Viaggio nella seconda giornata dell’IFF 2015: il programma del 25 giugno 2017

Dammi tre parole: “Sole cuore amore”. Non siamo impazziti, ma la colonna sonora di questo secondo giorno di festival potrebbe proprio essere questa. Alle 21.50 la nuova sezione “Best of” ospiterà Isabella Ragonese e Daniele Vicari che presenteranno nella Cattedrale dell’Assunta un’opera potentissima e dolorosa, la storia vera di una donna che voleva solo essere felice ma viveva in un mondo ingiusto e bastardo. Il nostro. L’attrice, per l’interpretazione di Ely, ha vinto il Globo d’Oro: il regista di Velocità massima e Diaz ha saputo donarle un ruolo straordinario, che alle donne del nostro cinema raramente capita. Un’opera necessaria, “Sole cuore amore”, che ci obbliga a guardarci dentro, uno dei più bei film italiani degli ultimi anni.
Ruolo eccezionale è anche quello che Francesco Bruni, al suo terzo film da regista, ha consegnato al maestro Giuliano Montaldo, non solo grande regista (pensate ai bellissimi Giordano Bruno e Sacco e Vanzetti) ma raffinatissimo attore, qui per la prima volta da coprotagonista. Il cineasta toscano in “Tutto quello che vuoi” (alle 20.45 in Piazza d’Armi, sezione “Best of”) ci racconta l’amicizia tra un ragazzo giovanissimo di periferia e un poeta 85enne. Un viaggio, il loro, nella memoria e nel presente, dolce e divertente, anche grazie a un cast molto speciale. Impossibile non ridere e commuoversi.
Tornando alla Cattedrale dell’Assunta, alle 20.45 potremo incontrare Carlo Bonini e Giuliano Foschini, giornalisti di Repubblica e da pochi giorni freschi diplomati al Centro Sperimentale ad honorem. Giusto riconoscimento per un lavoro come “Nove giorni al Cairo” (concorso documentari), documentario di pregevole fattura per qualità visiva e narrativa su una delle ferite aperte della storia italiana recente: l’omicidio di Giulio Regeni, ricercatore finito nelle maglie del lato oscuro del governo egiziano, torturato per giorni e infine ucciso, prima fisicamente, poi con bugie e depistaggi a insultarne la memoria e a nascondere la verità sulla sua tragica fine. Da vedere: per non dimenticare e perché è uno dei migliori documentari dell’anno.
Non possiamo però dimenticare anche le alte tre location e ben 11 opere di grande valore in programmazione nel resto della serata e delle location.
In Piazza d’Armi dopo “Tutto quello che vuoi” avremo il corto “Dime Short”, ritratto di un’America che non t’aspetti, e poi “Perché sono un genio”, racconto della vita e del talento pazzeschi di Lorenza Mazzetti, a Ischia accompagnato da uno dei registi: è il racconto emozionante di una pioniera del free cinema, di una scrittrice, pittrice, entusiasta come una bambina e piena di talento e storie, come quella che l’ha vista crescere per un pezzo di vita con la famiglia Einstein.
Alla Casa del Sole il clou della programmazione è, in prima serata, un documentario che mette in dubbio una delle più solide certezze del mondo occidentale: il fatto che il Bardo per eccellenza sia inglese. Alicia Maksimova con un’indagine rigorosa, filologica e anche deliziosamente picaresca ci porta a dubitarne. Potrebbe essere siciliano? Lo scoprirete solo vedendo il film “Was Shakespeare English?”. Il film della
 
regista inglese e russa di origine si incastona in una programmazione di corti che tolgono il fiato: se “La forza del silenzio” e “Uomo in mare” raccontano vite imprigionate (dall’autismo, il primo, dall’essere un testimone scomodo il secondo) e coraggiose, “Mirabiles” e “Natività”, due perle della nuova sezione “Scenari campani”, viaggiano tra le risorse splendide e non di rado nascoste dell’arte di una regione incredibile come la Campania.
Nella nuova location del Carcere Borbonico trova spazio, invece, un trittico d’eccezione: il corto di Luca Lepone “Amira” è arte visiva pura che riempie, grazie alla donna protagonista, la sua location (una grande città), di grazia e poesia. L’hanno anche le due sorelle iraniane protagoniste di “Red Season”, che fuggono a Teheran per diventare attrici. Nella nuova e splendida location del festival si chiude con il film indiano “Urvi”: 150 minuti, ma non spaventatevi. Lo stile è quello di Bollywood, un tuffo nell’India cinematografica tra donne bellissime e cattivi abominevoli. Un lavoro affascinante che dietro uno stile pop nasconde un racconto tragico di ferocia e maschilismo attraverso la visuale delle vittime di un uomo senza pietà. Una delle sorprese del concorso lungometraggi di quest’anno.
È la tv la protagonista della Terrazza degli ulivi, la location più vicina al cielo del Castello Aragonese che ospita “Under the Sky” (e non solo). La quarta, quinta e sesta puntata di “1993” ci fanno piombare in un momento decisivo della storia italiana recente: fu forse l’anno che cambiò il nostro paese e noi lo riviviamo attraverso un vero e proprio film in 8 episodi che hanno il loro fascino e la loro fruibilità anche in una visione non consequenziale. Cast stellare, sceneggiatura eccellente. L’House of cards italiano.
Per ridere e commuoversi: Tutto quello che vuoi
Per non dimenticare: Nove giorni al Cairo
Per non voltarsi dall’altra parte: Sole cuore amore
Per credere nell’incredibile: Was Shakespeare English? e Perché sono un genio
Per una favola nera e lontana: Urvi
Per ricordare: 1993