Giornata mondiale dell’acqua 2023: le osservazioni di Giuseppina Buscaino, referente provinciale del Coordinamento Campano Acqua

Riceviamo e pubblichiamo: Oggi 22 marzo 2023, giornata mondiale dell’acqua, dell’acqua che non viene difesa abbastanza dalle grinfie di rapaci multinazionali. E la siccità rende più appetibile questo settore.

Secondo Legambiente, i corsi d’acqua specialmente al nord  hanno raggiunto uno stato di penuria idrica preoccupante. Il fiume Po in molti punti è prosciugato.  

Secondo Coldiretti la situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrata una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti per la siccità. Come giustamente dice padre Alex Zanotelli, siamo sull’orlo di un baratro. Tutto questo è dovuto alle attività umane, all’inquinamento. Ma si continua imperterriti con gli allevamenti intensivi, gas, petrolio, carbone. Predomina la brama infinita di danaro e di potere delle multinazionali. La concentrazione di CO2 e metano ha registrato un incremento rispettivamente del 38% e del 152% dal 1750. Queste concentrazioni sono tra le più alte degli ultimi 650.000 anni (dato ricavato in base ai carotaggi nel ghiaccio). Ma alle multinazionali non gliene frega niente. Nessuno pensa al benessere del pianeta, ai propri figli, pensano solo a inviare armi per uccidere altri esseri umani e inquinare.

Philiph Alston, relatore speciale dell’Onu ha avvertito che il climate change «potrebbe condurre oltre 120 milioni di persone in più in povertà entro il 2030.

Gli speculatori hanno capito bene che l’acqua del sud è preziosa e quindi se ne stanno appropriando. I politici sono compiacenti, quelli di destra e quelli della sedicente sinistra.

Sempre Alston dice che ci sarà un’apartheid climatico: è il modello sociale al quale siamo destinati nell’ipotesi non vi sia un’inversione di tendenza.

I ricchi hanno i mezzi per sfuggire alla fame “mentre il resto del mondo è lasciato a soffrire”. 

Ma vi è di più. Il governo, col cosiddetto decreto crescita, all’articolo 24 ha imposto la privatizzazione delle fonti d’acqua del Mezzogiorno, allineandosi alle politiche predatorie diffuse sul pianeta.

L’esecutivo, con decretazione d’urgenza, ha posto in liquidazione l’E. i. p. l. i. ( Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia), che gestisce gli impianti interregionali, i grandi adduttori, gli invasi, le traverse e le dighe del Centrosud Italia, sostituendolo con una SpA che consente l’ingresso del privato.

È la privatizzazione dell’acqua più grande d’Europa. L’E. i. p. l. i. nasceva nel 1947 per volontà del presidente della Repubblica provvisorio De Nicola. La prima pietra fu posta dal presidente del Consiglio De Gasperi, che diede il via alle opere, sostenute con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, allo scopo di risollevare la popolazione del Mezzogiorno stremata da una povertà endemica e dal conflitto mondiale.

Il percorso di liquidazione era stato avviato dal governo Monti nel 2011, poi il governo Gentiloni ha programmato la costituzione di una SpA.

I tentativi di privatizzazione della gestione dell’acqua diventano sempre più stringenti, i comuni col ddl concorrenza sono costretti a individuare in breve tempo il gestore unico dell’acqua, pena il commissariamento dei propri poteri.

Il PNRR viene usato come un grimaldello contro chi non privatizza. Delle risorse beneficeranno solo i gestori privati. Ci sono comuni con reti idriche colabrodo che non riceveranno un centesimo.

Draghi come Presidente del Consiglio ha continuato su questa strada e il Governo Meloni lo segue vietando col DDL Concorrenza la gestione dei servizi a rete, ad aziende speciali di diritto pubblico. Per i politici che hanno operato queste scelte, il referendum del 2011 non c’è mai stato e la volontà del popolo non conta niente. Chi conta sono solo le grandi multinazionali che vogliono appropriarsi dei beni comuni a danno di tutti i cittadini.

Hanno separato i distretti di Avellino e Benevento, dicono per alleggerire ACS dalle spese, ma il rischio è che affidino la gestione  delle fonti di Cassano a una SpA come Campania acque che ha dentro Veolia. Tutto questo anche per fare in modo che i comuni beneventani gestiti da ACS passino a Gesesa, la SpA beneventana che contiene la multinazionale Suez. I politici locali e quelli nazionali studiano anche la notte come fare per privatizzare, contro la volontà dei cittadini per favorire le multinazionali.

Giuseppina Buscaino referente provinciale del Coordinamento Campano Acqua Pubblica.