Nell’Istituto d’Istruzione Superiore Ruggero II la due giorni su “Cittadinanza e Costituzione”

E’ iniziata oggi presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Ruggero II, guidato dal dirigente Francesco Caloia, la due giorni su “Cittadinanza e Costituzione” che vede come ospite illustre il Procuratore Emerito della Repubblica, Benito Melchionna. L’evento giunge a conclusione di un percorso avviato già da tempo dalla scuola arianese. Una iniziativa che termina con l’incontro tra gli studenti ed un magistrato, originario di Castel Baronia, che ha ricoperto ruoli importanti all’interno della Magistratura. Ad introdurre i lavori a partire dalle 9,30 sarà il prof. avv. Gennaro Puca. Moderatrice la prof.ssa avv. Helga Paolucci. “Si tratta – ha commentato Caloia – di un’importante iniziativa che vede coinvolte le classi dell’ultimo anno di tutto il Ruggero II. Le ultime disposizioni ministeriali includono tra le materie d’obbligo del colloquio di maturità la disciplina “Cittadinanza e Costituzione”. Sembra perciò opportuno offrire alla riflessione dei maturandi – nel quadro del loro laboratorio formativo – un dialogo aperto agli interrogativi culturali e giuridici connessi alle suddette materie (che meriterebbero d’essere istituzionalizzate). L’analisi ragionata delle questioni attualmente dibattute intorno ai temi della cittadinanza e dei principi costituzionali è infatti presupposto necessario per la responsabilizzazione individuale e sociale dei giovani. I quali vanno maieuticamente assistiti nel passaggio critico verso la “maturità”, per armonizzare anzitutto “la parola che nomina il mondo e il gesto che nel mondo agisce” (Dante)”. Di seguito un’intervista realizzata dagli studenti al Procuratore Melchionna. La cittadinanza (status civitatis) è attribuzione fondativa e identitaria, per condivisione di lingua, tradizioni, regole sociali, diritti-doveri, ecc., di una popolazione stabilita in un territorio riconosciuto politicamente (da polis, città) come Stato indipendente. Di regola la cittadinanza (da civitas, città, civiltà) si acquista in sorte per discendenza “di sangue” – ius sanguinis, cioè per nascita (da cui nazione) da genitori cittadini (pater, patria). Alcuni ordinamenti giuridici riconoscono la cittadinanza anche a chi nasce comunque da genitori stranieri nel “territorio” (o suolo, ius soli) dello Stato.

Nell’attuale contesto geopolitico, minacciato da un non regolato fenomeno migratorio e da violenti “scontri di civiltà”, ritenete opportuno riconoscere la cittadinanza allo straniero che risiede in Italia e dimostri inclusione/integrazione culturale (ius culturae)?

“Prima dell’era moderna gli agglomerati rurali e urbani erano confinati e fortificati per timore dei rivali che occupavano l’altra riva o che giungevano dal mare. Con il progredire della civiltà, strade, ponti e porti hanno agevolato lo scambio economico e culturale con gli altri. Tale “apertura” è frutto della condivisione di un catalogo di diritti umani, derivato dall’antico “diritto delle genti”, vigente già nei primi ordinamenti marittimi”.

Riflettendo sull’ipnosi di nuove paure e sui fenomeni di razzismo e di sovranismo-suprematismo, ritenete che sia giusto o invece deviante e fonte di ulteriori conflitti puntare sul primato degli italiani, negando accoglienza diffusa e discriminando i diversi e gli stranieri migranti?

“Nell’attuale villaggio globale, segnato dalla serializzazione della conoscenza e dalla brutalità, si registra il fallimento della utopia del cosmopolitismo, cioè dell’ideale che considera tutti gli uomini cittadini di una stessa patria. Constatiamo anche la inefficacia delle Convenzioni e dei Trattati sovranazionali scritti nel vano obiettivo di governare il dis-ordinemondiale attraverso la democrazia recitativa deviata”.

Riflettendo sul contrastato percorso dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea verso traguardi di pace globale e di democrazia paritaria, ritenete ancora praticabili e/o necessari per le nuove generazioni il rafforzamento dell’ONU e il riconoscimento della cittadinanza (attiva) unica europea?

“Il 26 maggio 2019 i cittadini europei (inglesi compresi, dato il “pasticcio” Brexit) eleggono per la nona volta (dal 1979) i deputati (76 per l’Italia) del Parlamento europeo. Oggi è più che mai fondamentale capire cos’è, come è fatta e a cosa serve l’UE. A questo riguardo può anzitutto giovare l’analisi, anche critica, della sua storia, dal Manifesto di Ventotene(1941) fino al Trattato di Dublino in vigore dall’1 dicembre 2009. È inoltre importante conoscere (v. sito www.iovoto.eu) le Istituzioni e il funzionamento degli Organi dell’UE (Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio dei Ministri dell’UE, Commissione europea, Corte di Giustizia, ecc.)”.

L’art. 1 Cost. stabilisce che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La Repubblica si fonda dunque sulla democrazia, ossia sulla partecipazione attiva e informata del popolo per giungere a scelte politiche condivise. La sovranità popolare è però necessariamente delegata alla rappresentanza eletta in Parlamento, che pertanto assume un ruolo centrale nel quadro della divisione bilanciata dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). Attualmente anche in Italia tendono ad affermarsi correnti ideologiche ispirate al populismo e al sovranismo (eredi del nazionalismo); movimenti che pretendono di attingere il potere direttamente dal popolo (magari tramite consultazione via web), espropriando di fatto la democrazia parlamentare.

Ritenete che ciò possa portare a rafforzare o, al contrario, a indebolire la normale dialettica democratica?

“Lo stesso art. 1 Cost. afferma che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” e diversi altri articoli (4, 35-40) riconoscono il diritto-dovere al lavoro. La recessione economica e la crisi finanziaria hanno però ora creato disoccupazione e rancore tra le diverse classi sociali”.

Quali sono a vostro giudizio le politiche necessarie ad incentivare soprattutto l’occupazione giovanile, al di là dell’assistenzialismo parassitario che ad es. sembra caratterizzare il reddito di cittadinanza?

“L’offerta formativa e la metodologia didattica della scuola (senza “note”?) sono superate dai veloci cambiamenti dell’era digital-robotica. L’inadeguatezza riguarda sia i modelli di conoscenza teorica basata sulla selezione formale, sia le abilità pratiche richieste per intrecciare relazioni corrette e per gestire le innovazioni di Industria 4.0 e dell’intelligenza artificiale nelle professioni, nei mestieri e nei servizi. Per colmare questo gap, la legge (n. 107/2017) sulla “buona scuola” ha, tra l’altro, introdotto l’obbligo parziale dell’alternanza scuola-lavoro”.

La scuola (dal gerco-latino = tempo libero, studio) è per definizione il luogo della mente dove i giovani si formano alla curiosità dei saperi. L’attività pratica invece è diretta agli scambi commerciali e agli affari (negozio, dal latino nec-otium). Pensate che la sperimentazione scuola-lavoro sia davvero utile anche per gli indirizzi umanistici?

“L’art. 2 Cost. stabilisce che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, a cominciare dalla vita e dalla dignità personale. Tali diritti preesistono alla Costituzione e sono ri-conosciuti anche dalla Dichiarazione universale ONU (1948), dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU, 1950) e dai Trattati dell’Unione Europea. Lo stesso art. 2 Cost. affida poi l’ideale astratto dei diritti dell’uomo e lo sviluppo della “persona” alle formazioni sociali create dal basso (famiglia, scuola, contesti lavorativi, ecc.); proprio per questo è richiesto l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Quali sono tuttavia secondo voi le cause che di fatto cagionano nel mondo la sistematica violazione dei diritti umani “inviolabili”, e ostacolano comunque la loro effettiva piena realizzazione?

“La Costituzione (art. 3) garantisce l’uguaglianza formale di tutti i cittadini “davanti alla legge”; promuove altresì l’uguaglianza sostanziale tesa a rimuovere gli ostacoli che “di fatto” impediscono il pieno sviluppo della personalità umana. La Carta definisce poi “inviolabile” la libertà personale fisica e morale (art. 13). L’uguaglianza non va tuttavia confusa con il principio di equità, basato invece sul merito e il demerito di ciascuno. A sua volta, la libertà personale incontra precisi limiti nel rispetto della libertà altrui e dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

Premesso che tutti i valori costituzionali sono considerati di pari rango, pensate che venga prima l’uguaglianza o la libertà? In ogni caso, come possono armonizzarsi tra loro il principio di uguaglianza (pur nelle diversità) e quello di libertà personale, intesa come “liberazione” dai pregiudizi e da ogni forma di intolleranza?

“Nell’attuale convulso laboratorio sociale, sempre più aperto ai venti del cambiamento, sembra affievolirsi il rispetto del catalogo dei diritti e (soprattutto) dei doveri indicati nella Costituzione. Per spiegare questo fenomeno, molti analisti indagano la crisi dei due principi cardine della società: quello di responsabilità (etica e giuridica), e quello di autorità. Quest’ultimo appare ora smarrito per manchevolezza delle stesse rappresentanze istituzionali e all’interno delle sfilacciate formazioni sociali”.

A vostro giudizio è meglio seguire il metodo improntato al lassismo libertario (pur responsabile), oppure è da privilegiare la relazione educativa basata sul rigore normativo e sull’esempio virtuoso degli adulti?

“La legalità coincide per definizione con il rispetto della legge, intesa come complesso di regole formali uniformate ai principi della Costituzione. È bene però tenere distinto il diritto, basato su contingenti convenzioni, dalla giustizia quale virtù cardinale e valore universale. L’ordinamento giuridico sembra ora sbilanciato tra prevenzione e repressione delle diverse forme di illecito: da un lato si assiste a una sorta di giustizialismo forcaiolo, dall’altro a un inconcludente modello improntato al buonismoindulgenzialismo”.

D. Nel sopra descritto contesto, secondo voi, potrebbe svolgere un ruolo evolutivo del diritto la tras-gressione innovativa delle regole ritenute superate, allo stesso modo della funzione storica svolta dalla disobbedienza civile e dalla contestazione (“umanitaria”?) non violenta?

“Nel quadro della divisione dei poteri, la Costituzione (artt. 101 – 113) attribuisce alla magistratura il controllo della legalità attraverso il giusto processo (art. 111 Cost.). La concreta amministrazione della giustizia (o meglio, del diritto) è però spesso oggetto di contestazione anche da parte dell’opinione pubblica. Queste obiezioni sono in genere attribuite sia ai tempi biblici dei processi, sia a talune decisioni discrezionali che appaiono non motivate da valutazioni di buon senso”.

Premesso che in base all’art. 104 Cost. “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, pensate che si possa rimediare alle lamentate disfunzioni dei tribunali riaffermando il primato della politica sull’organizzazione giudiziaria? O che, al contrario, sia preferibile dare alla magistratura maggiori risorse e inoltre selezionare meglio e responsabilizzare i giudici anche sul piano disciplinare attraverso un “riformato” Consiglio superiore della magistratura?

“La Costituzione del 1948 (art. 9) tutela il paesaggio (e il patrimonio storico e artistico della Nazione), ma non si occupa del valore-ambiente, che è menzionato solo come materia da distribuire tra le competenze legislative dello Stato e delle Regioni (art. 117). Negli ultimi decenni il modello lineare di sviluppo economico predatorio (“produzione-consumo-rifiuto”), ha portato al sovrasfruttamento delle risorse ambientali non riproducibili (acqua, aria, suolo). È stato così tradito l’obiettivo dello “sviluppo sostenibile” basato sull’economia circolare e sulle fonti rinnovabili pulite, necessarie a preservare i beni ambientali per le generazioni future. Per smuovere la totale insensibilità dei Governi in merito alle disastrose conseguenze del cambiamento climatico, viene ora enfatizzato il coraggioso intervento alla Conferenza sul clima (Polonia, 4 dicembre 2018) di Greta Thunberg”Premesso che eco-nomia ed eco-logia sono entrambe poste a custodia della nostra unica “casa” (dal greco “oikos”) e che la Costituzione tutela sia la salute (art. 32) sia la libertà dell’impresa economica (art. 41), ritenete possibile il matrimonio tra ecologia e mercato, tra profitto ed ecosistema? Visto poi che la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per l’inquinamento dell’aria, cosa pensate di fare in concreto, al di là dell’adesione ai movimenti pro Greta, per cercare di salvare la vita sul pianeta, a cominciare dalle vostre piccole scelte, e per indurre gli adulti (che tanto vi amano!) a smetterla di “rubarvi” il futuro?

“Ispirandosi alle condizioni particolari di autonomia previste dall’art. 116 Cost. a favore delle cinque Regioni a statuto speciale, alcune Regioni ordinarie del Nord (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), all’esito di referendum popolari locali, chiedono forme di autonomia “differenziata” (o rafforzata). L’obiettivo è di ottenere nuove competenze legislative nei confronti dello Stato nelle materie indicate nel sopracitato art 116 Cost”