi e gli animi di quei coraggiosi che hanno deciso di intraprendere questo sport. Ma io sono un rugbysta e mi hanno insegnato che, una volta caduti, ci si deve rialzare al più presto. E fino a quando io ed i miei ragazzi avremo aria, forza e fiato per combattere, porteremo avanti la nostra battaglia perché anche il rugby, come tutti gli altri sport, ha i suoi diritti. Con la speranza che il nostro Comune, la nostra cara città, per la quale ogni domenica ci battiamo e della quale portiamo avanti con orgoglio il nome sul petto, non ci faccia morire lentamente con un’agonia che fa male a quanti buttano sangue, pazienza e soldi per un piccolo momento di gloria, evviva il rugby! Coach Flavio.