“La ricerca della libertà. Libertà, democrazia e totalitarismo nell’epoca della Quarta rivoluzione industriale” è il titolo del saggio di Angelo Michele Imbriani appena pubblicato per i tipi de Il Terebinto Edizioni, nella collana Filosofia e politica (200 pagg., 15 euro, disponibile online e nelle librerie fisiche).
L’autore, docente di storia e filosofia, prende le mosse dagli avvenimenti che hanno segnato il periodo della pandemia da Covid 19 per porre alcune domande di stringente attualità che, naturalmente, si prestano a letture più ampie, secondo le modalità che appartengono da sempre tanto allo storico che al filosofo.
“Il libro nasce dall’esigenza che ho avvertito come urgente e inderogabile di interpretare quanto è accaduto negli ultimi due anni e mezzo – scrive Imbriani – una politica dell’emergenza e una gestione politica della pandemia che hanno portato a una limitazione di diritti e libertà tutelati da ben 13 articoli della Costituzione, con una maggioranza di cittadini che ha approvato questo, che nel Green Pass non ha visto pericoli per la propria libertà, con un mondo della cultura che non ha neanche ritenuto di dover aprire un dibattito in proposito e con le rare voci critiche che sono state ignorate oppure bersagliate da critiche e obiezioni spesso di bassissimo profilo.
Mi è sembrata quindi necessaria una ricognizione. sia storica che filosofica, da un lato sulle diverse idee e tradizioni di libertà – che spesso inconsapevolmente si sono scontrate nella vicenda attuale – dall’altro sui due modelli contrapposti di democrazia – liberale e totalitaria – sul rapporto, complicato, fra libertà e democrazia e sul rischio di degenerazione totalitaria che apre l’indubbia crisi delle democrazie liberali, parlamentari e costituzionali. Mi sono stati da guida in questo percorso di analisi molti autori tra i quali Hayek, Constant, Berlin, Burke, Tocqueville, Ortega y Gasset, Talmon, Popper, Arendt, Foucault, Schmitt e, tra le poche voci critiche del nostro tempo, Agamben, Valli, Ocone, Scarselli.
Alla fine mi pare di poter individuare – rapportando la categoria di totalitarismo al nostro tempo, al tempo della Quarta rivoluzione industriale, delle nuove tecnologie e del nuovo universo mediatico – una “sindrome totalitaria” incombente, l’incubo distopico di un totalitarismo biopolitico della sorveglianza, costruito in un’emergenza permanente che diviene “stato di eccezione”. Ho cercato infine di immaginare, se non una vera “soluzione”, un cammino e una direzione per chi voglia ancora difendere la libertà personale come bene irrinunciabile e voglia provare a ricostruire dal basso nuove e più autentiche forme di democrazia”.