‘A Chiena, torna a Campagna, con doppio spettacolo

‘A Chiena, torna a Campagna, con doppio spettacolo sabato 5 novembre, negli spazi dell’ex convento dei Cappuccini in San Martino, per la rappresentazione della favola lirica la Luna nel pozzo, di Antonello Mercurio, con il matinée per le scuole e la soirée per il pubblico alle 21.

“’A Chiena”- Intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020 . Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura. Programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed eno-gastronomico di portata nazionale e internazionale -, firmato da Antonello Mercurio, ritorna nel comune capofila Campagna sabato 5 novembre, negli spazi dell’ex convento dei Cappuccini in San Martino, per la rappresentazione della favola lirica la Luna nel pozzo, di Antonello Mercurio, con il matinée per le scuole, alle ore 10 e la soirée per il pubblico alle 21. La mise en scène dell’opera ispirata da un’idea di Federigo Tozzi, su libretto di Valerio Valoriani, per la regia di Pasquale De Cristofaro è frutto di una ferace sinergia tra il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno e lo “Sperimentale Teatro” Liceo Artistico Sabatini Menna, per il bozzetto e gli oggetti di scena firmati da Eugenio Siniscalchi, la scenotecnica di Luciano Cappiello e i costumi di Massimiliano Costabile, le animazioni coi burattini di Flavia D’Aiello, una produzione di ScenaTeatro. L’opera è una favola lirica in due atti ovvero il viaggio di Capino, che avrà la voce del baritono Maurizio Bove, che come tutte le favole è iniziatico, verso la verità. Il giovane poverissimo, vuol sposare la figlia del mago Scarabù, che sarà interpretato dall’altro baritono Nicola Ciancio, Rosina, il quale gli chiede in cambio di catturargli la luna (Lau Fortino, Giada Campione, Alessia Pappalardo e Alina Eniutina) per tenerla poi, in giardino nel pozzo. Il protagonista cerca la salvezza per la sua Rosina, pur sapendo che è impossibile afferrarla. Il percorso di Valoriani sembra votarsi al fato, alla suggestione, alla scoperta, alla sorpresa, così come, la musica di Antonello Mercurio, che ha scelto un’orchestra pucciniana, che ascolteremo, attraverso il pianoforte di Maddalena Alfano, per passare dall’operetta, alla fuga haendeliana, alle evocazioni gershwiniane di “An American in Paris”, alla cadenza mozartiana, sino allo stile palestriniano, e alla brillantezza rossiniana, il tutto schizzato con la giusta e coerente tonalità di colore attraverso sapidi leitmotiv, alle allusioni sul palcoscenico della commedia umana. Sul podio ci sarà lo stesso compositore Antonello Mercurio, con al suo fianco Ernesto Pulignano, il direttore del coro Alessandro Tino e gli assistenti, Alessandro Cariello e Alessia Pappalardo. Una gran brigata accompagnerà il viaggio di Capino, il Fantasma affidato alle voci di Carla Genovese, Mariarosaria Vitale e Ding Qianjing, la Ninfetta (Giada Campione, Lau Fortino e Giuseppe Oceano), la Ninfuccia (Mariarosaria Vitale e Alina Eniutina), la Ninfotta (Alessandra Basso, Carla Genovese e Ding Qianjing), la Ninfa (Alessia Pappalardo, Concetta Ruggiero e Barbara Tesauro) e la Ninfona (Leandra Bisogno e Rosaria Fariello); e ancora la Contadina interpretata da Lau Fortino, la Bottegaia di Mariarosaria Vitale, il Mercante (Cosimo D’Ambrosio), il Fabbro (Gerardo Orsini e Alfredo Baruffo), l’ Arrotino (Antonio De Rosa); i cieli saranno letti dagli astrologhi: Giuseppe Sabatino, Nicola Ciancio, Antonio De Rosa, Simone Di Bartolomeo, Cosimo D’Ambrosio, Alfredo Baruffo, Gerardo Orsini, Yang Tianyi, Giuseppe Manzo, lo gnomo giallo, interpretato da Cosimo D’Ambrosio e Yang Tianyi, lo Gnomo blu da Gerardo Orsini e lo Gnomo rosso da Giuseppe Sabatino, la Lettera cui darà voce Alessandro Basso e tre attori, Mario De Caro, Gabriele Bacco e Michela Ventre. Personaggi e simboli sono chiari: il mago Scarabù la malvagità, Capino l’individualismo, Rosina, la donna e le sue facce, gli gnomi, la mancanza di scrupoli, il pappagallo, il pragmatismo. Solo l’apparenza sembrerà dominare la scena nella distanza infinita tra il pessimismo del vivere e l’ottimismo della concezione umana, nell’identità assoluta di irrazionale e reale, con il finale a sorpresa che il castello del mago è solo un sortilegio racchiuso nella sua barba.