“Ritratto del poeta in autunno”: Davide Rocco Colacrai tra poesia civile e narrazioni intime, con postfazione di Gianni Antonio Palumbo

A quasi due anni da “D come Davide. Storie di plurali al singolare” il poeta, toscano d’adozione, Davide Rocco Colacrai è nuovamente nelle librerie con la silloge poetica – edita ancora dalla casa editrice anconetana Le Mezzelane – “Ritratto del poeta in autunno – versi di malinconia e perdono”.

La raccolta poetica è disponibile su ordinazione in tutte le librerie e store digitali oltre che sul sito della casa editrice (https://negozio.lemezzelane.eu/prodotto/ritratto-del-poeta-in-autunno-carta). E’disponibile anche la versione ebook.

Il volume si compone di 30 poesie suddivise in 6 capitoli.  L’Illustrazione di copertina dal prepotente richiamo picassiano è di Alessio Gherardini; la postfazione è del critico letterario Gianni Antonio Palumbo.

Davide Rocco Colacrai anche in “Ritratto del poeta in autunno” si conferma poeta dai contenuti civili contemporanei. Nei suoi potenti versi si spazia dalla musica – di cui è appassionato ascoltatore oltre che musicista di arpa – alla letteratura, dal mondo LGBTQI+ (una poesia è “Eva ha due papà”) alla cinematografia (ad esempio la poesia “L‘ora delle formiche – dedicata a Ettore” ispirata al film di Gianni Amelio) e a fatti di storia contemporanea (ad esempio la poesia “11/09/2001 in memoria di Patricia Massari” o “Cantico dall’abisso – in memoria delle vittime del naufragio della Costa Concordia 13 gennaio 2012”) fino a versi  dedicati persone che hanno abitato (o abitano) la sua vita e il suo quotidiano come l’adorato cane Manny (la poesia “Ti sei accorta anche tu che siamo tutti più soli? – dedicata al mio cane Manny (perché quello che siamo stati sarà”).

Contemporanee e popolari anche le citazioni musicali che vanno da Madonna a I Pinguini Tattici Nucleari, da Mia Martini a Francesco Gabbani.

“Il libro mi immagino venga letto accanto a un camino acceso con del vin brulé e delle castagne. L’autunno è la mia stagione preferita. Sembrerà un periodo malinconico ma io lo associo alla rilassatezza. E’ la mia dimensione”– afferma il poeta Colacrai.

“(…) È una poesia in cui si può persino avvertire l’odore della pelle (ma anche del sole, della neve, del sangue) così come il tanfo delle prigioni in cui si consumano agonie silenziose. Il verso a tratti si dilata facendosi narrazione; rifugge la cantabilità ma ha una sua musica tutta interiore che il lettore attento avverte distintamente. Le immagini germinano le une dalle altre, mai scontate; alcune si imprimono nella memoria. (…) Se questa silloge – alle porte dell’autunno – ci inchioda alle tante croci di cui ignoriamo l’esistenza – e da cui molti non si sentono toccati (…) – si legge nella postfazione di Gianni Antonio Palumbo. Alcuni componimenti hanno vinto premi già prima di comparire nella raccolta “Ritratto del poeta in autunno”.