“Sono un uomo nero e peso più di cento chili. E gli uomini neri non piangono”. Si presenta così Len Cooper nella sala del Centro Europeo di Studi sulla devianza minorile di Nisida, solo posti in piedi, per raccontare a giovani che si sono smarriti e che devono ritrovare la loro strada, la sua storia di riscatto e di coraggio.
Scrittore e giornalista con un ruolo di primo piano presso il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, Len Cooper ha parlato ieri 28 febbraio nel corso dell’evento promosso dalla Federazione Italiana Donne Dottori Commercialisti ed esperti contabili – Fiddoc e patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, della storia narrata nel libro autobiografico “The Children of my knee” (Createspace Independent Pub ed.), dove narra i soprusi subiti da un ragazzo nero americano nato a Birmingham (Alabama) nel periodo più buio della segregazione. La sua è una storia di riscatto e di coraggio.
“Tutti i giorni della mia vita – ha affermato Len Cooper – vedevo pile di fuoco bruciare, vivevo in una città in cui essere nero era una colpa, al centro del mio quartiere avevano messo una discarica. Poi nella vita ho incontrato persone che mi hanno aiutato, che hanno creduto in me e fatto capire che la vita può essere cambiata”. “Ho scelto di perdonare. L’amore perdona sempre”, conclude. E, contrariamente a quanto annunciato prendendo la parola, il viso delle scrittore americano è bagnato lacrime di commozione.
“Nelle mie esperienze di volontariato – ha affermato nel suo intervento Fortuna Procentese, docente di Metodologie dell’intervento in psicologia di comunità della Federico II – ricordo la difficoltà di comprendere la violenza ed è un tema centrale nel libro di Cooper. Le frasi finali del libro, ‘Ora non so se Dio mi può ancora aiutare. Io non so se posso ancora credere in Dio, so di credere nelle persone’, è una frase che fa capire l’importanza delle relazioni, della possibilità di aver fiducia nel prossimo, è questo ciò che salva da contesti altrimenti dominati solo da violenza”.
La testimonianza dello scrittore americano si iscrive nell’ambito del “Black History Month”, ricorrenza osservata negli Stati Uniti per promuovere lo studio e la conoscenza della cultura africana all’interno della scuola pubblica e per sensibilizzare l’opinione pubblica all’integrazione e alla comprensione del “diverso” come antidoto all’emersione di nuove derive razziste.
Insieme a Len Cooper sono intervenuti Gianluca Guida, direttore dell’istituto Penale Minorile di Nisida, Samuele Ciambriello, Garante campano delle persone private di libertà personale, Antonella La Porta, Presidente della Fiddoc – Federazione italiane donne dottori commercialisti ed esperti contabili e Fortuna Procentese, docente di Metodologie dell’intervento in psicologia di comunità – Università degli studi di Napoli Federico II.