Sono i più amati, seguiti e inseguiti. I ciclisti che scelgono solo, e soltanto di fuggire, salire e scalare, procedere sempre all’insù, senza mai guardarsi alle spalle, piaccia o no, la differenza la fanno sempre loro: gli scalatori. Di chi stiamo parlando? Adolfo Armando Rodia, fratello minore di Marco Alejandro, nato a San Juan (Venezuela) ma residente a Canale di Serino. Nato nel 72’, settanta chilogrammi per 178 cm d’altezza. Numeri che dicono tutto sulle sue doti di grimpeur, e come per la maggior parte dei ciclisti sud americani le sue doti non potevano essere che di scalatore. Il suo punto di forza è anche l’accelerazione in progressione che gli permette di essere competitivo anche su percorsi piatti. Possiamo definirlo un corridore completo, non solo forte in salita e sul passo ma anche dotato di un discreto spunto veloce. Per chi ha poca dimestichezza con le due ruote, è bene rilevare che si trattano di numeri che dicono già tanto: fisicità, tenacia, doti naturali indispensabili per questa disciplina. Nel ciclismo è risaputo che è uno degli sport al limite della forza fisica, eppure, la maggioranza dei corridori danno l’anima in sella alla bici pedalando con il freddo, pioggia, vento, insomma non conoscono avversità di ogni genere. Ad Adolfo impegno e spirito di sacrificio non mancano e l’ha dimostrato in questi primi sei anni di militanza nel team A.S. Civitas fino al 2020, per poi passare da quest’anno al news team atripaldese Eco Evolution Bike con la carica di socio fondatore e ricopre carica di consigliere. C’è tanta voglia di tornare alla normalità e alle competizioni, Adolfo non vede l’ora di attaccarsi il numero sulla maglietta e dare sfogo a colpi di pedale in sella alla sua specialissima.