Terzo appuntamento per l’Autunno di Salerno Classica con un “Omaggio al barocco italiano”

Terzo appuntamento per l’Autunno di Salerno Classica, promossa dall’Ensemble Lirico Italiano, guidato dal cellista Francesco D’Arcangelo e presieduto dal contrabbassista Luigi Lamberti con il fagottista Fabio Marone in veste di segretario artistico, spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio, con il secondo dei cinque appuntamenti dell’autunno musicale, che coprirà il lasso di tempo che va dal 14 ottobre al 25 novembre. Terza serata fissata per venerdì 4 novembre, alle ore 20,45, nella Chiesa di San Giorgio, e affidata al Civicantiqua ensemble, per un “Omaggio al barocco Italiano” con solisti il soprano Annalisa Pellegrini, Corrado Stocchi e Maria Letizia Beneduce al violino, Adriano Ancarani al violoncello ed Elisabetta Ferri cembalo, in cui si confronteranno i grandi barocchisti italiani Vivaldi e Caldara, con i cosiddetti minori, Storace e il genio di Haendel. La serata principierà con l’esecuzione della Ciaccona di Bernardo Storace contenuta nella “Selva di varie compositioni e passaggi d’intavolatura per cimbalo et organo…” straordinario musicista attivo a Messina nel Seicento, la cui opera, come le tante del periodo barocco, è percorsa dal filo rosso di un pensiero che lega il suono alla teoria degli affetti, vale a dire la possibilità di suscitare emozioni secondo percorsi strutturati di gesti sonori. L’utopia di un vocabolario musicale dei moti dell’animo, già immaginato dalla filosofia antica, trova la spinta decisiva nel basso continuo, cioè il «basso che contiene», scienza armonica alla base della musica moderna. E questo nuovo «strumento» crea il campo fertile della musica rappresentativa, del racconto in musica, non solo sul palcoscenico vero e proprio dell’opera, ma anche nei generi extra-teatrali, soprattutto nella Cantata, forma che chiuderà il concerto. Seguirà la trio sonata op.2 per 2 vl e basso continuo di Georg Friederich Haendel. In nessun altro campo la possente influenza di Arcangelo Corelli si delinea con tanta chiarezza come nella musica da camera, specie in quegli elementi tipici come i bassi scorrevoli e le formule armoniche stereotipate. Non temiamo di affermare che l’inventiva melodica di Handel è più avanzata e quindi più caratteristica di quella di Corelli. Quanto a forma, contenuto ed esigenze tecniche , però, questa pagina resta conservatrice, tranne nel vanificare le linee di demarcazione tra la Sonata da chiesa e la Sonata da camera, ma la scrittura nasconde il superbo trattamento del suo aereo segno fugato e la completa padronanza dello stile da concerto. Il soprano Annalisa Pellegrini eleverà, dando voce al personaggio dell’Angelo, quindi, due arie dall’ oratorio inedito di Antonio Caldara “Il martirio di San Terenziano”, composto nel 1718, su libretto di Giuseppe Piselli, “Ha vinto la Fede” e “Bell’Ombre foriere”. La trama dell’oratorio, che si apre con una splendida sinfonia a quattro, è interamente ispirata alla storia di San Terenziano e la sua conversione e testimonia una conoscenza diretta del librettista che, cercando di dare ancor più concretezza storica agli eventi, introduce tra i personaggi Flacco di cui rimangono oggi tracce nella dedica della chiesa dei “SS Terenziano e Flacco” nel paese omonimo. Qui rispetto alla produzione precedente, le strutture vengono rafforzate architettonicamente, variate e raffinate. Con ciò il ritmo attiene una varietà impensabile ancora all’epoca del Legrenzi; la declamazione medio-barocca viene abbellita e sensibilizzata ai più piccoli valori di notazione sillabica. L’armonia è sorprendentemente libera, ma lo stretto ambito tonale, a lungo mantenuto, ha un effetto semplificante e levigato; ne derivano periodi armonici e livellati. La melodia, nella sua delicatezza e pienezza, diventa, con la preferenza per il movimento ondulato e arcuato, estremamente elegante e agile; la tessitura è sempre più trasparente. Il violoncellista Adriano Ancarani si cimenterà, quindi con la sonata per violoncello e basso continuo in mi minore di Antonio Vivaldi. La forma è quella della Sonata da Chiesa tipica del periodo tardo Barocco. Il compositore ci regala un’opera dalla varietà timbrica sorprendente, raffinata ed elegante melodie in cui malinconia, devozione, tristezza e gioia si alternano ai ritmi brillanti ed energici degli allegri. Gran finale con la cantata sacra di Haendel “O qualis de Caelo Sonus” HWV239 per soprano due violini e basso continuo. E’ un’opera questa, dominata da un virtuosismo pieno e senza compromessi, abbracciando l’intera gamma dello spettro vocale, dinamico e tonale. La scrittura delle arie è densa e molto impegnativa sia a livello tecnico che interpretativo. Resta un esempio tipico del barocco tedesco/inglese, e sebbene abbondi di melismi e abbellimenti, le frasi sono perfettamente strutturate e gli “affetti” sono sempre contenuti.