Riceviamo e pubblichiamo: In questa torrida estate di guerra contro i poveri, si lavora per cancellare completamente la democrazia in tutti i modi. Sia perché non si può più avere accesso a un’informazione corretta – il popolo è lasciato nella totale ignoranza su argomenti che gli riguardano da vicino, allo scopo di presentargli una sola verità, una verità mistificata – sia perché in maniera violenta e dittatoriale ci stanno privatizzando la gestione dell’acqua. Le multinazionali vogliono esercitare il loro potere che è già grande attraverso l’acqua che è la madre della vita. Secondo Askanews la Commissione Utilitalia a Napoli sta lavorando per la costituzione di una vera e propria rete di imprese dei servizi pubblici locali nel Meridione (gli stessi da cui, secondo il referendum del 2011 non si doveva trarre profitto). Il disegno è questo: tutte le multinazionali devono acquisire tutti i servizi pubblici locali. L’azienda di diritto pubblico ABC di Napoli è in pericolo ed è l’unica in Italia oltre al consorzio di Agrigento ad aver seguito le indicazioni del referendum.
Naturalmente il Presidente De Luca è d’accordo col progetto delle multinazionali. Proprio adesso che in novembre scade la concessione della gestione del servizio dell’ACO “Acquedotto Campano Occidentale” che alimenta le provincie di Napoli e Caserta, invece di ripubblicizzare attraverso consorzi di diritto pubblico, la Giunta Regionale della Campania con delibera 433 del 03/08/2022 ha previsto l’istituzione del nuovo sistema di servizio idrico integrato GRA “Grande Adduzione Primaria di Interesse Regionale” che prevede la costituzione di una SpA mista pubblico-privato, avviando così il processo di privatizzazione delle fonti consentendo alle multinazionali di speculare sull’acqua. Le ragioni addotte sono da collegarsi alla mistificazione della realtà di cui ho parlato poc’anzi. Dicono che nel pubblico entra la camorra. I giornalisti Roberto Galullo e Giuseppe Oddo ci raccontano una storia diversa. Ci raccontano che il collaboratore di giustizia Francesco Campanella in Sicilia, ha spiegato ai magistrati che la gestione dei nuovi affari della mafia sarebbe dovuta avvenire «non con ditte locali ma cercando rapporti con importanti imprese nazionali o internazionali» (multinazionali). Il progetto che aveva il beneplacito di Provenzano, avrebbe dovuto segnare per Cosa Nostra un cambio radicale di strategia: non più l’imposizione del pizzo, ma l’acquisizione di «una quota di utile annua da remunerarci attraverso il sistema delle consulenze». Consulenze che avrebbero messo la mafia su un «percorso legale e per l’azienda fiscalmente detraibile». Quindi le multinazionali potrebbero incrementare gli introiti della mafia ottenuti dalla gestione dell’acqua, un pizzo sull’acqua. Questo progetto è stato smantellato dalle indagini, ma – a giudizio dei magistrati – il modello mafioso di “infiltrazione” nel settore idrico è rimasto intatto. Anche perché, se Provenzano è morto e Campanella è ormai fuorigioco, i colletti bianchi e i politici che hanno ordito la trama sono ancora al loro posto.
Dicono anche che i privati dispongono di tecnologie più avanzate, ma non è vero. I maggiori finanziamenti per la gestione dell’acqua li fa lo Stato e non i privati. Perchè mai lo Stato non dovrebbe disporre di tecnologie avanzate?
Torniamo a noi, alla Campania. Quando i politici locali prendono delle decisioni, c’è sempre da capire dove sta la fregatura. Con lo sdoppiamento di ACS dicono che alleggeriscono l’acquedotto dalle spese di gestione delle fonti di Cassano. Ma non ci voleva la zingara per capire che lo vogliono affidare ad Italgas che di certo non è un’azienda pubblica!! E con l’ingresso del privato nascerà “l’Acquedotto della normalizzazione”. E i comuni beneventani scorporati da ACS andranno alla tristemente nota GESESA di Benevento. Tristemente nota per i suoi problemi giudiziari e per l’inquinamento dell’acqua. Il processo di privatizzazione e di occultamento della volontà popolare è veramente aggressivo, operato da pedine dei potenti che combattono contro la democrazia.
La situazione attuale di ACS non è rosea. I debiti aumentano e il concordato è ancora da fare. E dal concordato dipende se fallirà o meno. Come ho sempre detto in tutti questi anni, da quando l’Alto Calore non è più un consorzio hanno usato la tecnica chiamata “To starve the beast”, letteralmente significa “ affamare la bestia” e cioè riempire di debiti l’azienda per poi privatizzarla. Ma era questa la volontà del popolo? Politici senza scrupoli stanno distruggendo la democrazia ed anche la Costituzione per favorire gli interessi di pochi che vogliono rendere la vita sempre più disumana quotando in borsa la madre della vita, contro il popolo che è prostrato. Un popolo senza diritti perché non ha diritto di decidere niente e affamato dagli aumenti dei prezzi che fra l’altro sono arbitrari in quanto l’inflazione è calata. Bistrattato e manipolato perché non ha accesso a una informazione corretta. Ci hanno ridotto a servi della gleba e chi comanda sono le oligarchie guidate dalle multinazionali che con la violenza della parola mistificante decidono per noi, contro di noi, le avide multinazionali malate di profitto. Ormai il voto è una farsa, chiunque vince si sottomette. Ci vorrebbe una nuova Resistenza come ai tempi del fascismo, ma hanno anche tolto al popolo l’energia per ribellarsi.
Ma i comitati continuano nella loro lotta e chiedono ai consigli comunali di opporsi alla privatizzazione della grande adduzione. Se molti consigli comunali si opporranno, la privatizzazione non potrà andare avanti. Il Coordinamento Campano Acqua Pubblica chiede ai consigli comunali di fare una delibera in cui si specifica che la grande adduzione deve essere pubblica. Chiediamo ai sindaci di rifletterci e di difendere la democrazia e il diritto all’acqua dei più poveri e di tutti. Pensate al mondo terribile che state creando con la politica del profitto, del trarre profitto da tutto. Un mondo spietato.
Giuseppina Buscaino Referente Coordinamento Campano Acqua Pubblica.