Domani e domenica 19 febbraio arriva “Marguerite” di e con Cristina Donadio al Teatro Sala Molière di Pozzuoli

Al fianco dell’attrice ci sarà Matthieu Pastore con le musiche di Marco Zurzolo, in scena insieme a Marco De Tilla e Pino Tafuto.

Domani, sabato 18 (alle ore 21.00) e domenica 19 febbraio (alle ore 19.00) nel Teatro Sala Molière di Pozzuoli (Viale Bognar, 21), diretto da Nando Paone, arriva “Marguerite” di e con Cristina Donadio e le musiche di Marco Zurzolo, in scena con lei.Al fianco dell’attrice anche Matthieu Pastore e i musicisti Marco de Tilla e Pino Tafuto.

Un percorso frammentato, narrato per immagini; una serie di fotogrammi interiori, istantanee in bianco e nero dell’animo di una giovane donna. I cambi del punto di vista sono continui, frequentissimi i salti temporali in avanti e all’indietro, un passaggio senza soluzione di continuità dal discorso diretto all’indiretto. La storia di un amore funziona da mezzo di contrasto per evidenziare una storia familiare difficile e dolorosa fondata com’è su un rapporto di odio-amore tra la giovane donna e sua madre, un rapporto esemplare per i suoi abissali risvolti emotivi. È la storia di un dolore, anche della sofferenza di una perdita.

«L’idea della messa in scena risale al 1987, a pochi mesi dalla morte improvvisa e sconvolgente di Annibale Ruccello e Stefano Tosi, avvenuta tragicamente per un incidente stradale nel settembre del 1986 – racconta Cristina Donadioripercorrendo la genesi dell’opera – Quel testo diventò “Frammenti di donna”, versione teatrale de “L’Amante” di Marguerite Duras che ho scelto per la straordinaria capacità della scrittrice francese di attraversare, in prima persona e con intensa emotività, tutti gli stati d’animo che nascono dal dolore per la perdita di una persona cara. La mia “voce di dentro” fu la musica composta ed eseguita al pianoforte da Pappi Corsicato: sette brani struggenti e minimalisti per ognuno dei sette frammenti di donna, e sette furono le immagini in un abbagliante bianco e nero che Fabio Donato creò per raccontare i sette sentimenti che venivano di volta in volta vissuti in scena quasi a formare un immaginario album fotografico della memoria… Sono passati trentacinque anni da quei frammenti – conclude l’autrice e attrice –  ed io continuo ad essere stupita e catturata da Marguerite e dalla sua scrittura, un enorme corpo narrativo dove i personaggi e le situazioni, gli eroi e le tragedie si muovono fuori da ogni schema in una galassia spazio-temporale dove il fulcro necessario è l’esistere e prima ancora, l’essere…».