Il diktat di un altro chef( che tale non ama farsi definire) è cucina uguale arte, và coltivata.
Per ogni opera lo chef propone una duplice interpretazione: visiva e gustativa. La prima interpreta l’opera attraverso forme e colori, la seconda rimanda alle suggestioni gustative suscitate dal cibo. Antonio propone al pubblico abbinamenti culinari per altrettante opere artistiche . Immaginate una mappa-menù, un vassoio personale e una tavolozza Il vassoio personale e la mappa-menù contengono gli assaggi che compongono le creazioni gustative: ogni “assaggio” corrisponde all’interpretazione di un’opera, sapientemente creata con una semplice tavolozza. Arte e Cibo si specchiano l’uno nell’altro, rivelandosi reciprocamente in una simultaneità di emozioni. Il docente dell’Istituto Alberghiero attualmente impegnato nel percorso “Mani in pasta”(progetto per l’integrazione dei diversamente abili in cucina)e che prossimamente insieme a Riccardo Bonomo, terrà il corso denominato : “La dimensione del Gusto con lo Chef” con l’A.I.C.S Avellino, si racconta.
Nato in Svizzera , è affascinato sin da piccolo da tutto quanto è “ il creare con le mani”. A 15 anni arriva a Napoli e comincia le sue esperienze lavorative anche in località marittime, indifferentemente ama cucinare carni e pesce. Dalla terra apprende quelli che sono i sapori forti ed incisivi, dal mare prende coscienza che serve davvero poco per valorizzare quanto le acque ci offrono. Chef Esposito si contraddistingue per la semplicità esplicata sia nella scelta degli ingredienti che nella nominazione della minuta quotidiana. Non ultimo e alquanto apprezzabile l’idea di concedere una possibilità visiva e tangibile a chi può e vuole ancora pensare che gli ingredienti poveri possano costituire il riscatto di una umanità e di una terra (la Campania e la sua gente)a cui spetta un folgorante avvenire. E dunque una cucina che si fonde con la pittura che suscita curiosità perché è mutevole, perché non è mai uguale a se stessa, perché è capace, nel tempo, di rendersi responsabile di un processo accumulativo che, gradualmente si trasforma. Un’accumulazione che non può, nel caso di Antonio, essere intesa come una sommatoria dei più disparati linguaggi dell’arte astratta, o di conoscenze artistiche e culinarie , ma è l’accumulazione dell’esperienza e del fare materialmente pittura e cucina. È l’agire con la sicurezza e padronanza di un linguaggio, per quanto articolato e complesso, per quanto uscente da interiorizzazioni o da interpretazioni, che si fa corpo unico con il divenire artistico del pittore. Inutile sarebbe ricercare in lui un ideale maestro, o un pittore cui potersi richiamare. La pittura di Esposito è sua e tutta gli appartiene. È sua perché è una continua registrazione di esperienze sia pittoriche (ecco l’arricchimento continuo del suo linguaggio espressivo), sia di sensazioni (di cose da raccontare). Ecco, se nel suo fare pittura riscontriamo la padronanza nell’utilizzo degli elementi linguistici della pittura come il colore, la composizione, lo spazio, il senso della percezione, dall’altra, le sensazioni diventano lo strumento per dare corpo al movimento, liberare l’energia, svincolare la gestualità nello spazio, dare corpo al luogo della pittura, costruire il palcoscenico della luce. Nel suo fare cucina riscontriamo passione, padronanza, semplicità. Fautore dell’amore in cucina , dice no all’anarchia perché ne implica un concetto troppo astratto, non disdegna le implicazioni delle nuove tecnologie a supporto dell’arte culinaria, ma nello stesso tempo non prescinde dal rapporto diretto con il cliente. Nel chiedergli un parere rispetto ai programmi proposti in tv sul mondo della cucina, ci porta esempi di giovani alquanto presuntuosi e preferisce invece seguire programmi di persone con una certa esperienza , là dove non è il solo piatto che viene messo in discussione, come spesso a suo dire esistono realtà locali eccellenti che non hanno la stessa visibilità. All’artista Chef viene fatta la stessa domanda , in altra occasione(intervista) , fatta al suo collega Riccardo Bonomo . Nel chiedergli un pregio ed un difetto di quest’ultimo , Antonio ci risponde che un pregio del suo caro collega è sicuramente la sua spontaneità e la sua capacità di dire le cose per come le pensa; un difetto, è senza dubbio,quel “defilarsi “che alle volte non gli giova tanto. Nel salutare e ringraziare Chef Esposito per la sua disponibilità nel concederci un po’ del suo tempo,vi ricordo che sono aperte le iscrizioni al corso “La dimensione del Gusto con lo Chef….” E che potete contattare il 3207847554 o inviare una e –mail a : aicsavsegreteria@libero.it per maggiori informazioni e Vi anticipo che dal 5 Dicembre 2011 al 6 Gennaio 2012, potrete ammirare la pittura di Antonio presso il Guernica di Avellino. Buon gusto a Tutti!