Non ha paura che la computer graphic soppianti il suo mestiere, quello di scenografo, o – come preferisce chiamarlo – di “production designer”. E confessa: “Il segreto? Un lavoro certosino di studio e approfondimento di usi, costumi, architetture e atmosfere del periodo in cui è calato il film”. Allan Starski, premio Oscar per la scenografia di Schindler’s List, riceve a Ischia il premio alla carriera, applaudito dal pubblico della Cattedrale diroccata dell’Assunta, sul Castello aragonese, teatro della diciannovesima edizione dell’Ischia Film Festival. “Quest’isola è fantastica, è la mia quinta volta: l’ho scoperta grazie al film ‘Il talento di Mr Ripley’”, aggiunge.
Poi, però, racconta di un grande rimpianto: “La mancata realizzazione di un progetto con Roman Polanski, con il quale avremmo dovuto realizzare un film su Pompei ed Ercolano, che è il sogno di ogni scenografo e di chiunque coltivi il senso della bellezza. Avevo anche effettuato i sopralluoghi, del resto sono legatissimo alla Campania. Ma sarebbe stata una produzione onerosa, e in Europa non ci sono budget così significativi. In più Roman non scende a compromessi: così abbiamo dovuto rinunciare”.
Con la pandemia Starski ha dovuto ‘congelare’ alcuni progetti: “In particolare avremmo dovuto girare un film su Marlene Dietrich, cercando in particolare luoghi che si prestassero al racconto e avevo pensato anche alla Spagna e a Ischia per ricostruire la Hollywood degli anni ’30. Il segreto per un location manager? Non lasciarsi sedurre dai luoghi perché belli, ma cercare anzitutto che siano funzionali alla storia e alle esigenze del regista”.
Starski ha accompagnato la proiezione di “Oliver Twist”, film di Roman Polanski del 2005: “Un progetto bellissimo e di cui sono orgoglioso: per ricostruire la Londra di Dickens della prima rivoluzione industriale ho dovuto attingere agli archivi del British Museum. Un lavoro certosino e attento: fare il production designer a certi livelli richiede approfondimento e cultura generale. Poi, però, possiamo anche prenderci anche qualche licenza”.
La terza serata del Festival ha visto ospiti anche la giovane regista Giorgia Farina, che ha presentato al pubblico il suo “Guida romantica a posti perduti” e, a seguire, Alessandro Grande che in Piazza d’armi ha raccontato i retroscena del suo primo lungometraggio, “Regina”. “Ho rischiato tantissimo per fare il film che avevo in mente – ha dichiarato Grande – Ho rischiato tanto girando il mio primo lungometraggio nelle montagne calabresi. ‘Regina’ racconta di una figlia che perde il suo punto di riferimento, il padre. E l’ambientazione in una Calabria gelida aiuta la narrazione. Mi sembrava doveroso dare della mia terra un’immagine nuova, ma farlo con cognizione di causa.”
La Cattedrale dell’Assunta ha fatto da cornice alle anteprime “Return to Toyama” di Atsushi Hirai e “The God” del regista coreano Shim Ik Tae. Infine, Case del Sole ha ospitato “Estate povera” introdotto dal regista Andrea Piretti, il cortometraggio “His death” diretto da Avishai Sivan, raccontato dall’interprete Dvir Mazia e, in chiusura, “Erotica 2022 – 5 different story” delle registe polacche Anna Kazejak, Anna Jadowska, Kasia Adamik, Jagoda Szelc e Olga Chajdas.