Ogni evento storico è legato all’oblio. Ogni fatto è destinato a finire con il proprio tempo. Il tempo, infatti, lenisce le sofferenze che perdono spessore e significato. Il dolore subito nella storia rischia di non trovare giusta compenetrazione. Il pensiero antropologico, filosofico e teologico maturato,può aiutare la riflessione occidentale sull’Uomo a fare memoria di ciò che più di tutto sembra aver dimenticato, e cioè che l’uomo è creatura. All’uomo interessa essere vivo oggi, libero dall’ansia per il domani, concentrato nell’attimo. L’uomo che desidera un oggi intenso si trova a fare i conti con un ieri e con un domani che spesso tolgono serenità. Per l’uomo esiste il presente, ma esistono in lui il passato ed il futuro. Il passato si dà nelle forme più generali del rimpianto (se le cose fossero ancora così!) e del rimorso (se così non fosse stato!); similmente il futuro nelle forme della speranza (che sia così!) e del timore (che non sia mai così). Si tratta di una schematizzazione banale. Ora, il punto che ci interessa è quanto l’uomo viva nel passato e nel futuro e quanto invece viva nel presente. La domanda si presta ad una immediata declinazione personale: quanto la nostra giornata è impegnata a congetturare sul futuro e quanto lo è a rivangare ciò che è stato? In altre parole, quanto a lungo siamo lontani da noi stessi, cioè dal tempo presente, l’unico su cui possiamo esercitare il nostro limitato potere? Potremmo quasi dire che il tempo (presente) speso a passeggiare in un passato che non si cambia e in un futuro che non c’è è tempo di illusione di vita, tempo di morte. È essere come dispersi in luoghi su cui non abbiamo nessun potere perché semplicemente sono luoghi in cui non-siamo. Il problema dunque della vita sembra quello di rimanere nel presente. Se l’altrove è morte, perché è esistenza inautentica, vita fatua in luoghi che non-sono, il rimanere dovrebbe specularmente essere vita, esistenza autentica, essere nel luogo in cui si è; si tratta allora di instaurare un rapporto diverso con ciò che è stato e ciò che si spera o si teme che sarà; occorrerà pian piano vivere il ricordo come Memoria e l’attesa come Fiducia. Se il passato ci rapisce dal presente, fare Memoria significa inaugurare un movimento diverso, ovvero riportare ciò che è stato all’oggi ed allora perchè non farlo per mezzo di un Monumento? Pensiamo ad un masso che diventa unità di una “separazione non necessaria”posto magari a Volturara Irpina. Pensiamo ad un museo della civiltà, per far conoscere e tramandare la propria cultura. Una superficie di 20 mila metri quadrati messi a disposizione da un piccolo Comune della Provincia di Avellino per ed a testimonianza della propria presenza , e non dell’assenza. Per dirla in maniera difficile : “ Il reale non è un insieme di elementi giustapposti bensì il dispiegarsi di un progetto ricco di senso in cui ogni momento richiama l’integralità del tutto.” Potrebbe avere un senso incidere su di un masso, il proprio nome , la propria storia, un qualcosa di prorompente che vale la pena lasciare ai posteri?
E’ un’iniziativa artificiosa, per certi aspetti “strana”, è un modo diverso di affacciarsi e districarsi in questa vita. Massi nella memoria è un’iniziativa del sign. Giovanni Marra, Presidente del Comitato Organizzatore del terzo millennio “Massi nella memoria”. Per aderire e per soddisfare maggiormente la vostra curiosità, visita www.valledelparadiso.it o www.massinellamemoria.it
L’A.I.C.S Avellino intende supportare tale iniziativa e pertanto vi invita a visitare questo monumento che rischia di rimanere incompiuto, non per mancanza di fondi; ma solo per mancanza di coraggio ad esserci hic et nunc.