Federmeccanica ha pubblicato ieri la sua 171ª indagine congiunturale e i dati sul settore industriale e metalmeccanico sono decisamente preoccupanti. Stando al rapporto, la produzione industriale è calata del 3,9% nel primo trimestre e dell’1,7% nel secondo trimestre. Un calo notevole che viene spinto dal settore metalmeccanico, che è quello che soffre maggiormente. Si è registrato, infatti, un calo del 3,9% da gennaio a marzo 2024 e del 3,4% da aprile a giugno 2024. Nel giro di un semestre si è verificata una contrazione drastica del settore che, storicamente, è sempre stato uno dei principali propulsori dell’economia italiana. Una crisi di settore i cui effetti si vedono già nel presente (con l’utilizzo della cassa integrazione per le imprese di categoria che è aumentata del +38% rispetto al 2023) ma che potrebbe produrre effetti realmente nefasti già nell’immediato futuro. Eppure, nell’agone pubblico, la crisi dell’industria è messa ai margini e invisibilizzata sia dalle forze di governo che dalle quelle di opposizione.
Per il Cav. De Rosa, CEO di SMET, c’è poco da girarci intorno: “L’industria italiana sta entrando in crisi e non capisco perché se ne stia parlando così poco. L’industria, base dell’economia italiana, è in crisi, e rischia di essere tutt’altro che passeggera”. Il monito è quello di focalizzarsi su ciò che è realmente importante in questa fase storica. “Non bisogna essere disfattisti, ma dobbiamo prendere atto di questi dati e agire subito. Serve un impegno collettivo: imprese, istituzioni, sindacati. Tutti devono fare la loro parte, in sinergia e con sana volontà di collaborare. L’industria italiana ha tutte le carte in regola per riprendersi e tornare a crescere. A patto – sottolinea il Cav. De Rosa – che si parli di queste problematiche e non si nasconda la polvere sotto al tappeto”.
Il CEO di SMET ricorda che si tratta di una crisi che viene da lontano, dal periodo della pandemia. “In quella fase, molte imprese si sono de-patrimonializzate, per coprire le perdite legate allo stop o al rallentamento della produzione, e si sono indebitate. Proprio nella fase di recupero e d’uscita dalla pandemia è scoppiata la guerra in Ucraina, causa della crisi energetica che viviamo tuttora e che ha ridotto sensibilmente i margini di guadagno, mettendo in difficoltà le gestioni di cassa. Ora, ci troviamo ad affrontare una crisi di settore particolarmente impegnativa a causa delle disposizioni ideologiche del new green deal. Il dato sulle immatricolazioni ad agosto 2024 nei Paesi UE, EFTA e Regno Unito ci dice che queste si sono ridotte del 16,5% rispetto ad agosto 2023. Stellantis fa registrare addirittura un -28,7%. Nel complesso, l’elettrico non ha convinto e rispetto al dato di 12 mesi fa si osserva una flessione monstre del 44% nell’area UE. “Il mercato ha mandato un segnale chiarissimo e impossibile da contraddire: la scelta di puntare solo sull’elettrico non paga e non funziona. È vitale rivedere quanto prima i termini del new green deal e cambiare rotta, perché andando avanti così – conclude il CEO di SMET – non contribuiremo tanto alla salvaguardia dell’ambiente, quanto alla distruzione della nostra economia e del nostro sistema produttivo”.