Tre anni fa nasceva la pizzeria “Napolè” a Edimburgo, in Scozia. Tra innovazione e tradizione, alla ricerca dei migliori prodotti (nonostante la Brexit)

Il sogno di esportare il made in Italy oltre i confini nazionali.

Se guardando fuori dalla finestra non si vedessero quei nuvoloni che sovrastano i mari del nord si potrebbe pensare di trovarsi a Pozzuoli, tra gli scorci meravigliosi che hanno ispirato cantanti e poeti. Invece no, ci si trova a Edimburgo, ben lontano dal profumo dei fiori del limone che quasi costringe a respirare piano. Insomma, migliaia di chilometri separano il Bel Paese dalla Scozia, eppure, entrando a Napolé, si ha la sensazione di trovarsi in Italia. 

All’ingresso della pizzeria si è pervasi da quegli odori e sapori tutt’altro che scozzesi, intrisi di quella tradizione culinaria che il mondo ci invidia. Seduti al tavolo, da una delle due sale del ristorante, è quasi ipnotico vedere il pizzaiolo Antonio che, con movimenti sapienti, trasforma un semplice panetto in una commistione di sapori e colori, senza tralasciare nessun dettaglio. E’ questa la forza dei fratelli Antonio e Fabrizio Baiano: la cura dei dettagli.

Era il 15 dicembre del 2019 quando apriva le porte Napolè, a Edimburgo, in una delle strade principali che collega l’aeroporto alla città’. Antonio, dopo aver terminato gli studi, inizia a lavorare nelle migliori pizzerie napoletane, imparando cosi un mestiere ricco di segreti e tradizioni tramandate di generazione in generazione, in una città complessa, ricca di sfumature e contrasti. Dopo mesi di praticantato (non retribuito), il giovane puteolano, non volendo coltivare il business di famiglia nel mondo dei motori, nel 2015 si trasferisce a Edimburgo, svolgendo varie mansioni. Il seme piantato durante i mesi di lavoro nelle pizzerie, però, continua a crescere e in Antonio aumenta il desiderio di aprire una pizzeria tutta sua. 

Edimburgo, a differenza della capitale britannica, offre sicuramente opportunità diverse, mettendo alla prova la famiglia Baiano nella ricerca di un luogo adatto che potesse ospitare un forno a legna. I costi di esportazione ed installazione di un forno erano piuttosto alti e cosi, senza demordere, i giovani fratelli spulciano bene in città, e trovano una pizzeria che ha già un forno a legna – peraltro costruito proprio a Pozzuoli!

Acquisito il locale dagli allora proprietari, tutta la famiglia Baiano (spinta da Antonio), inizia una nuova sfida, con un’idea di business molto semplice ma vincente: un’ottima pizza al tavolo, servizio curato e pochissimo asporto (solo ritiro). La sfida era già complessa di per sé, specialmente dopo la Brexit, poiché i costi dei prodotti importati sono lievitati notevolmente. Dopo mesi di sforzi per cercare i fornitori che potessero offrire i migliori prodotti, proseguono i tentativi per trovare le giuste farine adatte ad una tipologia di acqua diversa da quella delle zone flegree. 

Nasce cosi una pizza unica, realizzata con un impasto diretto con lievitazione di almeno 24 ore, utilizzando due farine di tipo 00 ed una di tipo 1. Le estremità sono croccanti ma il cornicione è soffice, diversa dalla cosiddetta “ruota di carro” ma differente anche dalla contemporanea. Questa pizza sta nel mezzo, in odore della più tradizionale pizza napoletana ma senza sposare le caratteristiche della modernità (con impasti molto idratati e lievitazioni estremamente lunghe). Si tratta di una pizza molto digeribile, leggera, arricchita da prodotti di prima qualità’, che consentono di definire senza dubbio Napolè la migliore pizzeria della capitale scozzese. 

Dopo qualche mese dall’inaugurazione, quando l’entusiasmo era ancora alle stelle, il Covid approda anche nel Regno Unito, con le conseguenze ben note a tutti, tra lockdown e limitazioni. Il modello di business ideato dai Baiano deve cambiare, ci si deve adattare ad un contesto totalmente diverso da quello immaginato sino ad allora, dovendo cosi cercare nel delivery un’alternativa che consentisse loro di restare sula piazza.

Un’idea chiaramente lontana dalla pizzeria che avevano ideato, ma che presto darà loro la possibilità di farsi conoscere in tutta la città, ordine dopo ordine. A questo si aggiunge il “bake at home”, una pizza appena passata in forno e poi conservata sottovuoto, che può essere congelata, consentendo al cliente di gustare una vera pizza anche senza dover uscire di casa nei freddi inverni a quelle latitudini. 

Post pandemia, eliminate le restrizioni, i clienti che avevano provato l’asporto hanno iniziato a diventare clienti abituali della pizzeria, sempre piena, apprezzando il servizio, la gentilezza della famiglia Baiano (sempre sorridente, ndr) e consapevoli di mangiare una vera pizza, esattamente come quando si trovano in Italia da turisti. La comunità italiana a Edimburgo conosce bene Napolé, punto di ritrovo di connazionali per una cena tra amici o più semplicemente locus amenus quando la nostalgia dell’Italia travolge inaspettatamente.

Un esempio di dedizione, di sapere, di conoscenza e di tradizione. Una storia di difficoltà ma soprattutto di tanti (meritati) successi e soddisfazioni, che dovrebbero incentivare i giovani a cercare se stessi ed il proprio posto nel mondo, anche quando le avversità della vita mettono alla prova l’idea stessa di desiderio e di sogno. 

Davide Esposito