Perché chi è “dentro” non sia escluso. Animata da questa convinzione la Fondazione Premio Napoli, in collaborazione con il portale NapoliClick, ha avviato nel 2016 un laboratorio di poesia e scrittura creativa, che ha coinvolto 25 detenuti del penitenziario di Secondigliano. Impegnati in un lungo lavoro sulla lingua e sull’interpretazione e in un serrato confronto con i classici, da Palazzeschi a Sanguineti, da Dante a Dylan Thomas, si sono infine misurati con la stesura dei versi. Versi come riscatto, libertà. Versi come sfogo dell’anima, segnale di esistenza dal “mondo di dentro”. Versi raccolti nella nuova silloge “Poeti da Secondigliano”, appena pubblicata per i tipi di “Ad Est dell’Equatore” e realizzata dalla Fondazione Premio Napoli al fine di incoraggiare la produzione culturale e favorire la lettura, il dibattito e la scrittura nel centro penitenziario partenopeo.
La poesia è vissuta come un sogno, un ricordo. Conduce alla verità della coscienza individuale e supera ogni barriera. Diventa un potente medium per mettere in relazione il dentro e il fuori, il personale e il sociale. “Poeti da Secondigliano” è solo l’ultimo tassello di un percorso avviato dalla Fondazione da più di quindici anni con il coinvolgimento dei detenuti dei penitenziari napoletani nei “Gruppi di lettura”. “La madre, l’amore, la detenzione, la notizia della morte del proprio genitore durante la reclusione, la tristezza del detenuto che può diventare un elisir universale per imparare a godere delle bellezze naturali del mondo sono i temi ricorrenti di un incantevole lavoro di ricerca progressivo e complesso”, spiega Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli.
“Dovrebbe risultare normale e non eccezionale – prosegue Ciruzzi – l’attività di connessione che la Fondazione pone in essere da tanti anni tra il carcere e il territorio circostante, attraverso la diffusione di preziosi stimoli culturali finalizzati all’attuazione del precetto costituzionale, il solo che giustifichi l’esistenza dei reclusori. Da avvocato penalista gioisco all’entusiasmo che trasuda con evidenza dalle parole dei curatori del laboratorio, impostato con immediata intelligenza con i detenuti di Secondigliano, evitando da subito di contribuire a confezionare ‘abiti poetici omologati’. Non c’è nulla di più inutile, se non umiliante, che indurre detenuti giustamente in cerca di permesso premio a imitare come robot senz’anima l’attore che recita o il poeta che declama. Di contro, è la costruzione del senso critico e l’affinamento delle sensibilità lo scopo principale di un laboratorio davvero evolutivo”.
Marco Casale, vicedirettore della casa circondariale di Secondigliano, cita Josif Brodskij: “Il carcere è in sostanza limitazione di spazio compensata da eccesso di tempo. L’amministrazione penitenziaria ha il compito di qualificare questo eccesso di tempo e grazie alla sinergia creatasi con la Fondazione Premio Napoli, le associazioni e i volontari che hanno aderito al programma ‘Napoli dentro e fuori’, siamo riusciti a raggiungere pienamente questo obiettivo”.
Al laboratorio, in qualità di docenti, hanno partecipato sette tra studiosi, ricercatori e poeti. Sono Emanuele Canzaniello, Carmine De Falco, Paola De Gennaro, Bernardo De Luca, Carmen Gallo, Ida Grasso e Ferdinando Tricarico, che firmano anche alcune poesie raccolte nel libro e sottolineano nella prefazione: “Il volume è l’esito delle sessanta e passa ore vissute dai detenuti assieme ai docenti che, a titolo volontario e gratuito, hanno speso energie e conoscenze, sempre contando sulla disponibilità straordinaria di dirigenti, polizia penitenziaria ed educatori. Accantonando da subito le lusinghe del “laboratorio criminale”, abbiamo lasciato che la poesia scorresse dentro e fuori lo spazio e i corpi abitati, per imparare a conoscerla nelle sue forme, per sentirla e misurarne le infinite potenzialità di arte, formazione e scambio, di cui c’è bisogno come l’ossigeno nelle carceri”.
Il libro, che presenta in copertina un dipinto di Carmine Rezzuti dal titolo “Sognare a occhi aperti”, si conclude con un intervento di Gabriele Frasca. “Attendiamo fiduciosi – osserva Ciruzzi – che siano le istituzioni a sollecitare l’intervento della Fondazione Premio Napoli al fine di riattivare interventi culturali di qualità sul carcere, fondamentali per l’effettiva attuazione dell’art. 3 comma 2 della Costituzione italiana”.
I “Poeti da Secondigliano” sono Antonio Acunzo (che firma “Se potessi avere” e “Terra rossa e calda”), Michele Aletta (“Un perfido intrigo” e “La mia poesia”), Salvatore Baldassarre (“Vivo la vita a piccoli sorsi” e “Buio”), Amor Belarbi (“L’alba” e “Tentazione”), Domenico Cante (“In morte della madre”, “Al mio amore” e “T’amerò in eterno”), Rosario Curatoli (“Orizzonte”, “La libertà”, “Napul’ è”, “Aspietteme”, “Rarità” e “So’ tutte mamme”), Giuseppe De Fenza (“Autogrill”, “Voglia d’amarti” e “Donna”), Vincenzo De Simone (“Abbacinamenti”, “Rive” e “Il labirinto”), Nicola Di Febbraro (“Cric Crack”, “Mattonella”, “Papà” e “Anime vaganti”), Bartolomeo Festa (“7 gennaio 2016”, “Solitudine” e “Terra di mezzo”), Luigi Forino (“Regnerà la paura”, “Benvenuto” e “Madre”), Ciro Formisano (“A mia moglie”, “La tristezza” e “Il mare”), Attanasio Liguori (due poesie senza titolo), Angelo Mariani (“HV30” e “Sola andata”), Sebastiano Pelle (“Carcere”, “A mio padre” e “Respiro”), Nicola Pisano (“Vita”, “Stai attento” e “Vorrei”), Giovanni Pistillo (“L’ansietà”, “Perché” e “Confine”), Pasquale Ruffo (“Che cos’è la libertà”), Gennaro Russo (“‘A mamma”, “All’improvviso” e “La madre”), Gennaro Russo (1984), Giuseppe Tartaglia Carandente (“‘O politico”, “Orizzonti”, “Oriente” e “Tecno”) e Pietro Vollaro (“Occhi”, “Terrore” e “La solitudine”).