Produzione agroalimentare, Ambiente e Salute: la Campania è oggi la regione più monitorata d’Italia

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (ISZM) ha analizzato 10 mila aziende del settore agroalimentare campano e su circa 30 mila campionamenti sono emersi solo 6 casi di positività. Il 99,98% ha quindi superato i test dell’Istituto.
 
Si è partiti da questo dato, presentato oggi a Portici nell’ambito dell’iniziativa Le nuove frontiere della Ricerca su Ambiente, Cibo e Salute – promossa dall’IZSM e dalla Regione Campania – per illustrare gli sviluppi di un piano scientifico integrato che per capillarità, durata ed estensione non ha uguali in Europa.
 
All’evento sono intervenuti il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, il direttore dell’IZSM Antonio Limone e il Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Matteo Lorito.
 
I progetti dell’Istituto, nati per dare una risposta scientifica all’allarme mediatico sulla “terra dei fuochi” e alle preoccupazioni e speculazioni che ne sono seguite, si sono mossi in 3 direzioni: Aziende agroalimentari, Ambiente e Salute.
 

  • Aziende agroalimentari

 
Su circa 30 mila campionamenti, effettuati presso 10 mila aziende dell’agroalimentare sull’intero territorio regionale per la ricerca di contaminanti chimici e microbiologici potenzialmente dannosi per la salute del consumatore, sono emersi solo 6 casi di positività. Ciò significa che nel 99.98% dei casi i campionamenti hanno superato i test.
 
Questo lavoro ha permesso di dare vita a QRCODE Campania, un sistema di certificazione delle produzioni agroalimentari locali grazie al quale il consumatore può facilmente verificare sicurezza e tracciabilità dei prodotti messi in commercio.
 

  • Ambiente

 
Attraverso il progetto Campania Trasparente e il lavoro svolto da una Task Force interministeriale è stato condotto un piano di monitoraggio integrato con valutazione analitica sulle principali matrici ambientali: suolo, acqua, aria. L’attività, effettuata sull’intero del territorio regionale, pari a 13.000 km2 centri urbani inclusi, ha dato vita alla più completa analisi mai realizzata in una regione italiana.
 
Le criticità individuate grazie alla sinergia con il gruppo interministeriale terra dei fuochi riguardano solo 33 ettari che sono stati immediatamente interdetti alla produzione agricola. In collaborazione con le autorità competenti sono in corso ulteriori approfondimenti sulle aree critiche individuate.
 

  • Salute

 
Il progetto SPES (Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile) ha coinvolto 4.200 campani tra 20 e 50 anni residenti in aree a differente pressione ambientale con l’obiettivo di valutarne, attraverso analisi del sangue, la potenziale esposizione ad agenti contaminanti.
 
I primi risultati sui metalli pesanti indicano che la presenza di questi inquinanti, individuata nei residenti che hanno partecipato allo studio, è inferiore alla media nazionale. È al momento in corso l’analisi dei campioni raccolti per l’eventuale rilevazione di contaminanti organici (diossine e idrocarburi).
 
Le indagini coordinate dall’IZSM, e tutt’ora in corso, costituiscono una “operazione trasparenza” basata su rigorosi criteri scientifici, con l’obiettivo di fornire risposte ai cittadini, alle istituzioni, agli operatori della filiera agroalimentare ed al mercato.
 
Le indagini, durate oltre 3 anni, sono state realizzate con un modello di cooperazione multidisciplinare innovativo e virtuoso che ha visto la partecipazione di decine di istituzioni di ricerca, scientifiche ed accademiche tra cui l’Enea, il CNR, l’Istituto Superiore di Sanità e le principali Università Campane.
 
Oltre alla grande e legittima preoccupazione della popolazione, la campagna mediatica sulla “terra dei fuochi” ha determinato imponenti danni alla filiera agroalimentare di tutto il territorio ragionale. Danni dovuti a speculazioni sui prezzi e non sui volumi (i prodotti venivano comunque acquistati ma a prezzi molto inferiori) e stimati in 300 Ml. di euro nel 2014 e 200 Ml. di euro nel 2015.
 
Grazie alle evidenze scientifiche delle analisi finora condotte – dagli Enti pubblici e dagli stessi laboratori della grande distribuzione – e all’impegno del tessuto produttivo regionale oggi si registra un’importante inversione di tendenza.
 
I più recenti dati sulle esportazioni della Campania resi noti dalla Banca di Italia il mese scorso, indicano che nel primo semestre del 2017 si è registrato un incremento delle esportazioni del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2016 raggiungendo quota 271 milioni di euro. Rispetto al 2015 l’incremento è stato del 19%.
 
In particolare, la filiera del pomodoro campano ha fatto registrare un +13% e i prodotti ortivi +18%. Oggi nei 2.500 ettari della Piana del Sele viene prodotto circa il 50% dell’insalata in busta dell’intero mercato europeo.
 
La pasta campana ha registrato un aumento delle esportazioni pari al 12% e un indotto totale di oltre 400 Ml. di euro e per la mozzarella di bufala campana DOP l’esportazione è cresciuta negli ultimi 3 anni del 32%, ciò anche grazie al sistema di tracciabilità di filiera messo a punto dall’IZSM e condiviso con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.