C’è stato un tempo nell’astuta storia del mondo in cui ritrovarsi insieme per costruire pensieri con la cassetta degli attrezzi della filosofia non era considerato un modo elegante di oziare, perché conversare serviva partorire pensieri. Santippe ne sa qualcosa. Era un tempo felice, in cui si osava discutere del Bene senza limitarsi ad elencare cose buone, o del Bello presentando cose belle. Poi l’equilibrio si è rotto, secondo alcuni a causa dell’inserimento delle partite di calcio nei palinsesti televisivi. E così, benché dotati di tutti gli strumenti per comunicare in tempo diretto al mondo anche cosa stiamo mangiando a colazione, ci ritroviamo impoveriti di uno dei sapori più preziosi della comunicazione stessa: il gusto di discutere. Il caffè filosofico del signor Godot, che quest’anno arriva alla sua seconda edizione, è in realtà un gioco, e per questo una cosa serissima. I veri protagonisti del gioco sono in realtà tutti coloro che accetteranno il nostro invito a bere qualcosa assieme, chiamati a intavolare un dialogo senza armatura con i moderatori dei nostri incontri.
Il primo appuntamento, il prossimo 26 ottobre, sarà dedicato al tema del Dio dei filosofi. Guiderà l’incontro Vito Limone, allievo di Massimo Cacciari, studioso della tradizione neoplatonica cristiana e curatore di traduzioni di Origene e Schelling. Con lui si affronteranno questioni come: è possibile pensare senza, anche, pensare a Dio, che è prima del pensare stesso? E’ possibile far filosofia senza riflettere anche su Dio? Può la ragione prescindere dalla fede?
A seguire, il 23 novembre sarà la volta di Mario Coppola, dottore di ricerca in filosofia presso l’Università di Salerno. Con lui si parlerà di coraggio, parola d’ordine impiegata per dare e darsi forza di vivere, morire, agire, pensare, e vincere virilmente l’inerzia, nonostante pericoli e ostacoli. Colpisce notare però che dal Mago di Oz al Cyrano di Rostand, dai Promessi sposi a Amleto, ritorna sempre il dubbio se uno poi il coraggio se lo può dare – o se glielo si può dare. Connesso alle esperienze di paura, viltà, libertà, servilismo, ribellione, inedia, decisione, rischio, ipocrisia, resa, senso, sincerità, viene da chiedersi se sotto la bandiera del coraggio non si contrabbandi l’assoggettamento a valori sociali prefissati, la spinta alla normalizzazione e all’aggregazione, e se quella parola d’ordine indichi davvero una virtù, o davvero un qualcosa di positivo. Nella discussione si metterà in questione il coraggio: se esiste, cosa è, come ne parliamo, come ne abbiamo esperienza.
Il sette dicembre toccherà guidare la discussione sull’amicizia a Leonardo Festa, insegnante di storia e filosofia in un liceo di Avellino, dottore di ricerca in filosofia medievale presso l’università di Salerno e di Erlangen. Con lui si cercherà di ragionare sul perché l’amicizia venga considerata un fattore inalienabile della vita, e sulla possibilità di poterne individuare dei canoni. In sintesi: come scegliamo un amico? E soprattutto, perché lo facciamo?
Chiude la rassegna l’appuntamento del 21 dicembre sulla mente, condotto da Stefania de Vito ricercatrice all’Università Le Mirail di Tolosa e al Centre National de la Recherche Scientifique Con lei si affronteranno alcuni dei miti che circondano il funzionamento del cervello alla luce del funzionamento di alcune funzioni cognitive, in particolare della memoria, senza tralasciare questioni legate al rapporto tra mente e corpo.