Avellino, il mdao ricorda chini, l’artista del liberty e del buon gusto

Avellino – A sessant’anni dalla scomparsa, un seminario di studi ha ricordato la figura di Galileo Chini, pittore, decoratore e restauratore, tra i principali esponenti dello stile Liberty in Italia. Nell’aula presbiterale del Palazzo vescovile, hanno commemorato il maestro fiorentino alcuni giornalisti e cultori d’arte invitati dall’associazione ” Amici del Mdao” che propone ogni mese un incontro dedicato ai piu’ importanti protagonisti dell’arte, soprattutto del XIX e del XX secolo. Ha moderato l’incontro il giornalista Francesco Iannaccone.
Il primo saluto è di Don Gerardo Capaldo, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali della della Diocesi di Avellino che ha accennato alla funzione dell’arte di elevare le coscenze : ” L’arte, nel corso della storia ha sempre favorito un buon rapporto col divino e in certi casi ha condotto anche alla conversione. In particolare l’arte sacra, aiuta a credere e a salvarci dal peccato e dalla perdizione”.
Al tavolo dei lavori anche due amici dell’associazione, il Dott. Eleuterio Tomaselli (sociologo presso l’Università degli Studi di Salerno, e il Dott. Giuseppe D’Amore (medico neurologo e cultore d’arte).
“Il Liberty è un movimento di giovani, di rinnovazione, – ha affermato D’Amore – che si oppone all’accademismo e agli stili del passato e che lancia un nuovo modo di intendere l’arte. Si colloca in molti aspetti della nostra vita e principalmente nell’arredo domestico e urbano. Propone un modo nuovo di vedere la città, i gioielli e gli utensili di uso comune. Un elemento fondamentale di questo stile è la linea curva, che deriva dalla natura, e che diede vita a forme allungate e floreali ancora oggi assai apprezzate”.
Approfondisce la figura di Chini, il giornalista e cultore d’arte, Dott. Generoso Vella, che ha illustrato le tappe fondamentali della carriera dell’artista e alcuni particolari sullo stile Liberty e sul periodo storico in cui si è sviluppato:
“Liberty è il nome italiano di un movimento che interessa molti settori e si sviluppa in tutta Europa tra la fine dell’800 e la prima guerra mondiale, in un periodo chiamato Belle époque. Fondamentale per la diffusione di quest’arte è l’Esposizione Universale del 1900 di Parigi ma anche la pubblicazione di nuove riviste e a fondazione di scuole e laboratori artigianali. La massima affermazione dello stile si registra pero’ nel 1902, nel corso Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino che ospita in quell’anno i progetti di designer provenienti dai maggiori paesi europei tra cui gli oggetti d’arte dei famosi magazzini londinesi di Arthur Lasenby Liberty da cui trae ispirazione il termine “Liberty” con il quale si identifica un’arte nuova, rinnovatrice   interpretata alla lettera da Chini con libertà di espressione , grande maestria ed originalità. Chini ha insegnato in diverse città italiane e come artista s’interessa di pittura su tele, ceramiche, cartelloni e scenografie teatrali ma anche di grafica, restauro e costume”.
Chini e’ tra gli artisti che maggiormente hanno contribuito allo sviluppo della produzione della ceramica in Italia nel XX secolo: “L’artista – continua Vella – fonda due manifatture importanti e partecipa a diverse fiere universali a Londra, Parigi , Torino e alla Biennale di Venezia per la quale realizza un affresco per l’ingresso principale, nel 1909, e l’allestimento del salone centrale, nel 1913” .
Importantissimo anche il suo contributo per il rilancio di alcuni centri termali italiani: “Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 si registra in Italia e in tutta Europa, l’interesse per le aree termali e la ricerca di nuove tracce di benessere per la popolazione. All’interno di questo clima di novità, Chini raggiunge la piena maturità artistica e prosegue la sua attività con gli affreschi nel Palazzo Comunale e al Grand Hôtel des Thèrmes di Montecatini   e in diverse sale congressi, alberghi e ville di Salsomaggiore Terme. Espone le sue opere in Italia e all’estero (Bologna, Parigi, Roma, Düsseldorf, Bogotà ) ed è incaricato nel 1942 della decorazione del grande salone della Camera del Lavoro di Bologna. Negli anni di ‘’ ritorno all’ordine’’ si dedica a una pittura realista, dipingendo nature morte, vedute e alcuni nudi. Dagli anni quaranta, i paesaggi e le figure, si alternano a modi sempre più esplicitamente fauves e espressionisti, sul tema dominante della morte. Nell’ultimo periodo della sua vita è costretto a ridurre la propria attività per una grave cecità e si spegne a Firenze, molto anziano, il 23 agosto 1956” ha concluso Vella.
Approfondisce l’attivita’ artistica e progettuale di Chini, il prof. Stefano Orga:
” Chini è tra i maggiori esponenti in Italia e in Europa dell’Art Nouveau, il rivoluzionario movimento artistico che si sviluppò, con declinazioni diverse, in Europa e negli Stati Uniti alla fine dell’800 . Il termine fu coniato da Edmond Picard nel 1894 nella rivista belga L’Art moderne per la produzione artistica di Henry van de Velde. Il movimento nasce come alternativa alla meccanizzazione e alla produzione in serie di oggetti e per superare l’eclettismo storico e la gerarchia delle arti. Le caratteristiche fondamentali dello stile sono la progettazione unitaria che eleva l’attivita’ dell’artista e un linearismo ispirato da ornamenti floreali e vegetali che si ritrovano in diversi palazzi pubblici e privati con soluzioni diverse. Il nuovo linguaggio comunica un nuovo gusto che ingloba tutte le arti e le combina con elementi di fantasia. Le opere d’arte liberty si distinguono per i loro effetti decorativi molto suggestivi e di grande eleganza ottenuti con linee dolci e simmetriche che s’incontrano e s’intrecciano sinuosamente”.
Il prof. Orga approfondisce poi il metodo progettuale di Chini e il metodo di lavoro che precede la creazione di un’opera d’arte:
“L’attività progettuale di Chini nasce dalla ragione, dall’intelligenza e dall’amore per la sua attivita’ artistica. Chini si dedica alla progettazione mediante alcuni schizzi preparatori come gia’ accadeva nel Rinascimento per le arti sacre e figurative. Gli schizzi, oggi conservati dagli eredi in diverse cartelle, comprendevano anche annotazioni tecniche sull’oggetto. Quest’atteggiamento rivela la caparbietà e la concentrazione con cui sceglie di lavorare per raggiungere un risultato accettabile.
Durante la progettazione, nulla è lasciato al caso.. Il metodo di Chini si suddivide in tre fasi diverse: si comincia a mano libera, spesso da un reticolo di base; si definiscono poi le linee che costituiscono l’oggetto; e, infine, si riproduce il tutto in scala e a colori. Questo criterio è stato utilizzato anche per la creazione di oggetti comuni, come le posate, che realizzava in legno e in terracotta” ha precisato il critico.
Il prossimo incontrò dell’associazione si terrà sabato 17 dicembre 2016 alle ore 17,00 presso il Duomo di Avellino ove si terrà la prima Passeggiata alla scoperta dei capolavori di pittura nella Cattedrale.