Elena Arvigo aprirà la terza edizione del “Cilento festival – Pollica” che prenderà il via a Pioppi a partire dal 16 settembre negli spazi del Teatro Sala Keys. La Arvigo – recentemente insignita del premio nazionale “Le maschere del teatro italiano” come miglior attrice e come miglior monologo – porterà in scena proprio lo spettacolo che le è valso il premio, “I monologhi dell’Atomica”, uno spettacolo di e con Elena Arvigo, un viaggio da “Preghiera per Cernobyl” di Svetlana Aleksievich (premio Nobel per la letteratura 2015) a “Racconti dell’Atomica” di Kyoko Hayashi. Al centro la figura femminile come testimone di episodi tragici legati alla guerra e alla criminalità delle scelte umane. I due luoghi all’origine dello spettacolo sono Chernobyl e Hiroshima. Il 26 aprile 1986 scoppia la centrale nucleare di Cernobyl, il 9 agosto 1945 viene lanciata una bomba atomica su Nagasaki per accelerare la resa del Giappone: due capitoli oscuri, due eventi che hanno segnato le coscienze e che qui vengono rievocati attraverso alcune testimonianze/monologhi tra le quali quella di Ljudmila Ignatenko, moglie di un vigile del fuoco, soldati, bambini e da Kyoko Hayashi, una scrittrice ma soprattutto una hibakusha, così si chiamano in Giappone i sopravvissuti alla bomba atomica. La ricostruzione non è degli avvenimenti, ma dei sentimenti attraverso lo sguardo di queste donne testimoni e scrittrici, in un’ideale staffetta per coltivare la necessità della memoria. “I Monologhi dell’Atomica” fa parte di un progetto sulle donne e la guerra dal significativo titolo “Le Imperdonabili”: una serie di studi iniziato da Elena Arvigo nel 2013 su figure di donne, testimoni scomode mitiche e reali, legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili perché, appunto, testimoni scomode della realtà che le circonda. Nelle note dello spettacolo: “Quello che spero di riuscire a restituire è la tragica fatalità di queste umanissime storie. Avvicinare ciò che sembra distante nel tempo e nello spazio per sentire un senso di responsabilità per il futuro. Scrive Svetlana Aleksievich “Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io non stessi parlando del passato ma che stessi annotando il futuro.