DATI SVIMEZ. E se non fosse tutto così nero?

Riceviamo e pubblichiamo – “Se il governo dice che è preoccupato per il Sud allora il Sud dovrebbe cominciare a preoccuparsi perché la storia ci dimostra che ogni qual volta i governi si sono occupati del Sud hanno accentuato i problemi invece di risolverli, portando devastazione, inquinamento e criminalità. Questo accade per un semplice motivo, non si può costringere il Sud ad essere quello che non è.
Chi stabilisce quali sono i parametri a cui far riferimento per considerare povero un territorio? Cosa significa desertificazione industriale? Se significa, per esempio, che impianti come l’Ilva di Taranto o la Pertusola di Crotone o l’Italsider di Bagnoli (per citare i più famosi) non troveranno più spazio nei territori del Sud, ben venga la desertificazione industriale. Cosa significa crescere? Se significa consumare all’infinito per produrre le tonnellate di rifiuti che stanno sommergendo e inquinando i nostri territori, meglio fermarla questa crescita. Quindi, forse, prima occorre intendersi sul significato dei termini che si utilizzano.
Basta con questa comunicazione volta a far credere ai meridionali di essere sempre sbagliati perché non assomiglianti sufficientemente al modello che fino ad oggi è stato imposto e che è fallito miseramente. In realtà l’unico modo per aiutare il Sud è proprio quello di abbandonarlo a se stesso, lasciandolo libero di autodeterminarsi perché ha tutte le risorse e le potenzialità per farlo. Il Sud può e deve diventare laboratorio e opportunità per il resto del paese. Potrebbe farcela se solo cominciasse ad essere più maturo e consapevole, mettendo da parte il complesso di inferiorità, il vittimismo e la diffidenza che ne hanno caratterizzato fino ad oggi l’agire. Ma, soprattutto, rispedendo al mittente le etichette che puntualmente gli vengono appiccicate.”
C’è chi non vede solo catastrofi e deserti nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno presentato ieri.
A vestire i panni dell’ottimismo è Massimiliano Capalbo, imprenditore “eretico” (come lui stesso ama definirsi) che su quella Calabria interna, povera e bistrattata, ha deciso di scommettere creando un parco divertimenti eco-esperienziale (Orme nel parco) nel cuore della Sila, a Zagarise, che, nel rispetto delle specificità del luogo, è diventato ormai un modello che fa scuola.
Massimiliano Capalbo ha appena pubblicato per Rubbettino un libro rivoluzionario e ad alto contenuto di “eresia”, anch’esso. Si intitola “La terra dei recinti. Perché il Sud Italia non riesce a trasformare in valore le risorse che possiede e come può farlo”.
Basta dare una scorsa all’indice per capire quanto la lettura di questo libro potrebbe fare bene a molta economia meridionale. Alcuni capitoli hanno come titolo le risposte all’interrogativo della copertina:
Perché siamo stati allevati come gli orsi allo zoo
Perché agiamo nella diffidenza reciproca e siamo incapaci di generare valore
perché non riconosciamo passioni e talenti e non assecondiamo la vocazione del territorio
Il libro è ricco di analisi e proposte concrete, nate da anni di studi ma soprattutto di azione concreta sul campo.
Chissà che il futuro non sia davvero meno tetro di come appare?