Tre monologhi, tre storie di rabbia, rimpianti, emozioni e speranze. Uno spettacolo corale, struggente, poetico sulla vulnerabilità e resilienza femminile. Nella prima parte, scritta con cruda poeticità da Paola Moretti e interpretata da una giovanissima Gaia Salvi, Siri, una bambina della provincia thailandese, viene venduta dalla famiglia per prostituirsi nei bordelli della grande città a uso ed abuso dei ricchi yankee. Venduta per un televisore, un telefono e un frigorifero: segni inconfutabili della brutalità del capitalismo occidentale che tutto annulla, persino le speranze di una giovane donna.
L’attrice-danzatrice Livia D’Ingegno è la protagonista della seconda pièce, scritta con intensa forza drammaturgica da Maria Sandias. È il dramma di una ragazza, che, sbattendoci in faccia la sua anoressia, trova il coraggio di gridare al mondo, e in particolare alla sua famiglia, la voglia di essere compresa nel profondo. Una rabbia che non riuscirà però a distruggere la danza che è in lei.
Il terzo monologo, nato dall’ispirata penna di Maria Gabriella Olivi, per la struggente interpretazione di Ausilia Muscianese, dipinge la tragedia di una madre di fronte alla perdita “inspiegabile” di una figlia, rimasta intrappolata tra le macerie dopo il terremoto che ha distrutto la sua casa, portandole via un pezzo di vita, ma non i ricordi.
Smarrirsi infatti non è perdersi se, anche nello strazio per le ferite dell’anima e il dolore delle perdite, rimane una forte consapevolezza di sé davanti alle sorti di una realtà segnata da violenza e manipolazione.
Perelli, regista dello spettacolo, tenendo fede al suo Teatro delle Emozioni, costruisce un affresco essenziale, dove, al di là dei drammi vissuti singolarmente dalle tre protagoniste, si riesca a intravedere una via d’uscita. La scelta di inserire la splendida voce di Anna Carrera all’interno della messa in scena contribuisce a collegare in un unico respiro emotivo questo affresco. Uno spettacolo dove tutte le donne possano riconoscersi e gli uomini riflettere.