Al Circolo della Stampa di Avellino “L’efficacia espressiva di Cesare Uva: un viaggio nell’arte romantica dell’Ottocento napoletano”

La mostra L’efficacia espressiva di Cesare Uva esplorerà l’affascinante mondo artistico di Cesare Uva (1824-1886) attraverso i suoi paesaggi e le scene di genere, evidenziando l’adesione dell’artista alla pittura romantica dell’Ottocento napoletano.

Questo evento espositivo rappresenta un’occasione unica per il pubblico di immergersi nell’arte di questo straordinario pittore avellinese. Tra le opere esposte, si distinguono alcuni capolavori di eccezionale rarità e valore artistico-culturale, tra cui:

  • “Cucina del Convento dei Cappuccini” (1848): la più antica opera su tela di Cesare Uva, che raffigura una scena di genere inconsueta per il pittore.
  • “Dal Promontorio di Posillipo” (1857): un paesaggio campano di rara bellezza, reso con maestria.
  • “Paesaggio sorrentino” (1860): una scena idilliaca dell’entroterra sorrentina che invita alla contemplazione.
  • “Avellino la Valle dei mulini” (1864): un’opera rara che cattura l’atmosfera fiabesca della campagna avellinese.
  • “Veduta di Napoli” (1865): una tecnica mista che offre una suggestiva visione di Napoli dallo Scudillo.
  • “Veduta della Penisola Sorrentina” (1870): un omaggio ai panorami della Penisola Sorrentina visti dai Monti Lattari.
  • “Ritorno dalla festa al tramonto” (1883): un dipinto che evoca emozioni intense in una luce calda e malinconica.
  • “Concerto su gondola al tramonto a Venezia” (1885): una scena impressionista che esalta la magia di Venezia.
  • “Ricordi di Baviera” (1886): un dipinto che cattura la bellezza della Baviera.
  • “Eruzione secondaria del Vesuvio”: una rappresentazione vivida di un raro fenomeno naturale.
  • Ventaglio con “Palazzo Donn’Anna”: tecnica mista su seta che celebra il Golfo di Napoli.

Ogni opera esposta rappresenta un autentico tesoro artistico, capace di incantare e ispirare il pubblico con la sua bellezza e intensità emotiva.

Non perdete questa straordinaria occasione di esplorare l’eredità artistica di Cesare Uva. Prenotazioni disponibili inviando un’email a centrodiricerca.b.orga@gmail.com.

Dettagli della mostra:

Titolo: L’efficacia espressiva di Cesare Uva

Bicentenario della nascita del pittore Cesare Uva

Date: 09-10-11 novembre 2024

Orario: 10:00-13:00 e 17:00-20:00 lunedì 17:00-18:30

Luogo: Circolo della StampaCorso Vittorio Emanuele, 6 (Palazzo della Prefettura), Avellino

Guida alla mostra: Edizioni Omicron, Napoli

Ideatore e Curatore: Stefano Orga

Direttore Artistico: Michela Femina

Progetto dell’Allestimento: Fulvio Orga

Biografia del pittore irpino:

Cesare Uva, nacque ad Avellino l’undici novembre 1824 da Lucia D’Argenio (1800-1877) e Mariano (1794-1860), un pittore decoratore, che lo spronò ad interessarsi all’arte pittorica. La famiglia era di condizioni economiche modeste.

Esordì a livello locale presso la Mostra delle arte e manifatture del 1848, che si tenne ad Avellino, ove propose il dipinto Un Tronco di albero invecchiato (1848).

Ad Avellino il nostro pittore entrò in contatto con Enrico Capozzi (1820-1890), suo lontano parente paterno, che successivamente divenne un suo principale mecenate.

All’età di circa ventisei anni si trasferì a Napoli ove poté frequentare il Real Istituto di Belle Arti di Napoli, qui seguì le lezioni, prima di Costanzo Angelini (1760-1853), dal 1853 quelle di Giuseppe Mancinelli (1813-1875), ed in fine studiò con Gabriele Smargiassi (1798-1882), che lo influenzò notevolmente verso la Pittura romantica.

Fu invitato alla “Biennale Borbonica di Belle Arti” del 1855, presso il Museo, ove presentò il dipinto ad olio Veduta di Avellino con ponte.

Dopo gli studi partenopei ad Avellino aggiornò la bottega paterna verso le istanze della Pittura romantica, tanto da fondare la Scuola Romantica Avellinese, impartendo lezioni di disegno e di pittura.

Dal 1858 le sue opere furono molto apprezzate dall’aristocrazia napoletana, in quanto i suoi lavori furono molto graditi da Ferdinando II di Borbone (1810-1859).

La sua famiglia nei primi mesi del 1859 si trasferì definitivamente a Napoli. Partecipò anche alle esposizioni d’arte della “Promotrice di Belle Arti Salvator Rosa” di Napoli dal 1862 al 1885.

Nel 1878 restaurò, con il fratello Angelo, il sipario e le scenografie del Teatro comunale di Avellino.

Nella città partenopea sì sposò con Antonietta Andreani a Chiaia nel 1878.

Nel 1879 il pittore avellinese Giovanni Battista (1858-1925) iniziò a collaborare presso la sua bottega in Via Riviera di Chiaia al n° 266.

Negli anni ottanta del Diciannovesimo secolo ottenne la Croce di cavaliere della Santa Sede da Papa Leone XIII (1810-1903), per meriti artistici, grazie alla segnalazione dell’Abate di Montevergine Dom Guglielmo De Cesare (1812-1884).

All’“Esposizione Nazionale di Belle Arti” di Roma del 1883 inviò le tempere Ritorno dalla festa al tramonto e Foresta in primavera.

Si spense a Napoli, sua città adottiva il 16 febbraio 1886.