“Il girone C di Lega Pro, con gli innumerevoli casi di trasferte vietate o di partite a porte chiuse, risulta essere con buone probabilità quello che fa registrare il dato più elevato in termini di restrizioni ai tifosi. Se ci limitiamo solo al nostro Avellino, cinque sono le volte in cui non abbiamo potuto garantire il nostro supporto lontano dalle mura amiche, mentre tre sono le volte in cui gli ospiti non hanno potuto metter piede al Partenio Lombardi. Sebbene gli ultimi anni siano stati caratterizzati da leggi speciali, repressione, tessera del tifoso, fidelity card e chi più ne ha più ne metta, la storia sembra ripetersi. Non appena si alza l’asticella del rischio, invece di impegnarsi a garantire il regolare svolgimento degli eventi, si preferisce partire con i divieti del caso. Abbiamo atteso e non abbiamo mai intrapreso grosse iniziative in questa direzione. Abbiamo sbagliato, perché certe malsane abitudini non sono cambiate e i nostri sogni di tornare ad un pallone più a misura di tifosi sono svaniti. Chiediamo alla nostra gente di capire le nostre motivazioni, condividendo magari anche la nostra veduta, perché un calcio così fa male a tutti e non solamente agli Ultras. Un calcio cosi fa male anche alle società, a qualsiasi latitudine e in qualsiasi categoria. Anche queste ultime, secondo noi, dovrebbero smuovere le coscienze e pretendere con maggiore forza che si dia spazio ai propri tifosi, facendo in modo che a questi ultimi venga riconosciuta la sacrosanta libertà di seguire la propria squadra su e giù per lo Stivale. Noi cominceremo già domenica, reagendo all’ennesimo divieto. Ce ne staremo in silenzio al nostro posto rinunciando a quello che più di ogni altra cosa ci viene meglio. Resteremo seduti, con la speranza di restituire ai signori del calcio l’immagine di un gioco vuoto, spento e silenzioso. L’immagine di uno sport senza anima, come vorrebbero loro. CI AVETE ROTTO IL CALCIO. SENZA GLI ULTRAS NON C’E PARTITA”.