AVELLINO – La vicenda ruota attorno ad Argante uomo ossessionato per la sua salute e completamente dipendente da quei dottori che l’autore dipinge come fanatici ciarlatani ma psicologicamente è l’eterno conflitto tra corpo e mente. La sua stessa mania lo spinge fino alla decisione di maritare a tutti costi la figlia Angelica ad uno di loro.
Ultima commedia di Molière, Il malato immaginario venne rappresentato per la prima volta il 10 febbraio 1673, nella sala del palais Royal, sede stabile della Compagnia del Re.
Jean-Baptiste Poquelin in arte Moliere morì in scena proprio recitando questa commedia quindi una pagina di teatro scritta direttamente sulla scena. Proprio per la sua salute precaria egli cercava di esorcizzare la morte e attacarsi alla vita, creando un personaggio, Argante appunto che finge di avere tutte le malattie del mondo. Si circonda di medici, finti santoni, alchimisti, farmacisti e tutti coloro che possono assecondare la sua “ipocondria”. Argante ha più paura di vivere che di morire.
La messa in scena è sobria ed è delimitata in uno spazio scenico quasi onirico, una nuvola di ovatta come è ovattato la mente di Argante assolutamente sordo al richiamo dello “stare bene in salute”. La tradizione ha voluto, nelle tantissime messe in scena de “Il Malato immaginario”, che Argante fosse già anziano ma se riflettiamo sul fatto che Moliere morì a 51 anni il suo ultimo personaggio forse aveva la stessa età, questo può dare più spazio alle sue “finzioni” sulle malattie.
La trama coinvolgente è caratterizzata da continui colpi di scena e “situation comiche” e si snoda in maniera farsesca mediante divertenti gags, caratterizzazioni grottesche e vari tipi di comicità comuni al teatro comico .
Per un istante, entriamo nella mente di Argante.
E’ meglio temere di essere malati, piuttosto che accettare, una volta per tutte, di esserlo. Strano eroe della salute, Argante difende un asilo innocente, il suo diritto all’infanzia. Non sa rassegnarsi all’idea che la vita sia una realtà mortale; la malata, mortale realtà che crediamo di attraversare da adulti. ’Non ci sono piu bambini…’, è la battuta rivelatrice, perché pronunciata soprappensiero, di quest’uomo che si rifiuta alla morte, che si ribella all’idea che la vita sia malattia. E allora comprendiamo la ragione per la quale Argante, docilmente, si lascia sedurre e abbindolare dai medici. Non è la guarigione che gli interessa. E che i medici, con la loro stessa presenza, gli promettono un mistero. Finché esistono i medici, esiste anche l’illusione che il futuro di un’esistenza malata non sia la morte, ma un’ipotetica vita da sani. Cosi la morte viene ingannata, raggirata, eternamente elusa. E, cosi, ingannando la morte, Argante, al tempo stesso, inganna, gioca e raggira la malattia. (Dalla Introduzione di Cesare Garboli alla traduzione del «MALATO IMMAGINARIO» Einaudi ed. 1974 )