Riabilitazione, cure palliative e hospice, tre realtà sanitarie che dovranno necessariamente unirsi tra loro per realizzare un Network delle Reti Oncologiche che permetta anche in Regione Campania una condivisione di tutte le informazioni utili a fornire standard di assistenza più elevati a tutti i pazienti oncologici, indipendentemente dalla sede in cui risiedono. Tutto ciò non può far dimenticare come umanizzazione, rapporto medico-paziente, informazione, supporto psicologico siano parole-chiave nella gestione di pazienti con patologie oncologiche. Questo l’obiettivo che si pone l’European Cancer Patient Coalition, l’organismo internazionale che riunisce oltre trecento associazioni europee di volontariato accreditate in ambito oncologico, così come conferma proprio il manager per l’Italia meridionale dell’Ecpc, il dottor Sergio Canzanella, a sua volta anche dirigente dell’Associazione House Hospital onlus, membro della Commissione Cure Palliative della Regione Campania e segretario della Sezione regionale della Campania della Società Italiana Cure Palliative.
“Presto presenteremo una serie di proposte concrete e fattibili – annuncia il dottor Canzanella – al presidente della Giunta regionale della Campania, l’onorevole Stefano Caldoro, da sempre sensibile e fortemente impegnato nei settori della riabilitazione, delle cure palliative e degli Hospice, per uno sforzo comune che ha lo scopo di tramutare la politica del dire in quella del fare. Il nuovo e ambizioso obiettivo sarà quello di creare un Network di tutte le Reti Oncologiche Regionali, compresa la Campania, per fornire standard di assistenza più elevati a tutti i pazienti oncologici. In Italia – spiega il dottor Canzanella – l’87% delle Oncologie Mediche ha attivo un servizio di assistenza domiciliare e il 33% dispensa medicinali per la cura dei tumori a casa. Le O.M. del Nord trattano a casa in media 200 pazienti, 148 al Sud-Isole e 118 al Centro. Dal 2003, le PET per le diagnosi sono triplicate: erano disponibili per il 10% delle strutture, oggi per il 30% dei centri; mentre scintigrafie e RMN sono quasi raddoppiate passando dal 36 al 61% e dal 51 al 90% rispettivamente. Progressi più lenti negli apparecchi per radioterapia: nel 2001 presenti nel 46% delle strutture oncologiche, lo sono nel 60% nel 2009, mentre si registra una discesa media del 20% degli psicologi passati da 1,6 in media per centro oncologico nel 2005 a 1,3 nel 2009. Dal 2001, i servizi riabilitativi, passati dal 5% al 42% odierno, e quelli per i malati terminali hanno compiuto i progressi maggiori: le strutture per terapie anti-dolore sono quadruplicate, arrivando all’80% nel 2009, dal 70% nel 2005 e dal 20% nel 2001. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 250mila nuovi casi di tumori, con una prevalenza di circa 2 milioni di casi. Tale dato acquista ulteriore rilievo se si considera l’invecchiamento della popolazione. Oggi, il 40% degli italiani ricoverati in strutture ospedaliere ha più di 65 anni a fronte di una incidenza nella popolazione globale del 20% di cittadini di età superiore a 65 anni. Se, come è prevedibile, dovesse continuare questo trend, nel 2020 la percentuale di ultra65nni potrebbe superare il 35% dell’intera popolazione con gravissime ripercussioni sul sistema sanitario. Diventa importante affrontare tale emergenza cercando di intervenire rapidamente con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, sopratutto per quanto riguarda pazienti cronici ed anziani. Ovviamente, tale impegno – conclude il dottor Canzanella – verterà sull’attuazione delle linee programmatiche del Piano Oncologico incentrate sulla prevenzione primaria, secondaria e terziaria, e sulla presa in carico del paziente oncologico per tutto l’iter della malattia con l’attivo contributo di tutte le figure professionali coinvolte nel processo, così come nello sviluppo di una rete per le cure palliative e la terapia del dolore”.