Riceviamo e pubblichiamo – Preg.to Presidente e Preg.ti Capigruppo, vi scrivo a nome del Coordinamento Unitario per chiedervi un
incontro, per sollecitarvi ad assumere urgentemente e direttamente l’iniziativa e per esprimervi tutta la nostra
preoccupazione per l’aggravarsi della crisi nel comparto bufalino e la sempre più evidente incapacità
istituzionale di governo nel dare indicazioni chiare e responsabili.
In Provincia di Caserta sono tre gli elementi principali della nostra preoccupazione. La grave crisi generale
che si sta abbattendo su tutto il settore produttivo agroalimentare del Paese che impatta con il vertiginoso e
sempre più fuori controllo aumento dei costi produttivi; la condizione già di per se drammatica della parte
allevatoriale della filiera colpita negli anni scorsi dal fallimento delle strategie dell’eradicazione messe in
campo dalla Regione; il pasticcio istituzionale in cui si è impantanata l’azione di governo.
Questo terzo aspetto interroga tutti noi su come sia possibile essere arrivati in questa condizione a 6 mesi di
distanza dall’Annuncio della Regione di voler “cambiare verso” aprendo alle istanze degli allevatori e dei
sindaci che chiedevano di passare dalla fallimentare ed inutile strategia della “terra bruciata” contro la BRC
e la TBC imposta “manu militari” contro le aziende e il territorio (con 140.000 animali ammazzati mentre
solo fra l’1 e il 2 per cento erano realmente malati e con le zoonosi che invece di risolversi in realtà
aumentano) a quella “della eradicazione nella prevenzione e nel pieno responsabile coinvolgimento delle
imprese e del territorio” (con la sorveglianza, l’autocontrollo, una strategia adeguata per l’individuazione dei
casi positivi, misure di tutela delle imprese, del territorio, dell’ambiente e della salute)
Come voi sapete abbiamo sempre sottolineato un aspetto che qui vi riproponiamo: la Giunta Regionale,
dopo aver annunciato “la svolta”, avendo assunto alcune delle nostre proposte strategiche che, di per se,
avrebbero dovuto cambiare il segno di una direzione fino ad allora fallimentare (fra queste la vaccinazione e
l’autocontrollo), si era impegnata a “riscrivere il Piano nel confronto con gli attori sociali”. Azione che noi
stessi e tanti altri (fra questi i sindaci) abbiamo salutato positivamente nel merito e nel metodo annunciato,
perché solo con il coinvolgimento pieno degli attori sociali, l’azione istituzionale può cogliere il risultato.
Ma il confronto non c’è stato. O meglio: le uniche occasioni di confronto sono state quelle offerte dal
Consiglio Regionale mentre la Giunta Regione ha preferito ritrarsi “ascoltando” solo una parte dei soggetti
in campo; in particolare ha ascoltato solo le Organizzazioni che hanno condiviso le sue scelte (in una sorta di
autismo da propaganda) e le indicazioni di quel Gruppo di “esperti” nominato con delibera il 2021 sulla
ipotesi che il Piano non sarebbe cambiato. Gli stessi “esperti” che, essendo già stati gli ispiratori del vecchio
fallimentare Piano, hanno, se pur con differenze interne, assunto da sempre posizioni ufficiali contro il
cambiamento del Piano. A dire la verità, più che “ascolto” in questo caso dobbiamo, a nostro avviso, parlare
di “dettatura” delle condizioni dei tecnici alla politica.
Oggi non possiamo che rilevare come questa strategia abbia fallito e stia diventando estremamente
pericolosa. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti: un Piano adottato i primi di Marzo, modificato con una
determina poche settimane dopo, per cui sono state necessarie note chiamate “errata corrige” cui si
aggiunge, in questi giorni, la circolazione di un documento che dovrebbe proporsi come “note attuative e
integrative” ma che, in realtà, smentisce le intenzioni; in tre mesi è già stato toccato, cambiato e stravolto più
volte di fronte alle molte critiche ricevute essendo un piano inapplicabile, contraddittorio e pericoloso.
Pericoloso anche perché, invece che imboccare una via chiara (sterminio o prevenzione? Coinvolgimento
pieno o imposizione militare?) tiene insieme approcci diversi condannando il Piano al fallimento e
producendo confusione fra gli operatori chiamati a gestirlo, le imprese, gli attori sociali.
Eppure la via maestra da seguire è chiara: aprire un confronto senza preconcetti nel tentativo di difendere le
posizioni di chi ha già fallito abbandonando la via confusa di aggiungere periodicamente “note esplicative
che non risolvono ma aggiungono problemi”. Basta, cioè, applicare quello che è previsto dai regolamenti
comunitari e che hanno dato ampi risultati positivi in tante situazioni senza la velleità di “interpretarli”
Consideriamo fondamentale, nell’interesse della stessa credibilità dell’azione di governo e delle istituzioni,
fare chiarezza e, per questo ci chiediamo: “Chi decide”? Un gruppo di “esperti che continueranno a dettare
le condizioni alla politica considerando il Piano come affare personale indisponibili a prendere atto della
scelta del cambiamento?” o è la politica che nella pienezza delle sue prerogative costituzionali dopo aver
ascoltato le diverse posizioni in campo (sociali, sindacali, scientifiche) assume la responsabilità che una
democrazia matura richiede? ”La Giunta è libera nell’esercizio del suo ruolo di governo? C’è qualcuno che
sta cercando di condizionare il Presidente De Luca e se si, chi e per quali interessi?”.
Abbiamo, anche recentemente dovuto sottolineare come sono irresponsabili e inopportune, per esempio, le
dichiarazioni del Dott. Antonio Limone, responsabile dell’IZSM che invece di facilitare la riforma che porta
ai risultati positivi, continua a riproporre con toni inaccettabili e offensivi per la dignità degli allevatori e dei
cittadini un modello di intervento che ha già dato ampia prova di avere ampiamente fallito.
La stessa nomina del Commissario Straordinario per l’applicazione del Piano (di cui comunque
sottolineiamo i confini non chiari sul piano istituzionale e politico) corre il rischio di essere l’ennesima
possibile occasione mancata se non si definisce un Piano condiviso ed efficace da applicare.
Preoccupati della situazione, riaffermiamo come prioritario l’obiettivo di ristabilire un clima di fiducia e
collaborazione piena fra le istituzioni, i cittadini e gli allevatori. Perché questo accada, nel mentre vi
sottolineiamo la nostra piena disponibilità a collaborare alle soluzioni, non possiamo che invocare la
chiarezza e la trasparenza delle scelte che la politica deve mettere in campo e che finora sono mancate.
Per questo, ci appelliamo a voi, al Consiglio Regionale della Campania, di cui abbiamo apprezzato i segnali
di ascolto e la disponibilità al confronto, oltre che il tentativo di tenere aperta una via istituzionale che
consideriamo decisiva per superare quelle che il Vicepresidente Bonavitacola ha definito “incomprensioni”.
Ci appelliamo a voi per esortarvi a scendere pienamente in campo esercitando i vostri poteri. Del resto, il
Piano contro la Brucella e la TBC, avendo un carattere di programmazione e tenendo insieme obiettivi,
strumenti e misure che vanno oltre la vicenda sanitaria, è di competenza proprio del Consiglio Regionale.
Riportare il confronto nella sede competente del Consiglio Regionale sarebbe un primo segnale per
ricostituire le condizioni di trasparenza indispensabili a rasserenare gli animi ed eviterebbe, per altro,
ulteriori azioni nelle sedi di diritto per far valere la correttezza degli iter istituzionali.
Il Presidente del Consiglio ha già incardinato un primo percorso utile convocando le due Commissioni
Congiunte (Agricoltura e Salute) con “potere deliberante”. Diversi consiglieri con loro atti, interpellanze e
interrogazioni chiedono di fare chiarezza.
Vi chiediamo di proseguire e rafforzare questi percorsi fino ad arrivare ad una discussione in aula ma, anche,
di istituire un tavolo di lavoro aperto alle realtà sociali ed ai sindaci del territorio per confrontare le soluzioni
condivise di cui abbiamo bisogno; un tavolo garantito dalla vostra pluralità e dalla forza del vostro mandato.
Un tavolo di trasparenza vero, garantito dal Consiglio Regionale è per noi, oggi, il luogo più autorevole per
riportare nella correttezza istituzionale il confronto per la ricerca delle soluzioni.
Speriamo, anche in ragione dell’addensarsi di molti problemi e dei molti segnali di crisi che stiamo
rilevando, di poter essere ricevuti nel più breve tempo possibile per potervi presentare direttamente le cinque
proposte che abbiamo avanzato pubblicamente e che consideriamo decisive per avviare a soluzione la crisi.
Vi giriamo, anche, l’invito a partecipare la sera del 22 giugno ad una importante iniziativa ad Aversa in cui,
fra l’altro, presenteremo il nostro piano per “ricostruire la fiducia con le istituzioni” e convocheremo la
manifestazione nazionale dal titolo TIPIACELAMOZZARELLA? ALLORASALVIAMOLEBUFALE.