Trent’anni fa c’era una terra che oggi non esiste più. In mezzo c’è una data – il 23 novembre del 1980 – e un terremoto lungo 100 secondi, che trentasette anni fa ha colpito la Campania. “Il Fulmine nella terra. Irpinia 1980” è un monologo di teatro civile basato su articoli di giornale, testimonianze e documenti originali, che ricostruisce i primi giorni del sisma raccontando, con ironia e crudezza, le storie delle vittime e dei soccorritori, i ritardi, l’impreparazione e gli errori. Lo spettacolo, scritto da Mirko di Martino (direttore del Teatro dell’Osso di Napoli) e patrocinato dal Giffoni Experience, andrà in onda sabato 25 novembre alle 22.15, su Rai 5.
Nata come opera teatrale nel 2010, dopo aver girato numerosi palcoscenici italiani aggiudicandosi diversi riconoscimenti (tra questi la nomination come Migliore Attore al suo protagonista, Orazio Cerino, al Roma Fringe Festival 2014) la rappresentazione è pronta ad essere trasposta sul piccolo schermo. Il sipario ha lasciato il posto alla macchina da presa del team del Gex che, con la regia televisiva di Luca Apolito, le riprese di Fiorenzo Brancaccio, Francesco Paglioli e Gianvincenzo Nastasi hanno dato una seconda vita all’opera. Le musiche sono firmate da Nicola Dragotto, Bruno Tomasello e Polo Sud Edizioni Musicali, mentre il produttore associato è Roberto Sapienza.
Lo spettacolo è anche il racconto di un’epoca che sembra molto più lontana di quanto non sia in realtà, un’ironica e a tratti dolorosa narrazione dell’Italia del 1980, riproposta attraverso le canzoni, i film e la tv di quegli anni, rendendo ancora più amaro il contrasto tra la spensieratezza di quel tempo e la tragicità dell’evento.
“Siamo felici di questo risultato – spiega l’attore Orazio Cerino – quello che mettiamo in scena è un teatro per rievocare, condividere e ricostruire. Anche se sono passati più di 30 anni un sisma ha sempre le stesse dinamiche: i tempi di ricostruzione sono lunghissimi, le vittime non sono soltanto chi finisce sotto le macerie ma anche chi perde la casa. L’esigenza era quella di mostrare uno spaccato degli anni ’80 che fosse applicabile anche ai terremoti di oggi, in questo la narrazione risulta molto attuale. Grazie alla lungimiranza del Giffoni Experience e alla collaborazione con la Rai – conclude – l’opera, finalmente, entrerà a casa di tutti”.
Un solo attore e la memoria di un dramma collettivo, perché la terra possa smettere di tremare trentasette anni dopo. Dal 2018 lo spettacolo riprenderà a solcare tutti i palcoscenici d’Italia per posare un ponte sul fiume della memoria, provando a riallacciare i legami tra due epoche, due generazioni, due mondi che dividono la stessa terra.
“Il 23 novembre 1980 il terremoto più distruttivo della nostra storia recente ha piegato molte famiglie – ricorda il direttore del Giffoni Experience, Claudio Gubitosi – quel giorno il cinema Moderno, gestito dal Festival, divenne centro operativo e di primo soccorso. Abbiamo voluto fortemente dare il nostro sostegno al progetto, ideato nel 2010 dal Tetro dell’Osso e poi trasposto televisivamente dal nostro team, perché crediamo che quest’opera sia in grado di mettere allo specchio l’Italia, dando una visione chiara delle cicatrici e delle piaghe ancora da sanare che rimangono da quel giorno”.