Al “Rodaviva” di Cava de’ Tirreni la cultura come strumento d’incontro

CAVA DE’ TIRRENI –  Scaffali di libri, un angolo bar ed un forte interesse per ogni forma d’arte: la cultura come strumento d’incontro. Questo è il principio ispiratore del Bar Libreria “Rodaviva”, sito a Cava de’ Tirreni (Sa) in via Montefusco 1. Un bar-libreria in cui il bar torna ad essere un punto d’incontro, nel quale ritrovarsi da soli o in compagnia per poco tempo o anche per una serata intera, ed in cui la libreria diventa il luogo dove non solo si vendono libri, ma soprattutto si promuove la lettura, si stimola la curiosità, si accende la voglia di conoscere e si accolgono nuove accezioni di cultura.
Affacciatosi da quasi un anno nel panorama cavese grazie all’organizzazione di varie iniziative culturali, il “Rodaviva” si sta affermando come punto di riferimento per la diffusione di una letteratura “altra”. Il criterio della qualità emerge in ogni ambito: dalla selezione dei titoli all’offerta di prodotti artigianali presenti nel menù del bar. Ma per conoscere meglio il locale e la sua filosofia, per approfondire il progetto culturale e per scoprire gli appuntamenti del mese di marzo, ci siamo rivolti direttamente ai titolari: Alessandra e Valeria Ruggiero, Enrico Burlando ed Eleonora Lampis.
 
Come nasce il Bar Libreria “Rodaviva”?
È un’idea coltivata da anni, fino a quando, per necessità e per altre congiunture, ci siamo ritrovati in quattro a parlarne concretamente ed a progettare di accorpare in un unico sogno tre passioni: buoni libri, buona musica, buon bere.
Come mai avete scelto questo nome?
“Rodaviva” è una parola portoghese che significa “trambusto”, “baraonda”, “fermento”, oltre ad essere una canzone di Chico Buarque, scritta contro la dittatura di Castelo Branco in Brasile per esortare i brasiliani a darsi una mossa ed uscire dallo stallo. Le due cose insieme ben rappresentano le nostre intenzioni: dare una scossa alle nostre vite ed al posto in cui viviamo per creare un fermento, un’agitazione positiva e creativa.

Cos’è essenzialmente il “Rodaviva”?
“Rodaviva” è un bar-libreria. Abbiamo scelto questa formula, invece del più abusato “caffè letterario”, perché più confacente alla filosofia del locale. Il bar come punto di ritrovo, vero e sentito, e la libreria come luogo dove si promuovono la curiosità e l’interesse per la lettura, sorseggiando un tè di qualità, gustando dolci casalinghi, curiosando tra i libri ed ascoltando buona musica.

Cosa trova chi arriva al “Rodaviva”?
Un ambiente accogliente e rilassante. Al piano terra, tra comode sedute, tavolini da bistrot e “strane” macchine volanti alle pareti, si gustano ottimi tè e caffè, dolci casalinghi, liquori e birre artigianali. Disponiamo, inoltre, di una piccola cucina caratterizzata da ingredienti di qualità. Al piano superiore, invece, si trova un ampio assortimento di libri con le novità editoriali e gli immancabili classici, ma c’è spazio anche per chi ha voglia di giocare una partita a scacchi, a risiko o a carte.
In che modo selezionate i libri?
Secondo il nostro gusto, ma anche tenendo conto delle richieste: la nostra intenzione è quella di offrire una varietà di titoli piuttosto ampia.

Come si sono evolute nel tempo le vostre proposte?
Siamo ancora troppo “giovani”. Per il momento ci limitiamo a crescere ed a sperare che ci sia un pubblico che abbia voglia di un ambiente diverso dai soliti. Per quanto riguarda gli eventi musicali, ci rivolgiamo a proposte di qualità, provenienti da giovani musicisti campani. Stiamo inoltre cercando di ampliare gli eventi letterari: presentazione di libri, giochi letterari, un laboratorio di Biblioterapia.

Tra i libri in vendita, quali sono quelli che “tirano” di più?
Non sono quelli da classifica. Paradossalmente da noi le classifiche di vendita non significano molto. Per fare un esempio, il libro più venduto in questi mesi appartiene ad uno scrittore satirico che pubblica con una piccola casa indipendente. Stilare una classifica dei libri che tirano di più significa mettere nelle prime posizioni tutti quei volumi di musica, arte e cinema che abbiamo scelto secondo il nostro gusto personale e che, come si suol dire, sono “andati via come il pane”.

Nell’era della digitalizzazione, c’è ancora un futuro per il libro? E qual è?
Nessuno di noi prova personalmente interesse verso un libro che non sia di carta. Non è una forma di snobismo. Nessuno di noi fa lo snob. È solo che un libro è fatto di pagine di carta. Il resto sono solo sistemi per leggere quello che c’è scritto in un libro di carta. Non ci sembra che la digitalizzazione abbia prodotto un grandissimo interesse se non come novità del momento.
 
In questi primi mesi di attività come ha risposto il pubblico alla vostra offerta?
Tempi di crisi, direbbe qualcuno. A volte scherziamo fra di noi dicendoci che, se potessimo convertire in denaro contante tutti i complimenti che riceviamo, ce l’avremmo già fatta. Invece, viste anche la particolarità della nostra offerta e la generale situazione economica, siamo ancora in completo start-up. Siamo partiti in sordina e stiamo crescendo. Nessuno di noi ha mai avuto un’attività commerciale, quindi il nostro atteggiamento, in molti casi, è puramente naif. La gente lo capisce e capisce anche che la nostra maggiore gratificazione è il passaparola fra i nostri frequentatori.
 
Cosa vuole fare “da grande” il “Rodaviva”?
Per il momento ci accontentiamo di compiere il primo anno di vita a luglio. Abbiamo comunque in cantiere buoni progetti. Una libreria sempre più completa e la possibilità di continuare ad ascoltare buona musica (jazz, blues, funky, rock), rigorosamente in acustico. Promettiamo di non cedere alle tentazioni del karaoke e del megaschermo all’interno del locale.

Alle spalle l’incontro letterario con il giornalista Rai Ettore De Lorenzo, che lo scorso 20 febbraio ha presentato il suo ultimo lavoro editoriale “Quando avevo vent’anni. 1992/2012 – Interviste, riflessioni, ricordi su Falcone e Borsellino”, già da domani, venerdì 7 marzo, e fino alla fine del mese il “Rodaviva” catapulterà tutti i suoi “seguaci” in una serie di appuntamenti culturali, che richiameranno interessanti proposte musicali, e sperimenterà per la prima volta un laboratorio di Biblioterapia.
 
Nello specifico, ad aprire la programmazione mensile sarà venerdì 7 marzo il “Giusi Di Giuseppe Trio Play Songs”, formato da Giusi Di Giuseppe (alto sax), Federico Luongo (guitar) e Gianni Crescenzi (electric bass), che si esibiranno a partire dalle ore 21.30. Mercoledì 12 marzo, alle ore 19.30, per la prima assoluta del laboratorio di Biblioterapia, in scena “La biblioteca delle emozioni – Parole per riprendere a sperare” a cura di Alessandro Luongo. Venerdì 14 marzo, poi, alle ore 21.30, toccherà al Patty Need Trio Acustic con Patrizia Bisogno (voce), Max Barba (basso e contrabbasso) e Dino Senatore (chitarra acustica), che proporranno brani jazz, soul e funky. L’innovativo caffè letterario di Francesco Puccio, dal titolo “Cantautori”, si svolgerà domenica 16 marzo, alle ore 19.00, mentre venerdì 21 marzo, alle ore 21.30, sarà la volta di “Kairos”, nuovo progetto dell’artista Biagio Accardi.