In occasione dello Spring Break, ho avuto modo di provare per le strade di Napoli le ultime nate in casa Harley-Davidson. Grazie al dealer On The Road, che da oltre dieci anni è il punto di riferimento della casa di Milwaukee all’ombra del Vesuvio, è stato possibile scoprire le qualità dinamiche della Softail Slim e della Sportster 72.
La prima è una vera e propria bobber, che si contraddistingue per la taglia large degli pneumatici, per l’avantreno poderoso, per il faro anteriore in nero lucido, per il manubrio stile “Hollywood” e per la fascia di pelle nera che sembra tagliare in due il serbatoio. A farla da padrone sia esteticamente sia dinamicamente è il monumentale motore bicilindrico da 1690 cc.. Un insieme al tempo stesso filante e minimalista. La sella a seduta ribassata, superbamente inserita nel contesto, assieme alle ampie pedane, mi hanno permesso di entrare subito in sintonia con la moto, e la mole si sente solo da fermo. La manovrabilità è sorprendente, grazie ad un manubrio che regala sensazioni di solidità, e dal raggio di sterzo non ridotto. Nel traffico napoletano sfilare tra le auto non è stato problematico, ed il calore del motore se la marcia scorre fluida, non si avverte. Su strada, però, la bellezza della Softail Slim si avverte tutta; ossia si sentono gli sguardi di curiosità, ammirazione ed invidia che tutti, ma proprio tutti lanciano. Come detto il padrone assoluto è il motore: ha la coppia di una mandria di tori attirati da un’unica bandiera rossa. Alle volte si dimentica la marcia inserita, e mi è capitato più volte di partire con il secondo rapporto. Parlare d’allungo su questa moto è fuori luogo, ma sul tratto autostradale che ho percorso, la massima velocità permessa dal codice non mette in difficoltà il due cilindri americano, anche se il vento inizia a diventare fastidioso. La tenuta di strada è eccellente; in curva, però, se si osa le pedane interferiscono con la volontà di andare oltre. Grazie alla giusta taratura delle sospensioni, morbide ma progressive, i tratti in pavè non si trasformano in incubi. Altra nota positiva è la frenata, modulabile, con spazi d’arresto contenuti considerando la mole.
Esteticamente la Sportster 72, nome in sigla XL 1200 V, colpisce per la snellezza dell’insieme, che richiama la moto di Capitan America ammirata in Easy Rider. Il look essenziale da vera chopper, le cromature, il minuscolo serbatoio Peanut ed i fianchi bianchi degli pneumatici le regalano un aspetto “cinematografico”. In sella la postura è rilassante, con i comandi e le pedane avanzati. Per gli spostamenti cittadini la moto è adatta, anche se a differenza della Softail Slim, le asperità del manto stradale si accusano maggiormente. La guida è molto facile, specie se davanti abbiamo più rettilinei che curve. I consumi sono bassi, però occhio ai chilometri percorsi: la capienza di soli otto litri del serbatoio costringe a frequenti soste per il rifornimento carburante. La tenuta di strada è discreta, e l’andatura ideale per viaggiare senza essere vittime del vento, è intorno ai 100 Km/h. Il motore, dolce e fluido, ai medi regimi esprime il meglio di sé. Le vibrazioni si avvertono solo se si spremono le marce, azione inutile vista la tipologia del veicolo.
Non mi è piaciuta la frenata: spugnosa e con poco mordente. Nulla di preoccupante, ma un pizzico di cattiveria in più sarebbe gradito. La Sportster 72 è una moto che permette alla propria fantasia di rivivere gli anni della gioventù bruciata, ma con gli accorgimenti tecnici di quella moderna.