Brusciano, ricordo di Giordano Bruno arso vivo 425 anni fa

Roma, sabato 19 febbraio 1600, un “Avviso” scritto a mano comparso a Campo de’ Fiori così recitava: «giovedì mattina in Campo dei Fiori fu abbrugiato vivo quello scelerato frate domenichino da Nola […] diceva che moriva martire et volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con il fumo in paradiso».

Sono passati 425 anni, dall’anno del Giubileo del 1600 a quello in corso nel 2025, da quando Giordano Bruno, nato a Nola nel 1548, entrato nelle carceri del Sant’Offizio romano il 27 febbraio 1593, su estradizione approvata dal Senato veneziano il 7 gennaio 1593, dopo aver subito quindici interrogatori, il primo nelle carceri di San Domenico di Castello, il 26 maggio 1592 a Venezia tre giorni dopo la denuncia di Mocenico e aver rifiutato l’abiura di otto proposizioni proposta dal cardinale Roberto Bellarmino nel gennaio del 1599, aver dichiarato nell’ultimo interrogatorio del 21 dicembre 1599 di non aver nulla da ritrattare, veniva condannato con sentenza del Tribunale dell’Inquisizione, l’8 febbraio 1600 quale “heretico impenitente, pertinace ed ostinato” , infine veniva arso vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio 1600.

Nel dare uno sguardo agli archivi storici, quelli della “Venerabile Confraternita di San Giovanni Decollato” detta “Della Misericordia della Nazione Fiorentina in Roma” con il compito di accompagnare i condannati all’estremo supplizio, come riportato da Domenico Grano, nel suo “Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVIII secolo” Edizioni Bastogi, Foggia 1980, pagine 103 e 104 si legge: «LXXVII Giordano Bruno di Nola, 17 febbraio 1600. Giouedi a di 16 detto Giustizia d’un eretico impenitente bruciato uiuo. A hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si douea far giustizia d’un di Ponte, et pero alle 6 hore di notte radunati li confortatori e cappellano in sant’Orsola, et andati alla carcere di Torre di Nona, entrati nella nostra capella e fatte le solite orattioni ci fu consegniato il sottoscritto a morte condennato videlicet. Giordano del quondam Giouanni Bruni frate apostata da Nola Regno eretico inpenitente; il quale esortato da nostri fratelli con ogni carità e fatti chiamare due padri di san Domenico, due del Giesu, due della Chiesa Nuoua e vno di san Girolamo, i quali con ogni affetto et con molta dottrina mostrandogli l’error suo, finalmente stette senpre nella sua maledetta ostinatione, aggirandosi il ceruello e l’intelletto con mille errori et vanità. Et ansi pereseuerò nella sua ostinazione che da ministri di giustizia fu condotto in Campo di Fiore e quiui spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato uiuo, aconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le litanie e li confortatori sino al ultimo punto confortandolo allassar la sua ostinazione, con la quale finalmente fini la sua misera et infelice vita».

Le sue opere vennero inserite nell’Indice dei libri proibiti l’elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica Index librorum prohibitorum creato da Papa Paolo IV nel 1559.

Il sociologo e giornalista Antonio Castaldo nel rendere omaggio memoriale al Nolano, indica alcuni momenti dell’arte statuaria, teatrale e cinematografica e figurativa a lui dedicati.

Il primato statuario bruniano tocca a Napoli, collocato nell’ex Chiostro del Collegio del Gesù Vecchio inaugurato nel 1653, oggi Monumentale Cortile del Salvatore, più noto come Cortile delle Statue, in Via Giovanni Paladino, dove nel 1865 vengono installate le statue di alcuni illustri personaggi, fra cui quella di Giordano Bruno. Dal 1777 all’Università “Federico II” di Napoli ed è qui che generazioni di studenti ricevono il loro saluto nel recarsi alla biblioteca universitaria.

Nella natia Nola gli viene dedicata una statua in marmo bianco ad opera dello scultore Raffaele De Crescenzo il cui 150esimo anniversario è stato ricordato il 10 giugno del 2017.

A Roma, nel 1876, con la Sinistra storica al Governo, un gruppo di studenti universitari si costituisce in Comitato per l’edificazione di un monumento a Giordano Bruno, inaugurato con l’opera bronzea dello scultore Ettore Ferrari nel 1889.

E dunque è nell’anno del Giubileo anche con l’ordine del 20 gennaio 1600 di Papa Clemente VIII (Fano 1536-Roma 1605), a concludere il processo con sentenza di condanna, ma con l’invocazione a «condannare il peccato, non il peccatore», che il Nolano viene messo al rogo, per eresia, in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600.

Il Nolano nel giorno in cui gli viene letta la sentenza di morte, l’8 febbraio 1600, orgogliosamente così si esprime: «Tremate più voi o giudici nel profferir questa sentenza che non io nell’ascoltarla», come scolpito a perenne memoria nella lapide con il busto, opera realizzata da Antonio Bozzano nel 1909 e installata a Pietrasanta.

E dai monumenti in marmo e bronzo passiamo a quelli del cinema, del teatro, della televisione e dell’arte contemporanea. Indimenticabile è il cinematografico “Giordano Bruno” con Gian Maria Volonté, Hans Christian Blech, Charlotte Rampling, Mathieu Carrière, Alberto Plebani, con la regia di Giuliano Montaldo e la superba fotografia di Vittorio Storaro, prodotto da Italia e Francia nel 1973. Di seguito un breve ed intenso passaggio colto sul web https://www.youtube.com/watch?v=4OVnWIYHa4w .

Giuliano Montaldo con la sua monumentale opera cinematografica bruniana nel marzo 2001 partecipa al “Progetto Giordano Bruno” sostenuto dalla Rai, dalle istituzioni pubbliche, Regione Campania, Provincia di Napoli, Comune di Napoli, dal Teatro Nuovo e la collaborazione di Amnesty International e Camera Penale di Napoli. Centrale in quel progetto è la messa in scena teatrale dell’opera di Giancarlo Zagni, “Il fuoco del sole”, con Massimo Ghini e Gianni Musy, messo in onda il 17 marzo 2001 per “Palcoscenico” di Raidue, con la regia teatrale dello stesso Giancarlo Zagni, https://www.libreriauniversitaria.it/fuoco-sole-libera-interpretazione-vita/libro/9788887355215, e quella televisiva di Giovanni Ribet. La storica messa in scena avviene in Piazza Mercato a Napoli ed oggi la si può ricercare nell’archivio delle Teche Rai, all’indirizzo http://www.teche.rai.it/teatro-2000-2002/.

Il sociologo e attore Antonio Castaldo, scelto in quella occasione artistica per interpretare il ruolo di Avogador, Presidente del Tribunale dei Dieci a Venezia, rammemora «la condivisione di un alto momento culturale e professionale, con Giancarlo Zagni, il Teatro Nuovo e la Rai. La riconoscenza di Giuliano Montaldo venne pubblicamente mostrata nella gremita sala conferenza della Mostra d’Oltremare a Napoli per la presentazione del grande evento, nel chiedere agli attori del cast “Il fuoco del sole” di alzarsi in piedi e prendersi l’applauso di tutta la platea. E per tornare nell’Agro Nolano non posso dimenticarmi della partecipazione alla rassegna internazionale d’arte, ideata e diretta dall’artista Peppe Capasso, nel 1989 intitolata “Ritorno a Nola di Giordano Bruno. Andando a ritroso nel tempo -conclude Antonio Castaldo- ritrovo un omaggio, questa volta nell’agone del folklore locale, quando nel 1983, per la Festa dei Gigli di Brusciano venivo chiamato dagli indimenticabili Pierino Sessa e Fiore D’Amato, detto Sciurillo, per la sfilata del Comitato Giglio Ortolano, a rappresentare Marco Polo ispirato dall’omonimo successo televisivo mondiale di Giuliano Montaldo».

Infine , nelle arti figurative, il volto di Giordano Bruno nelle sembianze di Gian Maria Volonté è riprodotto a Milano nell’opera dello street artist  Jorit nel corso della Borsa Internazionale del Turismo nel 2020 per lanciare il bruniano Maggio dei Monumenti di Napoli di quell’anno e poi donata al Comune di Milano come rappresentato sulla pagina FB di Eleonora De Maio, https://www.facebook.com/photo.php?fbid=129170701921269&id=101217091383297&set=a.103603177811355&locale=vi_VN.

Sono trascorsi 425 anni dall’accensione del rogo volto a distruggere il filosofo Giordano Bruno ed il suo “eroico furore”. Arde ancora quel fuoco che mai si è ridotto in cenere e continua per l’eternità alimentando nell’Umanità il simbolo e la pratica della conoscenza, della ricerca e del libero pensiero.