«La notizia della morte di Papa Francesco mi ha colpito con la forza silenziosa e devastante delle cose inevitabili, ma mai davvero immaginabili». Così il Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo Smet, affida alla memoria parole profonde, che tracciano un ritratto intimo e solenne del Pontefice scomparso.
«Se ne va un uomo che ha incarnato l’umiltà con la fierezza di chi sa che il Vangelo non è soltanto un libro da predicare, ma una via da percorrere fino in fondo, a piedi scalzi, tra le pieghe ferite dell’umanità».
Il Cavaliere De Rosa ricorda con emozione il momento in cui ha avuto l’opportunità di incontrare Papa Francesco. «Ho avuto l’onore – e uso questa parola con la consapevolezza del suo peso – di incontrarlo. Un incontro che porto dentro come si portano i momenti rari, quelli che non cercano clamore, ma ti cambiano in silenzio. Papa Francesco non parlava molto, ma ogni parola che pronunciava era accompagnata da uno sguardo capace di trapassarti l’anima. Non era un uomo che ti osservava, era un uomo che ti vedeva».
«In un solo istante – prosegue il Cavaliere De Rosa – ho avuto la netta sensazione che riuscisse a leggerti dentro, come se avesse già attraversato tutte le tue fragilità, le tue domande, le tue incertezze. Eppure non giudicava. Ti spronava, con una semplicità disarmante, a essere più autentico, più vero, più giusto. In quel breve incontro, ciò che mi colpì fu la sua calma inquieta. Non la pace di chi si accontenta, ma la serenità del combattente stanco che però continua, perché sa che la battaglia, quella vera, non si abbandona mai».
Nel suo intervento, il Cavaliere De Rosa sottolinea la missione coraggiosa di Papa Francesco: «Ha lottato, con tutte le sue forze, per correggere quelle derive umane che, nel corso del tempo, hanno appesantito e a volte tradito la missione eucaristica della Chiesa. Ha toccato temi scomodi, ha camminato ai margini, ha abbracciato i dimenticati, ha parlato chiaro dove tanti tacevano».
Ma per il Cavaliere De Rosa, oltre al pastore, in Papa Francesco c’era un leader globale: «Un’autorità morale riconosciuta anche da chi non condivideva la sua fede. In un mondo frammentato, attraversato da tensioni culturali, religiose e politiche, Papa Francesco ha assunto su di sé il peso immenso di rappresentare tutti: credenti e non credenti, ricchi e poveri, il nord e il sud del mondo. Ha cercato di costruire ponti là dove altri erigevano muri. Ha parlato con capi di Stato, con emarginati, con migranti, con prigionieri. E a ognuno ha offerto la stessa cosa: ascolto, dignità, compassione».
Il Cavaliere De Rosa conclude con parole cariche di gratitudine e consapevolezza: «La sua morte è una grande perdita per l’umanità. Non solo per i fedeli, ma per chiunque creda ancora che esista un’etica universale, una speranza condivisibile, una luce che non appartiene a nessun potere ma che illumina tutti. Il ricordo di Papa Francesco rimarrà indelebile. Non tanto nei libri di storia, quanto nei cuori di coloro che, almeno una volta, si sono sentiti raggiunti da quel suo modo unico di amare il mondo con la fermezza del profeta e la tenerezza del padre».