“È del tutto inammissibile che il massimale previsto dall’assicurazione del pullman precipitato dal viadotto Acqualonga sull’A16 fosse solamente di 5 milioni di Euro totali”. Queste il commento di Ermes Trovò, amministratore di Studio 3A, società di infortunistica stradale che segue i famigliari di alcune delle vittime della tragedia dello scorso luglio, a seguito della scoperta effettuata nel corso delle ricerche documentali in favore dei propri assistiti. La questione è stata rilevata dall’Avv. Andrea Piccoli, consulente di Studio 3A e legale di parte civile nel procedimento penale che farà luce sulle responsabilità che hanno portato al disastro in cui sono deceduti 39 passeggeri.“Non è concepibile ne tollerabile che la legge italiana consenta alle compagnie assicurative massimali tanto ridicoli per mezzi che possono arrivare a trasportare 90 e più persone – ha continuato Ermes Trovò – il risultato di tanta inadeguatezza è che alle famiglie che hanno perso i loro cari potrebbe non essere che risarcita una somma irrilevante se paragonata alla scomparsa subita. Per questo motivo Studio 3A auspica che le indagini della Procura di Avellino possano quanto prima far luce sulle responsabilità oggettive non solo dell’azienda di trasporti ma anche di Autostrade per l’Italia. La società di trasporti, infatti, avrebbe dovuto tutelare maggiormente i propri clienti con coperture assicurative adeguate, così come la società Autostrade avrebbe dovuto rendere quel tratto autostradale assolutamente sicuro, mentre i tirafondi dei new jersey erano usurati e da sostituire e non hanno assolto al loro compito di trattenere il pesante mezzo”.“Questa notizia sconcerta e lascia amareggiati poiché oltre alla tragedia, pare che le compagnie assicuratrici non si preoccupino di fornire, in caso di sinistri così gravi, un’adeguata copertura economica a chi ha subito un danno tanto grave come la perdita di un famigliare”, ha concluso Trovò.Per Luigi Cipriano, presidente di Aneis (Associazione Nazionale Esperti Infortunistica Stradale): “E’ l’ennesima conferma dell’inadeguatezza del Codice delle Assicurazioni, che va modificato e corretto, anche e soprattutto con riferimento all’art.128 relativo ai massimali di garanzia che, all’occorrenza, risultano inadeguati a garantire alle vittime un equo risarcimento. E’ una vergogna pensare che i famigliari delle vittime vengano risarciti con pochi spiccioli, oltretutto in tempi biblici causa una giustizia lenta ed approssimativa, incapace di individuare con rapidità le responsabilità e di punire i colpevoli commisurando le pene alla gravità dei reati. Anche in questo campo l’Italia si distingue negativamente dal resto d’Europa, calpestando la dignità dell’uomo e quei valori che la Costituzione dovrebbe tutelare.”