Al Teatro Delle Arti si ride con “Il medico dei pazzi”

Prosegue al Teatro Delle Arti di Salerno la stagione 2022/2023. Sabato 21 (ore 21) e domenica 22 gennaio (ore 18.30), sarà proposta la commedia “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta adattamento e regia Claudio Di Palma, con Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Raffaele Ausiello, Andrea de Goyzueta, Angela De Matteo, Renato De Simone, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Ingrid Sansone, Federico Siano.

La celebre commedia di Scarpetta, capolavoro assoluto di comicità, rivive di nuova luce nell’adattamento diretto da Claudio Di Palma. Siamo negli anni Cinquanta, la  filodiffusione invade per la prima volta i luoghi pubblici con l’intento di pacificare gli animi agitati da un vortice di affannoso arrivismo. Qui ritroviamo le avventure di Felice Sciosciammocca giunto a Napoli per fare visita al nipote Ciccillo che gli ha fatto credere di essere medico e proprietario di una clinica “per matti”. Le frustrazioni, le speranze, le ambizioni degli stravaganti personaggi si trasformano in assolute follie agli occhi dello stralunato Sciosciammocca, regalando al pubblico irresistibili spunti di travolgente comicità.

Note di regia
Occorre riconoscere che in taluni casi le scelte registiche rispondono a quel fenomeno di transitorietà creativa (quando va bene) che prende il nome di suggestione: un’insinuazione sotterranea, un’induzione a volte anche arbitraria. Nel caso del medico dei pazzi, per conseguire le ragioni che hanno spinto allo studio della sua messa in scena, la suggestione ha avuto nome: filodiffusione. Una innovazione tecnologica che arriva in Italia a fine anni ’50 e che determina il tentativo di convertire molti luoghi pubblici, relazionati per lo più al concetto di cittadino come cliente, ad occasioni di piacevole rilassatezza. Alberghi, lidi balneari, negozi, ma anche studi professionali, uffici ricreano ambienti pacificanti attraverso la trasmissione continua di musica a basso volume e in gran parte carezzevole. Una colonna sonora perpetua e sottile il cui andamento muove la necessità di riposare gli animi, di metterli a proprio agio. Animi, invece, all’epoca per nulla propensi all’adagio e agitati piuttosto da un vortice di nuovi interessi quotidiani in cui disinvolto disimpegno ed affannoso arrivismo andavano entrambi assumendo la connotazione del vizio. Una frenesia che porta i segni di un ritmo prevalentemente cittadino a cui la rarefazione della provincia paesana opponeva resistenza inconsapevole. Una discrasia musicale di tempi che evidenziava uno scarto profondo di usi e linguaggi fra i centri e le periferie. Un’ultima frattura prima del processo, neppure lento, certamente inarrestabile dell’omologazione. Ecco! In fondo è tutta qui la sproporzione di identità fra Felice Sciosciammocca da Roccasecca e gli altri (davvero tutti, anche sua moglie). Ecco le ragioni delle sue sorprese, delle sue paure, del suo disorientamento. Ecco, di conseguenza, i motivi della sua comicità: scaturiscono dalla sua inopportunità linguistica, estetica, emotiva. I tic compulsivi, i tentativi di accreditamento sociale dei cittadini che incrocia, pur plausibili, gli sembrano immotivati e folli; capaci di condannarlo ad una sorta di buffa e dolente solitudine. Ecco, infine, le ragioni per rimodulare e ricollocare luoghi e linguaggi della commedia nella fine degli anni Cinquanta accompagnandoli, a questo punto quasi inutile dirlo, dai suoni lontani della filodiffusione.