“Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, il libro di Marco Termenana, tra i premiati per la narrativa edita del Premio Letterario Internazionale “LE PIETRE DI ANUARIA 2024”

Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli“, il libro di Marco Termenana (pseudonimo), è tra i premiati per la narrativa edita del Premio Letterario Internazionale “LE PIETRE DI ANUARIA 2024” (assegnato il Premio Emozione).

Dalle motivazioni: “Una storia terribile da vivere, difficile da raccontare, una storia forse impossibile da comprendere veramente per chi non ne è stato parte. […] Una narrazione toccante e coinvolgente, una narrazione da rendere ‘propria’”.

Ieri pomeriggio, lunedì 24 marzo, si è svolta la cerimonia di premiazione presso la Sala Protomoteca del Campidoglio a Roma.

La competizione, organizzata dall’Associazione Culturale “Sentieri di Parole” fondata dalla scrittrice Viktoria Vals (pseudonimo), è alla seconda edizione, e quest’anno ha ospitato dodici sezioni artistiche, che spaziano dalla poesia alla scultura.

Mio figlio”, da luglio 2021 ad oggi, con quello di ieri, è al 63esimo riconoscimenti in tutta Italia. A novembre 2023, poi, il libro è stato opzionato (lo studio di fattibilità per tradurre il testo in pellicola, n. d. r.) dalla Società di produzione cinematografica Zoorama srl di Roma e quest’ultimo premio è stato ritirato proprio dal produttore Carlo Benso – accompagnato dalla sceneggiatrice Sarah Panatta e tutto il suo staff – che è voluto uscire allo scoperto.

L’autore invece.

Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato “Giuseppe”.

La storia, che racconta del vero suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli quando, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano e si lancia nel vuoto, è una lucida testimonianza di un papà che scrive delle difficoltà della famiglia alle prese con il mal vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”: in sostanza, si tratta di una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i ragazzi giovani.

Carlo Benso: “Non capita spesso ad un produttore cinematografico di avere la possibilità di dialogare a tutto tondo con l’autore, ogni volta che è necessario. Con questo autore poi: sempre disponibile e sempre carico di entusiasmo, è lui che tira me e i miei. Si capisce che in quello che fa con noi e con il suo libro, ritrova sempre il figlio. È perciò che sono stato a rappresentarlo con immenso piacere”.

Questo invece il pensiero di Marco Termenana: “Credo che quello che stia avvenendo in questi anni, non sia un successo letterario ma il chiaro segnale della voglia di tutti noi di riflettere, migliorarsi e, in definitiva, capire di più i nostri figli. La mia disperazione viene sempre scambiata per coraggio o per incoscienza, ma, sta di fatto, che sono solo un “testimone oculare involontario”. Non sono uno scrittore ma un papà che ha scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era (ed è) atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che io ho trovato nella scrittura.

Quando ho appreso di questo riconoscimento sono rimasto sbalordito: grande la gioia di trovare visibilità presso una delle perle delle istituzioni italiane. A Roma poi, cioè città di grande cultura e tradizione letteraria. Ed anche il produttore, quando gli ho proposto di rappresentarmi, mi ha detto subito di sì. Sono contento quindi se con la mia testimonianza posso portare valore aggiunto anche per una sola persona e così, di fatto, avrò dato anche senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio.