Avellino Calcio, le sfide di mister Pazienza

A cura di Carlo Picone – È una sfida non di poco conto quella che ha accettato di giocarsi Michele Pazienza. Il tecnico di San Severo subentrato a Massimo Rastelli alla guida dell’Avellino. Per lui, ex centrocampista di Foggia, Udinese, Bologna, Juventus e Napoli, solo per citare alcuni dei club in cui ha militato da calciatore, si tratta di una svolta fondamentale nella sua giovane carriera di allenatore. Perché quella biancoverde costituisce di sicuro la piazza più prestigiosa, se si escludono gli inizi a Pisa, l’esperienza da dimenticare a Siracusa e l’entusiasmante triennio trascorso a Cerignola, dove è stato protagonista dell’autentico miracolo di una formazione portata dalla serie D fino ai playoff di Lega Pro.

È dunque l’Avellino il vero trampolino di lancio per uno dei tecnici della nuova generazione: quelli che cercano il gioco prevalentemente in chiave offensiva, facendo correre i propri calciatori secondo un dinamismo che coniuga lo spettacolo con la voglia di vincere. Almeno così è stato per la sua Audace che, con i suoi attaccanti, gli inserimenti dei centrocampisti e la costante spinta sulle fasce, ha stupito tutti alla prima apparizione nel calcio professionistico.

Ora la situazione è profondamente cambiata. Pazienza, che ha rifiutato la panchina dell’ambiziosa Reggina relegata per i noti problemi in serie D, ha poco tempo per intervenire sulla precoce crisi dell’Avellino, pomposamente costruito dal duo Perinetti-D’Agostino, ma caduto già due volte contro avversari sulla carta inferiori. Nelle attese della tifoseria biancoverde, è chiamato a invertire una tendenza negativa che si trascina dalla seconda parte della scorsa stagione. E soprattutto deve farlo da tecnico subentrato, che non ha contribuito a costruire la propria rosa.

La prima verifica, nel derby personale con il Foggia, sarà proprio quella relativa alle qualità tecniche e umane a sua disposizione. Se i calciatori biancoverdi saranno all’altezza o meno del suo verbo calcistico, che come abbiamo detto è stato caratterizzato a Cerignola da tre punte in moto perpetuo, sempre pronte alle triangolazioni, mediani che s’inseriscono in avanti, un ritmo sostenuto per tutta la partita con il supporto determinante degli esterni sulle fasce. Ma i giocatori assemblati dal presidente D’Agostino rispondono a tali esigenze? Dall’altra, il nuovo mister non può fallire l’occasione della sua carriera: la grande opportunità di affermarsi in una realtà importante come Avellino, dove la dirigenza ha costruito una squadra per realizzare il salto di categoria.

Quindi, Pazienza ha bisogno innanzitutto di adattare i suoi schemi alla rosa di cui dispone, dando però le prime certezze ad un ambiente assetato di vittorie. Le considerazioni più strettamente tecniche dovranno essere necessariamente rimandate alle prossime gare in calendario, ora conta solo vincere.

Di sicuro, però, c’è grande curiosità sul nuovo Avellino, che non può perdere più colpi.