“Fluxus in Tabula” di Antonio Ciraci in mostra a Prosperity

L’esposizione sarà visitabile a Napoli dal 1° al 9 dicembre.

Venerdì 1° dicembre 2023, alle 17.30, allo Spazio Espositivo Prosperity in via Santa Lucia, 110, Napoli, si inaugura “Fluxus in Tabula”, personale di Antonio Ciraci. La mostra sarà visitabile fino al 9 dicembre 2023, previo appuntamento. 

In galleria catalogo con testo critico dello Storico dell’Arte Mino Iorio e contributi scritti di Mimmo Grasso, Donatella Biondi e Ciro de Novellis.

Info: 3337304085  

Saggio critico 

La mostra Fluxus in Tabula, che raccoglie circa trentacinque opere del pittore Antonio Ciraci, è dedicata alla memoria di chi l’ha caparbiamente incitata: Willy Santangelo. 

Ognuna delle opere presenti è il tassello di un lungo e suggestivo itinerario esistenziale che possiamo definire la grande esibizione sul palcoscenico della vita dove l’uomo celebra in contemporanea le sue miserevoli pochezze e le sue straordinarie capacità, denudando se stesso in una clamorosa, entusiasmante, rappresentazione interiore. Un po’ come fa Ferdinand Bardamu, il protagonista del romanzo di Louis-Ferdinand Céline, Voyage au bout de la nuit – Viaggio al termine della notte – il quale trova nel viaggiare il fondamento della vita. Ne deriva che l’unica attività importante per l’uomo è quella di far lavorare l’immaginazione mentre tutto il resto è delusione e fatica. Un viaggio interamente immaginario che ricopre l’intero ciclo biologico, dalla nascita alla morte, dove uomini, animali, cose e città sono tutte inventate. 

In sintesi, Ciraci propone con questa mostra un vero e proprio “romanzo”, una storia simulata, pensata apposta, affinché tutti possano compiere un “viaggio” analogo, “basta chiudere gli occhi e ritrovarsi dall’altra parte della vita”. Entrano così in scena gl’interpreti che con il loro carattere “storicizzano” il teatro del mondo attraverso le rughe interiori della memoria che presenta i suoi profondi solchi che sono l’essenza dei ricordi. Antonio con grande empito scenico e seguendo un autentico spartito narrativo mette su tela una temperie dal segno espressivo dotato di rara bellezza senza mai tralasciare l’antica veste di foggia e portamento intellettuale. Come già ho avuto modo di scrivere circa un anno fa, in occasione del catalogo per la mostra Italìca che si è svolta al Centro Cultural La Asunción di Albacete in Spagna, “la sua pittura rientra nella corrente informale napoletana che ha avuto i suoi autorevoli precursori in Domenico Spinosa – di cui è stato allievo –  Renato Barisani, Raffaele Lippi, Elio Waschimps, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Armando De Stefano…” e arpeggia “sottile il segno dell’apparizione, solleva l’urlo racchiuso nel silenzio, elabora la rassegnazione costipata nell’animo dell’essere vivente alle prese con la ciclicità dei suoi giorni”. Molti di questi soggetti potrebbero rientrare tout court tra i soggetti “di genere” dell’arte italiana. 

Invece, è proprio qui che emerge l’aspetto critico e caratteriale dei dipinti di questo artista. Le sue opere tentano di esasperare le anatomie dei personaggi posti quasi sempre al centro della scena innescando un espressionismo cromatico e lineare che ha rari precedenti a confronto. Antonio in questa mostra esprime tutto il vigore della sua formazione che per lungo tempo è stata caratterizzata da un linguaggio di gusto simbolista ma oggi conferma quella che è la sua vocazione primigenia, completamente dedita alla figurazione materica ed espressionista dove “il concetto di matericità” è da intendersi così come viene teorizzato dal Critico Rosario Pinto in occasione della Rassegna pittorica sulla Figurazione Materica, inaugurata lo scorso 18 maggio nella Sala dell’Ostrichina del Real Parco del Fusaro a Bacoli, ovvero che “…non vale il solo ‘grumo’ ispessito del pigmento ad accreditare la tenuta della ‘carica materica’, giacché questa può trovare ancoraggio e fondazione anche nella sola notazione di un addensamento del ‘segno’…”. Quindi, proprio all’interno di questa mostra, prediligendo la vibrazione della luce e del colore ottenuta con una stratificazione della materia unitamente ad una vibrazione del segno che emana energia oltre il soggetto, si fissa lo stile di Antonio Ciraci facendolo assurgere al ruolo di protagonista tra gli artisti campani di tradizione figurativa che hanno lasciato una traccia profonda negli ultimi 80 anni.