I Cameristi del Martucci in concerto al Teatro dei Barbuti il 5 Luglio a Salerno

Serata musicale sotto le stella quella che il Teatro dei Barbuti ospiterà lunedì  5 luglio, alle ore 21. Protagonisti assoluti, i clarinettisti dello Strange quartet, composto da Massimo Buonocore, Antonio di Costanzo, Nicola Fusco, Francesco Abate e i Cameristi del Martucci, ovvero, Tommaso Troisi al violino, Francesco Pio Ferrentino e Francesco Liguori al clarinetto, Andrea Maddalena, al flauto, e Alessandro Amendola pianoforte. Il programma verrà inaugurato dai Cameristi, che eseguiranno con un brano di rarissimo ascolto, “L’invitation au chateau” di Francis Poulenc
Nel castello di proprietà di una nobildonna si riuniscono, invitati, vari personaggi che intrecceranno variamente le loro ambizioni e i loro destini; Jean Anouilh, autore di molte commedie rosa e noir, (nonché di una coraggiosa Antigone del 1945, apprezzatissima da Visconti) si rivolge a Poulenc per un commento musicale alla commedia brillante intitolata “L’invitation au Chateau”, che sarebbe andata in scena dopo qualche mese al Théatre de l’Atelier. Anouilh aveva chiesto espressamente solo un valzerino, possibilmente in tonalità minore, da far comparire qua e là sulla scena più volte durante lo spettacolo – magari con piccole elaborazioni, nulla di più. Poulenc, invece, avrebbe preferito creare qualcosa di più articolato, magari una vera opera buffa: i due artisti alla fine si accordarono su musiche di scena con un’agile e originale partitura destinata a clarinetto violino e pianoforte.
Alla leggerezza del tono narrativo scelto da Anouilh corrisponderà il carattere totalmente disimpegnato della musica: Poulenc compone una quindicina di brani brevissimi, prediligendo ritmi di danza – oltre a tango polka e tarantella è naturalmente il valzer a farla da padrone, in vari aspetti e velocità, dal Valse brillante alla forma americanizzata del valzer lento detto Boston, arrivando al Valzer delle piccole talpe, che sarebbe divertente provare a immaginare. Seguirà il Concertpiece per due clarinetti e pianoforte di Michele Mangani. Una pagina di sicuro effetto dalla fresca invenzione melodica.
A chiusura dell’intervento dei cameristi, la Grand Fantasia, per flauto,  clarinetto e pianoforte di Malcom Arnold. Per l’estate del 1940 Malcolm Arnold e il suo amico flautista Richard Adeney convinsero un pianista a unirsi a loro per una vacanza in Cornovaglia. Malcolm scrisse questo esuberante trio, che chiamò ironicamente Grand Fantasia, Op. 973, caratterizzato da una fuga che ci riporta al tempo della battaglia di Gran Bretagna. Tutti e tre gli strumenti sono gestiti con grande raffinatezza, i quali prenderanno per mano  l’ascoltatore proponendogli un tour europeo, con fermate in Italia, Ungheria e Austria in tutti gli idiomi dall’ opera, alla commedia musicale e al jazz. 
La seconda parte della serata vedrà protagonista i clarinettisti dello Strange quartet, che dialogheranno sulle linee melodiche del Petit Quatuor, originariamente per quartetto di sassofoni, composto nel 1935 da Jean Francaix. “Tra i doni naturali di questo ragazzo, su tutti ho notato quello che è il più fecondo che possa possedere un artista: la curiosità”: è così che Maurice Ravel accoglie i primissimi lavori di un Françaix poco più che bambino (è il 1923), confermando la nascita di un compositore personalissimo ed eclettico nella Francia e nell’Europa del Novecento. Balletti, musiche da film, opere, un celebre, monumentale oratorio: Françaix curioso ed eclettico e lascia ottimi lavori in ognuno di questi generi. E’ giovanissimo quando scrive il semplice e breve Petit quatuor per sassofoni, confermando che, ancora studente, possiede già una proprietà di stile da grande artista. Stupiscono di questa pagina la linearità piana, l’eleganza, l’equilibrio che afferrano dolcemente l’attenzione del pubblico con la loro emotività semplice e diretta. Dieci minuti di musica incantevole, che con il primo movimento (Gaguenardise) mette subito in evidenza, con grandi contrasti, la grande capacità timbrica e la dinamica “sui generis” delle voci dei quattro strumenti: in particolare i pianissimo e fortissimo spinti all’eccesso mirano proprio alla valorizzazione delle caratteristiche degli strumenti. Una dinamica ad arco guida Cantilène, il secondo movimento, in cui gli strumenti sono coesi da un legato dalla straordinaria intensità timbrica. Sérénade Comique è il terzo movimento, una buffa, quasi nevrotica schermaglia guidata dal primo clarinetto. A seguire un Quartetto composto da Antonio Fraioli per sassofoni, che ascolteremo in una trascrizione per clarinetti, un chiaro tributo al linguaggio jazzistico, che tanto ha rilanciato, soprattutto tecnicamente, il clarinetto nel secolo breve.  
Finale con l’omaggio ad Astor Piazzolla in occasione del centenario della nascita, con “Fuga y Misterio”, dagli elegiaci e stranianti paradigmi di nuevo tango redatti da Piazzolla e l’aria di sortita di Maria de Buenos Aires “Yo Soy Maria”, una metafora della rinascita della città stessa, che eternamente risorge dalle proprie ceneri, sulle ali delle rivoluzionarie ragioni estetiche con cui il tango smette gli abiti di una musica esclusivamente legata alla danza e al canto, per farsi pura espressione musicale, assorbendo tutto lo spirito elegiaco, la malinconia che scaturisce dalla certezza dell’ineluttabilità e dell’amarezza della vita, proprie del viejo tango.