E’ ormai divenuto un appuntamento immancabile quello che Franco Manna, presidente e fondatore di Sebeto SpA, che raggruppa i marchi Rossopomodoro, Anema e cozze, Ham Holy Burger, Rossosapore e Coq, come ormai consuetudine annuale, organizza nella sua abitazione per festa di auguri Natalizi e di Buon Anno. Una festa che raccoglie le simpatie e presenze di tutti gli amici invitati che la Development Manager – giornalista Clelia Martino, non manca di rendere ancor più partecipi attraverso le sue sempre nuove iniziative che stupiscono lo stesso Manna. Un cappellino da babbo natale offerto ad ogni partecipante, la banda musicale “NEW Band Amici della Musica” che improvvisamente è apparsa con un concerto improntato a musiche natalizie, il cadeau di un CD ed un grembiule da cucina con su la scritta “Vittoria” inneggiante all’Arte dei Pizzaiuoli riconosciutaci dall’Unesco, sono gli elementi che hanno caratterizzato la festa del 20017/20018, con l’accoglienza del 96enne Antonio papà di Manna e la consorte di Franco, Stefania Manna Saranito Pirello, unitamente ai figli Jacopo, Niccolo’ e Giordana (Gio’gio’). Nel suo intervento di saluto ai tanti ospiti accorsi, Franco Manna ha dapprima fatto un excursus storico della sua imprenditorialità dagli anni giovanili, alla creazione del primo locale al vomero “Pizza e Contorni” fino a giungere al gruppo da lui guidato insieme agli altri due soci fondatori, Roberto Imperatrice e Giuseppe Montella, presenti alla mattinata con le rispettive mogli Monica Gargiulo e Rossella Golia con i figli di quest’ultima Fabiana e Marco. Manna, sui è complimentato con tutti i suoi dipendenti per i successi conseguiti fino a questo momento facendo notare il suo ultimo impegno per la raccolta firme al fine del riconoscimento Unesco dell’Arte del pizzaiuolo napoletano ed anche l’impegno di co-fondatore e realizzatore del villaggio “l’old rugby Napoli” ottenendo la concessione 15mila metri quadrati con tanto verde e diversi edifici negli spazi dell’ex Nato a Bagnoli. Particolare attenzione e tempi Manna ha voluto dedicare a questo grande merito che i pizzaiuoli napoletani hanno ottenuto nel mondo.
Occorre comunque osservare e tener presente anche altri obiettivi, perché non si vanifichi quello che sono successi della pizza e dei pizzaiuoli napoletani. Infatti, occorre ricordare che la vittoria della rivalutazione della storia della pizza napoletana è iniziata con il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno che si adoperò per l’approvazione del decreto per il disciplinare in Italia atto alla produzione di pizze che potessero vantare il marchio di “Napoletana STG” preliminare avvenuto in Italia con pubblicazione sulla G.U. della R.I. N°120 del 23 maggio 2004.
Di li poi, tutto l’iter che ha permesso di presentare richiesta di riconoscimento europeo dell’STG alla UE, che ha trovato conclusione positiva il 5 febbraio 2010, con il riconoscimento ufficiale di Specialità Tradizionale Garantita della Unione Europea.
Si è passati poi ad altro passo per la pizza che però, già con il disciplinare di produzione del marchio Stg della pizza napoletana, aveva proprio come novità assoluta, la tutela della ricetta e le metodiche di preparazione, di riflesso la figura dei pizzaiolo, così come fu approvato nel 2005, con pubblicazione della fase transitoria in gazzetta ufficiale, della prima stesura fortemente voluto dall’allora ministro Alemanno.
Il percorso, vide infatti il 14 febbraio 2008, la pubblicazione della norma sulla G.U.CE e, non essendoci state opposizioni nei successivi sei mesi, dal 5 febbraio 2010 la pizza napoletana venne ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea.
E’ seguito poi un altro diverso iter riguardante la raccolta di firme per il riconoscimento dell’Arte del pizzaiuolo napoletano da parte dell’Unesco, ed a tal fine si sono adoperati tutti i pizzaioli in primis citiamo Umberto Fornito, che ricordiamo subito dopo la pubblicazione del decreto legge di Alemanno, partecipando al campionato del mondo della pizza a Salsomaggiore Terme, che per la prima volta includeva questa categoria, riuscì a laurearsi primo campione al mondo di questa specialità l’STG.
Poi certamente le tante altre firme raccolte dai tanti missionari della pizza napoletana nel mondo come Antonio Starita, Gaetano Fazio, Gino Sorbillo e tanti altri insieme a Franco Manna, presidente del gruppo Sebeto che raggruppa i tanti locali dal marchio Rossopomodoro nel mondo a gestione diretta e non, i quali con la gran raccolta di firme e l’impegno dell’attuale ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, per l’ottenimento del riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiolo, hanno contribuito a portare avanti l’opera di Alfonso Pecoraro Scanio Presidente della Fondazione Univerde, che si è battuto in tal senso, insieme a Sergio Miccù presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani.
Dal 7 dicembre 2017 l’Arte dei Pizzaiuoli napoletani, di cui la pizza napoletana è prodotto tangibile, è stata dichiarata dall’Unesco come Patrimonio immateriale dell’umanità. Ora però non è possibile che in una Nazione dove esistono pizzaioli che vantano l’STG per la pizza alla quale si lega la loro Arte per produrla, così come è stata riconosciuta nel mondo, non esista negli istituti alberghieri di Stato una materia di insegnamento che riguardi prodotto ed artefice del prodotto pizza, con il conseguente riconoscimento di questo soggetto che ha nelle mani l’Arte del produrre una vera pizza in un apposito albo professionale, ed ecco la necessità dell’immediata approvazione del decreto legge: ddl 2280, a firma del Senatore Bartolomeo Amidei, giacente da mesi in quinta commissione che chiede il riconoscimento della qualifica professionale dei pizzaioli. Questa figura che tanto ha contribuito e contribuisce a questa immagine nel mondo, riguardante 150mila operatori del settore che contribuisco per il 50% sul fatturato della ristorazione, se non approvata rapidamente, come ricordato da Amidei nel suo recente intervento in Senato, rischia di essere superata dal riconoscimento, di questo titolo, da parte di altri paesi comunitari e non, come Spagna, Germania e Cina che già mirano a soppiantare i nostri meriti riconosciutici dal mondo intero. STG, Arte del pizzaiuolo e di conseguenza professionalità legalmente riconosciuta di questo stesso attore, sarebbe e deve essere certamente, un impegno nazionale per rendere ancor più il pizzaiolo, l’Arte di questo, che viceversa sarebbe solo un artigiano del mestiere, un professionista riconosciuto nel mondo con la Vera Pizza Italiana, che trova origini a Napoli.
Fra i tanti ospiti citiamo: l’assessore del Comune di Napoli Alessandra Clemente, Pecoraro Scanio, Antimo Caputo, la cantante – attrice Anna Capasso, i giornalisti Diego Paura (Roma), Lucio Pomicino, Vincenzo Pagano (Scatti di Gusto), Cecilia D’Ambrosio (Ischia City), Dora Chiariello, Barbara Cufaro, Francesca Marino, Nadia Pedicino, e poi ancora Gennaro D’Aria ‘O Masto d’’a Pizza, Rosario Galeota (della Piemme- Il Mattino), il presentatore showman Enzo Calabrese, Paolo Pecora, Gabriele Gargano, Angelo Pisani (l’avvocato di Maradona), i maestri pizzaiuoli Gino Sorbillo, ed anche Diego e Adriana Viola anche Discepoli di Auguste Escoffier come la due volte campionessa mondiale di pizza Teresa Iorio e certamente non poteva mancare l’atro campione mondiale Davide Civitiello, lo chef Enzo De Angelis, Assunta Pacifico (A figlia do’ Marinar), il gruppo Marketing di Sebeto: Simone Natali, Giorgia Mele, Giuliana Castaldo, Valentina de Mari, Salvatore Scontrino e Giada Copersito, Massimo Passarelli e molti dei direttori degli oltre 150 ristoranti in Italia e all’estero.
Il brindisi ai successi sin qui ottenuti ed al nuovo anno è stato aperto, come da più di 10 anni scaramanticamente, sempre con gli stessi calici e sempre dalle stesse persone: papà Antonio Manna, il figlio Franco con la consorte, Montella, Imperatrice, Martino ed il grande Super Chef di Rossopomodoro Antonio Sorrentino. Insieme a loro tutti i circa 250 invitati hanno portato in alto i flûte inneggiando alla bella idea che, sempre, ha il famoso imprenditore Manna che ha portato in alto il nome di Napoli, dando prestigio all’Italia nel mondo.