“Gli agricoltori sono sempre più protagonisti degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Unione Europea. Lo sono perché si investe sul loro ruolo di sentinelle ambientali, sul rapporto tra produzione e ambiente armonizzando le regole del greening”. Così Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale, commenta il pacchetto Omnibus per la revisione della Pac di metà percorso, che entrerà in vigore allo scoccare del nuovo anno 2018.
L’omnibus – spiega la Coldiretti – prevede importanti novità per la gestione del rischio. Partendo dalla proposta della Commissione di abbassare la soglia di indennizzo contemplata per il nuovo meccanismo di stabilizzazione dei redditi settoriale, la si estende anche alle assicurazioni, portando così al 20% la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione, innalzando dal 65 al 70% l’intensità del contributo pubblico, introducendo la possibilità di utilizzare indici economici per la misurazione delle perdite. Le novità riguardano anche le regole del mercato introducendo nuovi elementi per rafforzare riequilibrare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera e per aumentare la tempestività degli interventi pubblici in caso di crisi di mercato. Per le regole del greening si introducono elementi di semplificazione rivedendo l’applicazione della diversificazione e delle Aree di interesse ecologico adattandole maggiormente alle esigenze delle aziende agricole senza comprometterne la funzione ambientale. In particolare si introducono novità per le colture a riso e viene valorizzato il ruolo ambientale delle colture azotofissatrici che apportano benefici ambientali.
Queste ultime consentono di coniugare effetti positivi sul ciclo naturale dei terreni e di far crescere la produzione di proteine vegetali. Le colture destinate alle proteine vegetali sono: piante proteiche (pisello proteico, fave e favette, lupino dolce), proteoleaginose (girasole, soia, colza) e foraggere leguminose (erba medica, trifoglio, ecc.). Esse aiutano gli agricoltori a migliorare l’ordinamento produttivo, favorendo la rotazione tra colture, specialmente nella cerealicoltura. I benefici ambientali della coltivazione sono legati all’incremento della fertilità del terreno, alla riduzione di fertilizzanti di sintesi e del rischio di abbandono.
“Un’impostazione che rafforza la resilienza delle imprese agricole rispetto ai rischi e al climate change – conclude Masiello – ma occorre spingere ancora verso scelte di politica agricola che favoriscano la tracciabilità e l’identità delle produzioni dei territori. Contro la concorrenza sleale la strada da percorrere è ancora lunga. Solo un consumo consapevole ed informato potrà dare forza al rinnovato ruolo dell’agricoltura”.