Napoli – Il Cinema Arcobaleno, dopo alterne vicende, tra cui la chiusura del 2014, è attualmente tornato ad essere un polo di attrazione per la vita dei vomeresi ed è sopravvissuto anche perché ha cambiato schema, divenendo multisala. E’ in questo cinema che “Piccole donne” (dic. 2019)[1], ha trovato spazio nella sala uno, preso d’assalto dai vomeresi.
Il Vomero è, da sempre, un luogo dedicato ai centri di interesse sociale e alla cultura. Fu al Vomero che nei primi anni del Novecento, presero il via due tra le prime case di produzione cinematografiche italiane. Parliamo della Partenope Film (prima chiamata Fratelli Troncone & C.), di Guglielmo, Vincenzo e Roberto Troncone nata nel 1906 (attiva per circa vent’anni, con sede e teatri di posa in via Solimena), e della Polifilms di Giuseppe Di Luggo, fondata nel 1915, con sede in via Cimarosa. Ricordiamo che la prima sala cinematografica venne aperta nel 1913, il Cinema “Ideal”, in via Scarlatti. Oggi al suo posto vi è un grande megastore.
Tornando a “Piccole donne” (nel film attuale interpretate da Emma Watson, Eliza Scanlen, Florence Pugh e Saoirse Ronan), in origine è un libro del 1868 di Louise May Alcott, certamente uno dei più letti dalle generazioni del passato e che vanta lettori anche oggi. Questo spiega come possa essere stato compreso dal pubblico questo film della regista Greta Gerwig, giacché, pur entrando all’inizio del primo tempo, si ha la sensazione di essere stati “gettati” nel mezzo del racconto. Bella la scenografia, ottimi i costumi, splendide le immagini, però, se non si conoscessero i personaggi e la trama della storia, non si riuscirebbe a seguire la trama, come si fosse in un romanzo scritto con la tecnica del flusso di coscienza, dell’Ulisse di Joyce, laddove ci ritroviamo in una narrazione senza segni di interpunzione che segue il flusso dei pensieri di qualcuno. Di un qualcuno che, forse, è il regista, come sceneggiatore.
Il mondo è visto al femminile, Jo non si può non riconoscerla, giacché appare già nelle prime immagini del film alle prese con i tentativi di pubblicazione delle sue opere; Amy, Beth e Meg, invece, occorre inseguirle, per rintracciare il filo del passato e del presente, di storie cominciate o già in piena azione, mentre della guerra di Secessione (così come nella storia scritta), si intravede ben poco.
Nella letteratura molti non si fermati alla lettura di “Piccole donne”, hanno letto anche “Piccole donne crescono”, “Piccoli uomini”, “Buone mogli” e “I ragazzi di Jo”. Certamente tanti lettori appartengono alle classi dal 1949 al 1960. Dal modo con cui il pubblico in sala partecipava con silenzi, risate, singulti e brevi frasi, ci si può rendere conto che, in qualche modo, riusciva a seguire un tracciato, benché risultasse difficile anche comprendere le fasi della malattia di Beth, che nel film come nel racconto, si salva dalla scarlattina, però muore lo stesso. (in realtà la sorellina della scrittrice morì proprio a causa della scarlattina).
Little Women, nella versione americana, è un romanzo diviso in due parti, mentre da noi è stato pubblicato in due volumi separati, Piccole Donne e Piccole Donne crescono.
Jo, così come viene vista dalla regista Greta Celeste Gerwig, è una femminista ante litteram, che pone in primo piano il diritto della donna di vivere la propria vita senza doversi appoggiare ad una figura maschile, però, nel film come nel romanzo, alla fine si innamora e si sposa. Cosa che non accade alla scrittrice stessa, dato che non le si riconosce una vita amorosa, poiché la scrittrice rimase nubile. Forse seguendo l’idea della zia, sorella del padre (nel film la sempre stupenda Meryl Streep). Femminista lo era: sostenne attivamente il movimento a favore dell’abolizione della schiavitù e il movimento femminista, collaborò come giornalista nel The Woman’s Journal. Si batté per il diritto di voto alle donne e fu la prima donna a votare nella cittadina di Concord. Come scrittrice fu una ammiratrice e prese esempio dalle sorelle Brontë e da e Goethe. Nel 1848 lesse e fece sua la “La dichiarazione dei sentimenti” elaborata dalla Seneca Falls Convention in cui si rappresentavano i diritti delle donne.
Ricordiamo i film precedenti (con una struttura più lineare, dati i tempi): Piccole donne (Little Women), del 1933 diretto da George Cukor; indicato tra i migliori dieci film dell’anno dal National Board of Review of Motion Pictures, nel 1933.
Piccole donne (Little Women) del 1949, diretto da Mervyn LeRoy, che ha come protagoniste June Allyson nel ruolo di Jo, Janet Leigh in quello di Meg, Elizabeth Taylor in quello di Amy e Peter Lawford nel ruolo di Laurie. Remake del film del 1933 con molte analogie con la precedente versione.
Piccole donne (Little Women) del 1994, diretto dalla regista australiana Gillian Armstrong, che intascò al botteghino 50,1 milioni USD; interpreti e personaggi: Winona Ryder, Jo March; Trini Alvarado, Meg March; Claire Danes, Beth March; Samantha Mathis, Amy March anziana; Kirsten Dunst, Amy March giovane; Gabriel Byrne, Friedrich Bhaer; Christian Bale, Laurie; Eric Stoltz, John Brooke; John Neville, Signor Laurence; Mary Wickes, Zia March.
E’ evidente che, pur se a distanza di più un secolo e tante generazioni, questa storia ambientata nel New England, dove vive la famiglia March, con le quattro sorelle e i loro genitori, tiene ancora desto sia l’interesse romantico che quello sociale di quanti si ritrovano e si sono ritrovati, di volta in volta, a seguire la vita di queste fanciulle, che, pure, sono diversissime da quelle che si sono succedute nei decenni dopo di loro. Qualcosa dunque dei desideri, dei sogni, delle aspirazioni di Jo, Amy, Beth e Meg, sopravvive nel tempo.
[1] Attori: Emma Watson, Saoirse Ronan, Timothée Chalamet, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Meryl Streep, Bob Odenkirk, Chris Cooper, Louis Garrel, James Norton, Abby Quinn, Tracy Letts