Le iniziative avviate dall’Unione europea per contrastare la crisi sanitaria sono diverse, ma nessuna di queste segna la vera svolta per prevenire crisi future. Lo ripeto da tempo, la salvaguardia del pianeta è il filo conduttore da seguire per mettere in sicurezza la vita delle future generazioni. Se trascuriamo il clima, continuiamo a contaminare l’ambiente – in questo momento penso al dilagare delle mascherine monouso nei nostri mari e nelle strade – e se non investiamo per proteggere la biodiversità, in futuro avremo epidemie ancor più gravi di quella generata dal coronavirus.
Ieri al Parlamento Europeo sono stati approvati due programmi: UE per la salute (EU4Health) e InvestEU. Mentre per InvestEU, abbiamo fallito l’obiettivo di portare al 40% l’ammontare delle risorse del programma da destinare al clima, fermandoci al 30% che non si avvicina neanche lontanamente a ciò che serve per combattere i cambiamenti climatici, con il piano UE per la Salute siamo riusciti a fare qualche passo avanti, pur non avendo vietato l’accesso ai finanziamenti a tutti quei progetti che danneggiano l’ambiente, come quelli che riguardano i combustibili fossili. A tal proposito, avevo presentato degli emendamenti affinché il programma fosse anche in parte dedicato alla gestione dei principali fattori di rischio ambientali, ma non sono stati accolti.
I fattori ambientali impattano sulla salute pubblica e sulla resilienza dei nostri sistemi sanitari. Se non si comprende che dalla salvaguardia ambientale dipende la nostra, è difficile porre qualunque discussione sul futuro.
In questo tema rientra anche l’appello che ho recentemente firmato insieme ad altri colleghi del Parlamento europeo, con cui chiediamo alla Commissione Europea di proporre una nuova strategia per la gestione dei rifiuti urbani che privilegi il recupero materiale e il trattamento biologico, rispetto al recupero energetico, in linea con gli obiettivi della nuova visione dell’economia circolare e dell’attuale emergenza climatica. O anche l’appello rivolto alla presidenza tedesca del Consiglio europeo, di impegnare maggiori risorse per la tutela della biodiversità. Se si vuole salvare il pianeta, bisogna avere il coraggio di dire no ai progetti che avvantaggiano la grande industria. Questa è la vera sfida che le istituzioni europee devono accogliere.