Quinto appuntamento con “Arte in scena”, la rassegna di mostre al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino. Sarà inaugurata venerdì pomeriggio alle ore 17.30 nel foyer di piano terra la personale di Antonio Di Rosa. Per il vernissage previsti gli interventi del presidente dell’Istituzione Teatro Luca Cipriano, del consigliere del cda del Gesualdo Salvatore Gebbia, dell’attore Salvatore Mazza e del critico d’arte Michele Miscia.
Dalla scena al dipinto, al Comunale per un nuovo appuntamento che trasforma i foyer in galleria d’arte, dopo i riusciti e apprezzati appuntamenti con Guido Palumbo, Gennaro Vallifuoco, Fabio Mingarelli e Giovani Spiniello.
In mostra tutta la carica espressiva di un artista nato scultore che nella pittura riesce ad imprimere quella voglia di trasmettere e “mettere in vita” le espansioni del suo osservare, del suo cercare, del suo trovare per creare. Tutto affidato alle tele con entusiasmo infinito, con quel suo meditato linguaggio fatto di intensa connotazione iconologica che ne diventa tratto distintivo.
Ad animare gli ambienti del Comunale ci sarà il suo ultimo ciclo di opere dal titolo “L’Invasato”, delle quali il Prof. Carlo Roccazzella, Docente di Storia dell’Arte scrive: “L’Invasato è un gioco di parole, una sorta di ghiribizzo leonardiano che diremmo foriero di diverse interpretazioni: è un modo di “stare” dell’uomo, un po’ come l’obnubilamento di Van Gogh (…) Un vaso contenitore, prigione, conservatore, che condensa il vellicamento dei nostri sensi: l’innamoramento, la pazzia, i vizi, le paure, le ansie, il “sangue alla testa”, tutto ciò che ci porta ad uno stato di “furor” difficilmente addomesticabile e controllabile…”
Per info: biglietteria telefono 0825.771620, oppure consultare il sito del teatro Carlo Gesualdo all’indirizzo www.teatrogesualdo.it
BIOGRAFIA
Antonio Di Rosa è nato a Portici nel 1951. Diplomato in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli; abilitato all’insegnamento di “Discipline Plastiche”; ha insegnato dal 1977 nelle Accademie di Reggio Calabria, Frosinone e Roma, attualmente è titolare di “Tecniche di Fonderia” e per il biennio di specializzazione di “Tecniche della scultura” presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. E’presente sulla scena artistica con una attività quarantennale, partecipando con le proprie opere a manifestazioni nazionali ed internazionali. Dal 1994 vive ed opera nel centro storico di Avellino.
Ad animare gli spazi accoglienza del Comunale ci sarà il suo ultimo ciclo di opere dal titolo “L’Invasato”, delle quali il Prof. Carlo Roccazzella, Docente di Storia dell’Arte scrive: “L’Invasato è un gioco di parole, una sorta di ghiribizzo leonardiano che diremmo foriero di diverse interpretazioni: è un modo di “stare” dell’uomo, un po’ come l’obnubilamento di Van Gogh, o come uno stato di “reverie” dove si vive in un mondo tutto proprio fatto di un’aura di luce quasi estranea al contesto, una illuminazione che ci mette in-vaso come dentro un piccolo mondo ora trasparente, ora non trasparente. Un vaso contenitore, prigione, conservatore, che condensa il vellicamento dei nostri sensi: l’innamoramento, la pazzia, i vizi, le paure, le ansie, il “sangue alla testa”, tutto ciò che ci porta ad uno stato di “furor” difficilmente addomesticabile e controllabile.
L’invasato in un’urna, un orcio, una bottiglia, una boccia, un kàntharos, e le pareti ora di vetro, ora di coccio, riflettono, nascondono questo “vivere costrittivo da pesciolino rosso”, crediamo di “volare” ma rimaniamo nel nostro “vaso” quotidiano lungo un viaggio infinito e “magnificato”.
L’arte di Antonio Di Rosa è la messa in scena di questa verità-eideica, è l’estetica carica di estatica di una perizia tecnica assai scaltra e ben pensata, si potrebbe definire un’arte piena di akribeia (come dicevano i Greci), piena cioè di grande abilità ora nel dettaglio, ora nella ricerca simbolica del messaggio.
Antonio Di Rosa ha sempre, nella sua ricerca quella voglia di trasmettere e “mettere in vita”, le espansioni del suo osservare, del suo cercare, del suo trovare per creare, con entusiasmo infinito, il suo meditato linguaggio fatto di intensa connotazione iconologica e forte connotazione di apparenza ed esistenza.
Sono opere dove le partiture-fondale campite in impaginazioni uniformi di sapore fiammingo, contribuiscono ad esaltare la semantica del soggetto, “zumato” e manifestato in un realismo-simbolista assai vicino alle suggestioni surrealiste di Magritte o alle ricerche giocose di Duchamp. Di Rosa è sostanzialmente scultore, e se osserviamo da vicino i suoi dipinti, sono come delle potenziali forme scultoree che riflettono magnificamente la sua vera linfa vitale”.